VILLA CHERUBINI, TRA SFRATTO E POSTI LAVORO
Attesa per i prossimi passi. La questione esaminata in Consiglio provinciale. Interrogazione di Rifondazione. Risponde l'assessore al Lavoro Simoni
Prosperius Villa Cherubini. La nota struttura sanitaria fiorentina - prima casa di cura privata d’Italia - occupava a gennaio 2010, 75 dipendenti (con l’indotto si giungeva a 150 lavoratori). Fondata alla fine del XIX secolo dalla Piccola Compagnia di Maria, un ordine di suore irlandesi, la casa di cura è stata gestita dalle religiose fino al 1991 quando subentrava loro l’Istituto Prosperius. Nel 2003 l’affitto della struttura non veniva rinnovato a causa della decisione della proprietà di rientrare in possesso dell’immobile per venderlo. All’origine dunque di quanto si sarebbe poi sviluppata come una vera e propria vertenza aziendale, due elementi: il sequestro del cantiere posto a San Domenico (Fiesole) dove la proprietà (Istituto Prosperius S.p.A.) intendeva far nascere la nuova struttura avendo ricevuto lo sfratto per Villa Cherubini; il contenzioso legale tra lo stesso Prosperius e la proprietà dell’immobile (Casa Generalizia Istituto Piccola Compagnia di Maria). Anche quest’ultima delicata e complessa vicenda, ha contribuito a creare una situazione potenzialmente pericolosa per i posti di lavoro e per il servizio reso ai pazienti ricoverati. "A questo proposito, le Istituzioni hanno sempre teso a tutelare entrambi gli aspetti, lavorativo e socio-sanitario", ha spiegato l'assessore provinciale al Lavoro Elisa Simoni . Il 27 gennaio 2010 presso Confindustria Firenze, azienda e sindacati sottoscrissero un verbale di riunione che, a fronte delle difficoltà presenti e del blocco totale dell’attività intra moenia scattato da settembre 2009, chiedeva l’attivazione dell’Unità di Crisi della Provincia. Il 18 febbraio presso Palazzo Medici Riccardi si incontravano dunque istituzioni, sindacati, Provincia e Comune di Firenze. Venne inviata successivamente una lettera all’Assessore regionale al Diritto alla Salute. Il 3 marzo Regione, Provincia e Comune di Firenze sottoscrivevano un verbale nel quale manifestavano il loro interesse a salvaguardia delle professionalità e delle esperienze svolte in ambito sanitario dalla Casa di Cura Villa Cherubini ed il loro impegno a individuare soluzioni “che forniscano un positivo esito della vicenda, sviluppando ogni possibile forma di collaborazione in merito”. Il documento riconosceva l’esigenza di attivare un tavolo permanente di verifica tra le istituzioni, coordinato dalla Provincia, con i rappresentanti della proprietà ed i rappresentanti dei lavoratori. Obiettivo primario, garantire le prospettive della struttura e la tenuta occupazionale. Gli Enti competenti si impegnavano ad attivare ove si fossero rese necessarie, le forme di tutela del reddito dei lavoratori che fossero risultati temporaneamente espulsi dall’azienda, attraverso la corresponsione della Cassa integrazione in deroga. La vicenda legale proseguiva caratterizzata da una costante difficoltà delle parti a trovare un accordo risolutivo. Le Istituzioni, intanto, monitoravano la situazione. L’azienda richiedeva la Cassa integrazione in deroga per il periodo 01.05 – 31.12.10. Nel mese di luglio la vicenda ha subito un’accelerazione. Lo sfratto diveniva esecutivo dal 30 luglio con la prospettiva stavolta di un intervento coercitivo dei Carabinieri e ambulanze per i degenti. Per ordine del Tribunale la casa di cura dal 31 luglio non avrebbe potuto né ricoverare, né operare pazienti. I sindacati organizzarono presidi dei lavoratori presso Villa Cherubini e le sedi di Giunta regionale, Assessorato regionale al Diritto alla Salute e Comune di Firenze (Palazzo Vecchio). Il 29 luglio presso la Regione Toscana, nell’ambito di un incontro tra le istituzioni, la Asl e le organizzazioni sindacali, veniva raggiunta una ipotesi di accordo tramite la stesura di un verbale di intesa. La Regione Toscana si impegnava attraverso la collaborazione dell’Azienda Sanitaria di Firenze, entro il 31 dicembre 2010, alla ricollocazione dei lavoratori in strutture del sistema socio–sanitario dell’area metropolitana fiorentina. La Regione inoltre, garantiva la cassa integrazione in deroga a tutti i lavoratori sospesi fino alla fine del 2010 e la disponibilità a sostenere l’eventuale reimpiego dei lavoratori grazie agli incentivi previsti per le aziende che li avrebbero assunti. La Provincia si rendeva disponibile all’attuazione di politiche attive del lavoro (formazione e orientamento) a favore dei lavoratori nel periodo in cui gli stessi sarebbero rimasti sospesi dall’attività lavorativa. Il Comune di Firenze si impegnava, insieme all’Azienda Sanitaria, nel tentativo di esplorare ogni situazione utile che potesse garantire la salvaguardia dell’unità professionale del gruppo dei lavoratori. Il 30 luglio dopo lunga riunione tra l’ufficiale giudiziario ed i vertici di Prosperius, è stato deciso il rinvio dello sfratto al 2 novembre 2010 per consentire all’azienda di reperire una nuova sede. Nel pomeriggio del 30 luglio in Confindustria le parti si riunivano per verificare se esistevano le condizioni per trasformare la Cig da zero ore a rotazione. La riunione, interlocutoria, veniva aggiornata in attesa degli sviluppi operativi.
"Sarò curioso di vedere come l’Asl 10 riuscirà a mantenere l’accordo raggiunto nel protocollo - replica Calò - dal momento che la Asl è stata oggetto di una manovra pesante di taglio nei confronti di convenzionati privati e cooperative sociali. Mi sembra che l'Asl stia operando con il criterio di ridurre le risorse umane, i posti letto, le prestazioni per fare quadrare il bilancio aziendale, manifestando scarso interesse ai diritti dei lavoratori e ai diritti degli utenti".