UPIM, TAGLI DI ORGANICO A PONTE A GREVE
Verbale d'accordo tra le parti, "ma il prezzo è troppo salato: i costi della crisi a carico dei lavoratori"
Sciopero dei lavoratori della Upim a Firenze. Due interrogazioni, l'una della Lega nord e l'altra di Rifondazione comunista, hanno sollevato il problema nel Consiglio provinciale. L'assessore Elisa Simoni ha fatto il punto sulla situazione del Centro commerciale di Ponte a Greve. Qui le persone interessate sono 12 delle quali 10 donne (delle quali 4 in maternità e 2 in aspettativa), già sotto organico rispetto a un’esigenza di 20 unità. A gennaio 2010 Coin, dopo aver acquisito Oviesse, ha acquistato anche Upim e quindi è iniziata a livello nazionale una ristrutturazione di tutti i punti vendita per il rilancio dell’attività. La filiale di Ponte a Greve non aveva mostrato particolari difficoltà e aveva mantenuto un buon livello di vendite, ma nonostante questo è stata interessata dall’operazione di riorganizzazione complessiva. Il 26 aprile avrebbe dovuto essere allestito il punto vendita di Ponte a Greve per l’apertura del 3 maggio e invece il 10 maggio è partita la procedura di mobilità legata al fatto che a fine anno termina la locazione dell’immobile presso cui è ubicato il suddetto punto vendita. Sono già intercorsi alcuni contatti informali con Unicoop Firenze per verificare la possibilità di prorogare l’affitto. Al tavolo procedurale tra le parti, svoltosi presso la Direzione Lavoro lunedì 12 luglio scorso, è stato firmato un accordo. Le parti dichiarano che il numero degli esuberi viene ridotto da 12 a 8 unità, per effetto del recupero di 4 unità lavorative, compreso il direttore del negozio che troverà collocazione in altra unità produttiva; 3 unità lavorative troveranno collocazione presso il punto vendita Upim di Prato. Stante l’impossibilità di trovare ulteriori soluzioni alternative rispetto all’esubero conseguente alla chiusura del negozio Upim di Firenze - San Lorenzo, le parti concordano di procedere alla collocazione in mobilità di 8 dipendenti. "Questo - ha concluso Simoni - non significa che il nostro lavoro non continuerà per cercare soluzioni". "L'accordo - commenta Andrea Calò, di Rifondazione - non attenua la pesantezza di questa crisi, con un forte attacco ai salari e ai diritti dei lavoratori. Non è la prima volta che noi cerchiamo di smascherare pesanti operazioni che avvengono sul versante della grande distribuzione, che anche in questo contesto ha puntato a fare profitto. Nonostante le organizzazioni sindacali abbiano cercato di contrastare questa politica fatta di tagli, il prezzo rimane salato. Ci deve essere un impegno degli Enti Locali, unitamente al sindacato, a non lasciare soli lavoratori e a non fare sconti alla grande distribuzione. Vanno sostenuti con tutte le misure di sostegno gli 8 lavoratori che entreranno in mobilità". Per Marco Cordone, della Lega nord, "quando si creano queste situazioni, si impoverisce il nostro territorio. Anche noi sollecitiamo l'attenzione per dare una prospettiva agli 8 dipendenti posti in mobilità e ci impegniamo a seguire questa vicenda nell’interesse dei nostri lavoratori e concittadini".