ECONOMIA. TAVOLO SUL COMPARTO ACCESSORI DI MODA IN PROVINCIA
Affrontata in Consiglio la questione del gruppo Berlincioni
L’assessore provinciale al Lavoro Elisa Simoni si è impegnata a convocare un tavolo sul comparto accessori moda per la fine di novembre per affrontare con tutti i soggetti le problematiche che affliggono questo settore. In Consiglio provinciale è stata affrontata, su interrogazione del gruppo di Rifondazione comunista (con risposta dell'assessore ai Rapporti con il Consiglio Giovanni Di Fede), la vicenda del gruppo Berlincioni che opera nel settore moda producendo accessori in metallo e non solo e alta bigiotteria. Il gruppo si articola in cinque aziende, quattro delle quali hanno sede nel territorio fiorentino: Metal Tech e Recs (quest’ultima sotto i 15 dipendenti) a Scandicci, la 'Santo Spirito' e Berlincioni a Firenze. A queste si aggiunge la Artex di Arezzo. Complessivamente il Gruppo occupa 105 lavoratori (di cui 86 nelle aziende fiorentine), tutti giovani. Nel biennio 2007–2008 la Berlincioni, originariamente insediata al Galluzzo (Firenze) con 30 dipendenti, ha acquisito le altre aziende. Da circa sei mesi l’azienda non pagava puntualmente gli stipendi. Poi, lo scorso 21 settembre la proprietà ha annunciato la chiusura delle aziende e la richiesta di accedere ai concordati preventivi a causa di una grave situazione debitoria. Per i lavoratori ed i sindacati la notizia è giunta inattesa, nonostante le difficoltà suddette ed il recente ricorso alla cassa integrazione ordinaria per la Santo Spirito (4 settimane tra fine luglio ed inizio settembre). La decisione aziendale risulta drastica e tale da creare gravi ricadute occupazionali. Al tavolo procedurale della Provincia sono stati firmati i verbali di accordo per tutte le situazioni e ad oggi tutti i lavoratori sono coperti dalla cassa integrazione straordinaria tranne quelli della Santo Spirito che, essendo meno di 15, sono coperti dalla cassa in deroga.
"Si tratta ora di mettere in essere altri strumenti di sostegno ai salari e ai redditi - ha commentato in replica il capogruppo di Rifondazione comunista Andrea Calò - perché la cassa integrazione non solleva dai problemi che ci sono all’interno di questo settore".