“NON SI COSTRUISCE UN’ITALIA MIGLIORE PENALIZZANDO PROVINCE E COMUNI”
L'intervento del presidente della Provincia Gesualdi alla XX Assemblea ANCI
Pubblichiamo il testo dell’intervento del presidente della Provincia, Michele Gesualdi, all’apertura della XX Assemblea dell’ANCI alla Fortezza da Basso di Firenze.
Nel portare il saluto dell’Amministrazione Provinciale di Firenze a tutti i partecipanti a questa ventesima assemblea annuale dell’ANCI, resta difficile fermarsi a un saluto formale senza esprimere il disagio che anche la nostra Provincia sta vivendo per le attese ancora una volta non ascoltate e per le crescenti difficoltà nelle quali ci troviamo ad operare a causa dei contenuti della nuova legge finanziaria e del maxi decreto di accompagnamento approvati dal Governo.
Una legge finanziaria che continua a battere la strada che priva ulteriormente la Costituzione e le Autonomie di qualcosa che spetta loro.
Per la Costituzione ad essere negato è qualcosa di molto serio: cioè il rispetto del diritto. La legge fondamentale del nostro ordinamento ha posto le autonomie alla base della organizzazione statuale, mentre l’operato del Governo porta in un’altra direzione. Lo dimostra la scelta di non ascoltare sistematicamente le Autonomie Locali e di non perdere occasione per dimostrare, alla prova dei fatti, che le Autonomie Locali dovrebbero rassegnarsi ad eseguire decisioni prese sulla loro testa. La privazione dei diritti è palese quando parliamo direttamente degli Enti che ci troviamo ad amministrare, Province e Comuni, e di come ci troviamo quotidianamente ad operare. Siamo caricati di nuove competenze, tutte di grande impatto col territorio e per la collettività, senza che ci vengano trasferite le adeguate risorse economiche ed umane per il loro esercizio.
Così sta avvenendo che si scarichino sugli Enti Locali responsabilità per insufficienze passate, in campi importanti come il lavoro, l’assetto del territorio, la mobilità, l’edilizia scolastica e così via parlando, costringendoli ad investire risorse dirette dal proprio bilancio e sottraendoli ad altre attività storicamente proprie.
Le conseguenze sono molto semplici: ci spingono o a tagliare i servizi oppure a trovare le strade per nuovi prelievi diretti o indiretti. Nell’uno e nell’altro caso si scaricano sugli Enti Locali reazioni negative dell’utenza ed oneri per responsabilità che non portano.
Già la finanziaria 2003 aveva messo in seria difficoltà le Autonomie Locali e ci aspettavamo nel 2004 una legge finanziaria che riconoscesse il ruolo positivo delle Amministrazioni Locali rispetto alla gestione della spesa pubblica e che quindi investisse nelle Istituzioni Locali. Purtroppo continua ad avvenire esattamente il contrario. Senza voler trascurare alcune novità apprezzabili come il fondo per il sostegno alle famiglie e pur notando qualche tentativo di risposta ad alcune richieste dello scorso anno, sta di fatto che siamo di fronte ad una finanziaria profondamente ingiusta per le Province e per i Comuni che hanno ben amministrato stando dentro il patto di stabilità e quindi contribuendo a compartecipare al deficit di cui non portano nessuna responsabilità.
Il Ministro La Loggia dice che le risorse sono le stesse del 2003 e questo già sarebbe discutibile, ma il taglio del 3% previsto nei trasferimenti erariali si è sommato quello inedito e occulto del mancato adeguamento degli stessi trasferimenti al tasso d’inflazione programmato; e poi non c’è un euro per il contratto degli Enti Locali e si nega la possibilità di adeguare il personale, con nuove assunzioni, alle nuove e pesanti funzioni trasferite.
Nel contempo si continua a negare ogni riforma fiscale che consentirebbe agli Enti Locali l’estensione dell’autonomia finanziaria.
Scelte preoccupanti che colpiscono le spese locali e che impediscono di fatto agli Enti Locali di programmare le proprie attività e gestire le funzioni e competenze tradizionali e quelle nuove attribuite col decentramento.
Qualcuno ci dice più o meno fra le righe di usare altri strumenti per fare cassa: la Finanza di Progetto, la cartolarizzazione, la buona gestione degli immobili, una sana gestione dell’indebitamento. Come se tutto questo non fosse già da anni nell’agire quotidiano degli Enti Locali, come se le grandi opere pubbliche non vedessero già buone pratiche concertative fra pubblico e privato, come se i nostri immobili non fossero già stati resi in massima parte produttivi o se i mutui non fossero stati oggetto di attenti monitoraggi e ricognizioni: tutto questo nella mia Provincia c’è già.
Come è già stata riorganizzata la macchina amministrativa e razionalizzata al massimo la spesa. Così come già sono state introdotte profonde innovazioni come la firma digitale, gli acquisti on-line, gli appalti on-line. Sono queste scelte importanti che innovano e portano la Pubblica Amministrazione ad essere risorsa sempre più funzionale per la società, ma funzionale per governare meglio, non per giustificare contrazioni di trasferimenti. Non si può continuare a chiedere di raschiare il fondo del barile sia perché è ampiamente raschiato sia perché ora la forbice fra quello che le Autonomie potrebbero fare per il Paese e i mezzi che hanno per farlo è la più ampia mai registrata. Non si può chiederlo ora, che dai Comuni e dalle Province la società attende più impulso all’economia, più servizi alle persone, migliore qualità nella gestione del territorio e dell’ambiente. Non ora che siano impegnati in uno sforzo mai visto per incidere sullo sviluppo, renderlo sostenibile da parte dell’ambiente, valorizzare la persona in tutte le sue attività.
Non ora che lo sviluppo risente molto degli investimenti pubblici. Se ci pensiamo bene in ogni provincia la somma degli investimenti degli Enti Locali costituisce la prima impresa del territorio. Sono i loro appalti a muovere una quota rilevante dell’economia locale. L’economia nel nostro Paese non va bene, per l’Istat siamo in recessione tecnica, le entrate fiscali diminuiscono. Per Tremonti la soluzione per rilanciare l’economia non è quella di stimolare le domande agendo sulle leve fiscali, sugli investimenti e sulla occupazione, ma tagliare, tagliare, e ancora tagliare. Tagliare in ogni direzione, ivi compresa la spesa sanitaria e previdenziale. E’ una tendenza da ostacolare e invertire a partire dal territorio, perché è il territorio che costituisce un grande laboratorio anche per le Autonomie, dove la rete degli Enti Locali è forte e tenuta insieme da una cultura di grande attenzione per i temi indissolubili del lavoro, dello sviluppo e della solidarietà con un forte rapporto con la società.
Questo processo non deve essere interrotto da scelte sbagliate e penalizzanti, ma al contrario il Paese e l’Europa non devono perdere la grande opportunità di una profonda trasformazione che è stata offerta con la riforma del titolo V della Costituzione. Ecco perché occorre impegnarsi con un fronte comune per cambiare le cose. Sapendo che è difficile costruire un’Italia migliore penalizzando le Regioni, le Province e i Comuni.
Grazie e buon lavoro.