'GENOVA 50 ANNI DOPO', MASSAI SCRIVE A BARDUCCI
Lettera aperta dei Vice Presidenti del Consiglio provinciale e Regionale al Presidente della Provincia
Presentazione del libro 'Genova cinquant'anni dopo'. Il Vice Presidente del Consiglio provinciale Piergiuseppe Massai e il Vice Presidente del Consiglio regionale Roberto Benedetti hanno scritto una lettera aperta al Presidente della Provincia di Firenze Andrea Barducci.
"Egregio Presidente,
la Sua contestazione della presentazione del libro 'Genova cinquant’anni dopo' - L’inserimento mancato: il Msi dalle origini al congresso del 1960” ci ha lasciati stupefatti. Non perché con le dichiarazioni da Lei rilasciate fa ancora una volta (ma non ve ne era bisogno, era noto) professione di antifascismo militante per tenere legato l’Anpi alla Sua parte politica, ma perché questo Le serve solo come pretesto per attaccare i vertici del governo di Firenze (anche questo è noto), Suo sport preferito oramai da qualche tempo, (cosa su cui non obbiettiamo, ognuno pratica lo sport che gli piace, a cui è più portato). Infatti a Lei non interessa niente del libro, della ricerca storico-scientifica in esso contenuta, dei fatti che emergono. A lei interessa solo praticare il Suo sport preferito, e per questo non lesina mezzi.
Quello che ci rattrista è il Suo atteggiamento, poco incline, contrariamente a quanto afferma, al dibattito ed al confronto culturale e politico. Per Lei sono migliori le accuse gratuite ma che fanno eco. Rabbrividisce perché il Ministro Matteoli, che come Lei ben sa è stato per tanti anni al vertice di quel Partito, ha partecipato con la sua memoria storica a questo evento. È rattristato perché il Gonfalone del Comune di Firenze è presente nella sala del Consiglio Comunale (non vi è stata una esposizione apposita, è il suo luogo naturale). Ma non si vergogna di affermare, per mera propaganda, che l’assenza del Governo attuale a Bologna per paura dei fischi e la presenza del Ministro Matteoli alla presentazione del libro sia paradossale. Paradossi sono le Sue affermazioni Egregio Presidente.
Che vorrebbero ancora oggi attribuire patenti di legittimità ai fatti che si vogliono raccontare e a coloro che li narrano. Per fortuna sono rimasti evidentemente in pochi a pensarla come Lei".