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RIORDINO UNIVERSITA', IL PD: "INVITIAMO LA GELMINI E RIPRENDERE IN ESAME IL DISEGNO DI LEGGE"
"Per ora si prevede solo una pesante marginalizzazione dei ricercatori e di fatto un'offerta didattica di qualità"

Il disegno di legge di riordino dell'Università rappresenta ancora "un'occasione perduta. ancora un danno alla istruzione pubblica statale" per il consigliere provinciale del Pd Leonardo Brunetti che con gli altri consiglieri del gruppo Adamo Azzarello, Sandro Bartaloni, Alessandra Fiorentini e Loretta Lazzeri ha presentato una mozione all'assemblea di Palazzo Medici Riccardi per chiedere al Presidente ed alla Giunta di farsi promotori, presso il Ministro dell'Istruzione, dell'Università e della Ricerca, "dello stato di disagio espresso dal Consiglio Provinciale di Firenze, in rappresentanza della cittadinanza, degli studenti e dei lavoratori, con particolare attenzione ai ricercatori, dell'Ateneo". Si tratta di invitare il Ministro ad un riesame del disegno di legge "che tenga conto dei numerosi e fondati rilievi proposti in questi giorni da tutte le componenti dell’Università e dando così il via ad una autentica riforma la cui necessità è da tutti riconosciuta". Allo stato attuale, con il disegno di legge si prevede, secondo i consiglieri del Pd, "la progressiva e pesante marginalizzazione dei ricercatori a tempo indeterminato, componente essenziale non soltanto per lo svolgimento dell'attività di ricerca, ma anche per garantire l'offerta didattica di qualità che gli Atenei, e quello di Firenze in particolare, hanno il dovere di offrire ai propri studenti". Di seguito il testo della mozione

"Il Consiglio Provinciale
premesso che
è in discussione in Parlamento il DDL 1905 proposto dal Ministro dell'Istruzione, dell'Università e della Ricerca Gelmini avente come oggetto il riordino dell'Università, del personale accademico e del reclutamento;
considerato che, in merito a detto Disegno di Legge,
si prevede la progressiva e pesante marginalizzazione dei ricercatori a tempo indeterminato, componente essenziale non soltanto per lo svolgimento dell'attività di ricerca, ma anche per garantire l'offerta didattica di qualità che gli Atenei, e quello di Firenze in particolare, hanno il dovere di offrire ai propri studenti;

non viene altresì previsto un piano di finanziamento dedicato a garantire un numero adeguato di progressioni di carriera per gli attuali ricercatori a tempo indeterminato mediante apposita valutazione nazionale e, al contrario, si istituisce un nuovo ruolo precario, il "ricercatore a tempo determinato", per il quale non sono garantite le risorse necessarie per una successiva stabilizzazione, mortificando le prospettive per tanti giovani di talento;

considerato inoltre che
la riduzione continua delle risorse economiche, da ultimo il recente Decreto Legge 31 maggio 2010 n. 78 "misure urgenti in materia di stabilizzazione finanziaria e di competitività economica", impedisce il buon funzionamento degli Atenei virtuosi, tra i quali quello di Firenze, aggravando una situazione di già pesante sofferenza e rendendo impossibile lo sviluppo di una riforma seria ed efficace;

ritenuto che
il consolidamento di restrizioni finanziarie apre la strada all'inasprimento delle tasse universitarie, primo passo per un ritorno alla selezione per ceto sociale più che per merito accademico della popolazione studentesca, mettendo in discussione l'art. 34, comma 3 della Costituzione della Repubblica Italiana che recita: "i capaci e meritevoli, anche se privi di mezzi, hanno diritto di raggiungere i gradi più alti degli studi";

rilevato che
numerosi ricercatori anche del nostro Ateneo hanno dichiarato, in protesta contro le previsioni del DDL Gelmini ed in forma legittima stante la normativa vigente, la propria indisponibilità a tenere insegnamenti di corsi ufficiali previsti nei vari Corsi di Laurea, diversamente da quanto hanno sempre fatto finora, a titolo gratuito, garantendo un'offerta formativa ampia e di elevata qualità e che analoga protesta si appresterebbe ad esercitare anche una componente significativa dei professori ordinari ed associati;

le suddette forme di protesta rischiano di compromettere pesantemente l'offerta formativa rivolta ai giovani che scelgono Firenze come sede per i propri studi universitari;

dato atto che
la necessità di una riorganizzazione del sistema universitario che sia funzionale ad uno sviluppo della ricerca scientifica e tecnologica nonché ad una formazione avanzata dei giovani, che rappresentano il futuro, è una delle priorità fondamentali del Paese;

considerato, infine, che
l'Ateneo di Firenze è uno dei più prestigiosi a livello nazionale ed internazionale per la qualità della ricerca scientifica e della formazione universitaria, rappresenta una scelta di formazione avanzata per oltre 60.000 giovani (di cui parte non trascurabile proveniente da altra Regione d'Italia), si avvale dell'attività di ricerca e didattica svolta da circa 2.300 docenti di cui quasi 1.000 sono ricercatori universitari;

l'Ateneo di Firenze rappresenta inoltre, attraverso tutte le sue componenti (dalla docenza al personale agli studenti), uno straordinario patrimonio culturale, sociale ed economico per l'intera Città;

il Consiglio Provinciale di Firenze esprime

solidarietà nei confronti del Rettore dell’Ateneo fiorentino Alberto Tesi che, d’accordo con i Presidi delle Facoltà, ha rivolto l’nvito ai docenti a sospendere l’attività didattica ordinaria martedì 30 novembre «favorendo momenti di riflessione sui temi della riforma» in considerazione «dell’importanza della giornata per il futuro dell’Università italiana», ricevendo quale risposta una piccata dichiarazione del ministro Gelmini, tramite agenzie di stampa, in cui, tra l’altro, si afferma che:
«Quello del rettore di Firenze è stato un comportamento inaccettabile e inqualificabile di chi vuole conservare i propri privilegi. È il solito copione che si ripete dal 1968. Rettori e professori che sospendono le lezioni sulla pelle dei ragazzi che non possono più studiare. Alcuni rettori che per la prima volta vedono messe in discussione le loro rendite di posizione tentano di bloccare la riforma.”
Dichiarazione piena di luoghi comuni, vecchi slogan, che lede la dignità stessa dei docenti e degli studenti dell’Ateneo fiorentino ed in cui si denota ancora una volta la mancanza di qualsiasi volontà di ascolto e dialogo.

solidarietà nei confronti dei ricercatori universitari dell'Università di Firenze cui riconosce le motivazioni a fondamento della loro protesta;

preoccupazione per i possibili effetti che potrebbero crearsi in termini di offerta formativa dell'Ateneo;

preoccupazione per gli effetti della riforma, allo stato della previsione attuale, in termini di mancanza di opportunità e prospettive serie per i giovani capaci e meritevoli, col rischio che gli effetti del DDL, una volta convertito in Legge, nel corso di pochi anni costituiscano ulteriore incentivo all'aumento della cosiddetta "fuga dei cervelli", segnando così un ulteriore declino delle Università italiane;

delusione e amarezza per gli effetti che il DDL prefigura per un'Ateneo che ha saputo negli anni investire in un crescente numero di giovani da avviare alla ricerca scientifica con borse di studio, dottorati e assegni di ricerca, giovani che ora vedono mortificato il proprio investimento personale e le proprie aspirazioni;

chiede al Presidente ed alla Giunta

di farsi promotore, presso il Ministro dell'Istruzione, dell'Università e della Ricerca, dello stato di disagio espresso dal Consiglio Provinciale di Firenze, in rappresentanza della cittadinanza, degli studenti e dei lavoratori, con particolare attenzione ai ricercatori, dell'Ateneo, invitando il Ministro ad un riesame del DDL che tenga conto dei numerosi e fondati rilievi proposti in questi giorni da tutte le componenti dell’Università e dando così il via ad una autentica riforma la cui necessità è da tutti riconosciuta".

07/12/2010 19.41
Ufficio Stampa Consiglio provinciale di Firenze