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DISABILI A SCUOLA, IL PD: "FERMARE LA TENDENZA A DISCRIMINARLI"
Predisposta una mozione in Consiglio provinciale con indicazioni sulla politica di integrazione

Ci vuole una "fattiva politica di integrazione nella scuola dei ragazzi portatori di handicap", contro i "gravi atteggiamenti discriminatori emersi da dichiarazioni di alcuni amministratori del Centrodestra". Lo sostengono con una mozione in Consiglio provinciale i consiglieri del Pd Adamo Azzarello, Sandro Bartaloni, Leonardo Brunetti con Alessandra Fiorentini e Loretta Lazzeri. Con la mozione di intende impegnare la giunta della Provincia di Firenze a promuovere con ogni utile iniziativa, "una politica dell'integrazione in favore degli alunni portatori di handicap, in modo da contrastare una cultura discriminatoria pericolosamente dilagante, che va a minare profondamente la natura inclusiva della scuola-italiana". La Provincia dovrebbe farsi portavoce presso il Ministero della Pubblica istruzione affinché si persegua l’obiettivo di implementare e consolidare competenze organizzative, formative, valutative sia nella struttura centrale del Ministero, sia a livello delle singole istituzioni scolastiche autonome. Di seguito il testo della mozione.



"Il Consiglio Provinciale considerato:
che da oltre 30 anni con la legge «Falcucci» n.517 del 1977 il nostro Paese conduce una eccellente esperienza educativa e didattica, studiata da molti altri Paesi europei che si stanno orientando verso questa stessa scelta, che vede tutti gli alunni con disabilità a scuola con i loro compagni;
che nella «Relazione conclusiva della commissione Falcucci, concernente i problemi scolastici degli alunni handicappati» (1975), che ha preceduto e preparato l'estensione delle legge sopra citata, sono contenuti importanti indicazioni, di seguito riportate in alcuni passaggi solo esemplificativi: «La scuola proprio perché deve rapportare l'azione educativa alle potenzialità individuali di ogni allievo, appare la struttura più appropriata per far superare la condizione di emarginazione in cui altrimenti sarebbero condannati i bambini handicappati, anche se deve considerarsi coessenziale una organizzazione dei servizi sanitari e sociali finalizzati all'identico obiettivo»; la condizione della piena integrazione scolastica «passa attraverso un nuovo modo di concepire e di attuare la scuola, cosi da poter veramente accogliere ogni bambino ed ogni adolescente per favorirne lo sviluppo personale, precisando peraltro che la frequenza di scuole comuni da parte di bambini handicappati non implica il raggiungimento di mete culturali minime comuni»; si dovrebbe giungere per questa via ad allargare il concetto di apprendimento affinché, accanto ai livelli di intelligenza logica-astrattiva, venga considerata anche l'intelligenza sensorio-motrice e pratica e siano soprattutto tenuti presenti i processi di socializzazione»;

che in tale relazione non vi si nascondevano le difficoltà per cui «La Commissione mentre considera la realizzazione di un nuovo modo di essere della scuola, un obiettivo fondamentale, generale e irrinunciabile, ritiene che esso costituisca il punto di arrivo di un processo necessariamente graduale e realistico»;

che questo percorso è stato solo parzialmente intrapreso, per quanto attiene sia alla formazione di tutti i docenti e di quelli specializzati (erroneamente trasformatisi in docenti dedicati al solo allievo con disabilità invece che all'intera azione della scuola), sia l'organizzazione generale del sistema scolastico e delle singole autonome istituzioni scolastiche, sia all'integrazione tra servizi scolastici, sociali e sanitari;
premesso:
che il 20 marzo 2008 è stata firmata in sede di Conferenza unificata l'intesa tra il Governo, le regioni, le province, i comuni e le comunità montane in merito alle modalità e ai criteri per l'accoglienza scolastica e la presa in carico dell'alunno con disabilità» (rep. N.39/cu), «finalizzata a stabilire modalità e criteri per ricondurre la complessa materia dell'integrazione scolastica dell'alunno con disabilità all'interno di un progetto complessivo idoneo a ridefinire principi e criteri su cui fondare gli interventi di sostegno e assistenza, di coordinamento e funzionalità dei momenti accertativi e di integrazione delle azioni di tutti i soggetti istituzionali coinvolti»;
che la VII Commissione della Camera ha approvato in sede legislativa con modificazioni il progetto di legge recante nuove norme in materia di disturbi specifici di apprendimento in ambito scolastico (atto Camera n. 2459), attualmente in corso di esame in seconda lettura presso la VII Commissione Senato;
che dall'anno 2007 è in corso il progetto I Care (imparare, comunicare, agire in una rete educativa) per promuovere nelle istituzioni scolastiche sistematiche azioni e attività di formazione dei docenti e dei dirigenti sugli snodi delle politiche di integrazione, il cui filo conduttore è il diritto all'apprendimento di tutti gli alunni;
premesso altresì
che in diverse occasioni, in questi ultimi mesi, alcuni esponenti del centro-destra hanno rilasciato dichiarazioni in cui si prefigurava un ritorno alle classi differenziali per gli alunni con disabilità fra cui ricordiamo il 21 settembre 2010 a Chieri - comune del Torinese - durante una seduta del Consiglio comunale aperto - l’intervento dell'assessore all'istruzione che (fonte: la Stampa di Torino) avrebbe dichiarato: «Basta disabili a scuola. Non imparano e disturbano. Meglio per tutti una comunità, dove mandarli seguiti da personale specializzato» e il più recente intervento (fonte: il Piccolo di Trieste) del presidente della Provincia di Udine, nonché locale segretario della Lega Nord del Friuli, Pietro Fontanini, che di fronte ad una platea di operatori socio-sanitari friulani, ha espresso l’opinione che in materia di disabilità e integrazione scolastica, si sarebbero dovuti seguire modelli di altri paesi europei «dove ci sono percorsi differenziati per ragazzi con problemi” e che «le persone disabili ritardano lo svolgimento dei programmi scolastici». Concludendo poi, fra le proteste anche accese dei presenti, che a causa dei tagli imposti dalla riforma, gli insegnanti di sostegno fanno ormai più assistenza che appoggio durante le lezioni e spesso non hanno il tempo di verificare il lavoro dei disabili».

impegna la giunta della Provincia di Firenze a

promuovere con ogni utile iniziativa, una politica dell'integrazione in favore degli alunni portatori di handicap, in modo da contrastare una cultura discriminatoria pericolosamente dilagante, che va a minare profondamente la natura inclusiva della scuola-italiana;

farsi portavoce presso il MIUR affinché si persegua l’obiettivo di:
- implementare e consolidare competenze organizzative, formative, valutative sia nella struttura centrale del Ministero, sia a livello delle singole istituzioni scolastiche autonome;
- procedere alla concreta applicazione dell'intesa in Conferenza unificata del 20 marzo 2008, citata in premessa;
- dare continuità al progetto di formazione I Care o presentare al Parlamento altri analoghi progetti di formazione in servizio".

07/12/2010 19.11
Ufficio Stampa Consiglio provinciale di Firenze