EDISON GIOCATTOLI, PREOCCUPAZIONE E PROSPETTIVE
L'assessore Di Fede ricostruisce la situazione in Consiglio provinciale. Rifondazione: "Il piano industriale non esiste"
Edison Giocattoli di Barberino di Mugello. Ricostruite situazione e prospettive in Consiglio provinciale dall'assessore ai Rapporti con il Consiglio Giovanni Di Fede, in risposta a una domanda d'attualità presentata da Andrea Calò e Lorenzo Verdi di Rifondazione comunista. Il 4 novembre 2009 l'azienda ha richiesto al Tavolo della Provincia di Firenze l'espletamento dell'esame congiunto della Cassa integrazione straordinaria. L'azienda al momento occupava 48 dipendenti. L'accordo raggiunto tra le parti al Tavlo prevedeva la Cassa integrazione straordinaria per crisi aziendale per 12 mesi, dal 11 novembre 2009 al 15 novembre del 2010. La cassa riguarda un massimo di 48 addetti, sospesi a zero ore e (oppure) interessati ad una riduzione di orario, con pagamento diretto da parte dell'Inps. L'azienda attuerà la rotazione dei lavoratori. I criteri della scelta del personale coinvolto sono relativi alle esigenze tecniche, produttive ed organizzative, e ai carichi di lavoro. "A questo proposito - ha spiegato Di Fede - la Provincia ha chiesto all'azienda una particolare attenzione a tutela dei nuclei familiari". Le parti si sono quindi impegnate a monitorare l'accordo ogni tre mesi. Per quanto attiene al Piano di ristrutturazione aziendale e al Piano industriale, devono essere presentati dall'azienda e e allegati alla domanda di Cassa integrazione straordinaria. Il 4 dicembre del 2009 l'azienda ha aperto la procedura di mobilità per 19 addetti. Per effetto di un accordo raggiunto tra le parti presso il Tavolo della Provincia in data 22 marzo l'azienda avrà facoltà di collocare in mobilità fino a 18 unità lavorative, entro e non oltre il primo novembre del 2010. "Rilevante - ha osservato l'assessore - l'aspetto relativo al criterio di non opposizione al licenziamento, con incentivo all'esodo". Al tavolo di confronto, la Provincia ha informato le rappresentanze sindacali degli strumenti di politica attiva del lavoro disponibili e finalizzati alla ricollocazione dei lavoratori. Circa le determinazioni aziendali, esternalizzazione del magazzino e dismissione dell'officina, i sindacati ha spiegato che l'azienda ha motivato la prima decisione in ragione dello scarso utilizzo dello stesso (solo dai 3 ai 4 mesi l'anno). Mentre l'officina sarebbe stata dismessa a causa di costi giudicati eccessivi. Per quanto riguarda la produzione, il prodotto a basso valore aggiunto (piccole pistole, ad esempio) viene fabbricato in Cina e quello a più alto valore aggiunto (come le munizioni) mantenuto a Barberino di Mugello.
"La vicenda dell'Edison - ha commentato Calò - presenta aspetti preoccupanti sul piano procedurale e delle pratiche realizzate. Nel merito, tutte le procedure attivate dalla Provincia al Tavolo di crisi e che hanno portato alla cassa integrazione per tutti i 48 lavoratori e a 18 di questi in mobilità, ruotano attorno a un piano industriale che non esiste". L'impresa attiva "un'esternalizzazione licenziando gli operai in modo illegittimo poiché il reparto in cui lavoravano viene affidato ad una ditta terza". Infine "non capiamo perché sia stato sottoscritto un accordo economicamente penalizzante per il lavoratori e vantaggioso per l'azienda, perché siamo di fronte a un evidente attacco all'occupazione, ai salari e ai diritti dei lavoratori".