TINNOVA, "LA QUALITA' CEDUTA PER FARE CASSA"
Duro attacco del gruppo provinciale di Rifondazione comunista alla Camera di Commercio
Tinnova in liquidazione. A rischio 30 posti di lavoro. La Giunta della Camera di Commercio, secondo i consiglieri provinciali di Rifondazione comunista Andrea Calò e Lorenzo Verdi, "mette in atto una strategia di contenimento delle spese cercando di fare cassa sul lavoro, occupazione e diritti dei lavoratori. E' un comportamento irresponsabile e inaccettabile". Rifondazione, si legge in'interrogazione, "chiede coerenza negli atti e comportamenti alle Amministrazioni Locali che espressero a suo tempo interesse a salvaguardare le attività e i posti di lavoro".Il 19 gennaio 2011 verrà presentato il piano di liquidazione della Tinnova. Con una delibera del 12 ottobre scorso, la Camera di Commercio di Firenze e Prato decise all’unanimità di procedere allo scioglimento dell’azienda speciale Tinnova, che dal 2001 si occupa di processi di trasferimento tecnologico e innovazione rivolta alle imprese e agli enti. Le motivazioni apportate dalla Giunta camerale di Firenze "fin da subito furono ritenute dalla Rappresentanza sindacala unitaria e dai sindacati discutibili, deboli e pretestuose, poiché da anni Tinnova risponde alle esigenze di competitività del territorio provinciale fiorentino: sono oltre mille i soggetti – fra imprese e enti – che ogni anno si rivolgono all’azienda speciale della Camera di Commercio per le attività di trasferimento tecnologico, certificazione, taratura e servizi Ict". La decisone assunta dai vertici della Camera di Commercio di azzerare Tinnova, "giunse inaspettata anche perché lo smantellamento metteva a rischio 31 posti di lavoro in un contesto in cui erano stati proprio gli stessi lavoratori con le loro alte professionalità a qualificare attività e servizi". Già allora, come Rifondazione comunista, "avevamo evidenziato la discutibile gestione dell’azienda e il basso profilo tenuto sul piano delle relazioni sindacali". E' opportuno ricordare che da oltre tre anni l’azienda "ha visto un susseguirsi di nomine e mandati che hanno scardinato l'operatività aziendale, incidendo sul suo equilibrio economico, nonostante che i servizi effettuati siano rilevanti e strategici per l’insieme del tessuto produttivo della Provincia di Firenze". Nonostante la forte opposizione sindacale Tinnova fu messa in liquidazione già dallo scorso 18 novembre e ora il liquidatore Vincenzo Bonelli "presenterà il conto sul quale pesa come un macigno il futuro dei 31 lavoratori, una parte dei quali potrebbe essere 'ceduta' assieme ai vari rami d'azienda". In un contesto "poco chiaro" continua a destare "forte preoccupazione il comportamento del Presidente della Camera di Commercio il quale per contenere le spese (ridurre la spesa di almeno un milione di euro all'anno), e soprattutto i minori finanziamenti, sta cercando di fare cassa con i posti di lavoro impiegando tutti i pretesti, ivi compreso quello di utilizzare il piano del liquidatore, il quale ha già chiarito che se ci saranno tagli occupazionali questi saranno dovuti alle decisioni che la giunta camerale prenderà". Quindi "naufraga miseramente il gioco tentato dal Presidente della Camera di Commercio di passare il 'cerino' al liquidatore e tutto dipenderà dalle decisioni che l’esecutivo assumerà, compreso i tentativi messi in essere per cedere parti d' 'azienda' a possibili acquirenti, e con questi anche i dipendenti, strategia che sta cercando di reclutare consensi anche tra i sindacati il cui fronte unito ha impedito soluzioni autoritarie e soprattutto dannose per i diritti dei lavoratori". C’è dunque attesa per l’incontro della Giunta Camerale del 19 gennaio e soprattutto il successivo confronto annunciato con la RSU fissato per il 21 gennaio.
La RSU Tinnova precisa inoltre il quadro legato ai lavoratori: i 30 dipendenti di Tinnova "sono già diventati 27, con la cessione del Laboratorio prove. Altri 13 potrebbero sganciarsi già dal primo febbraio, con un'altra cessione ai privati, a patto che l'interesse registrato si concretizzi". Quindi una forza lavoro "già notevolmente ridotta". Nell'interrogazione Calò e Verdi chiedono alla Giunta provinciale di sapere "quali iniziative ha attivato di concerto con le altre Amministrazioni per fermare qualsiasi politica scellerata messa in essere dal Presidente della Camera di Commercio che ha deciso di giocare sulla pelle dei lavoratori. ignorando diritti, prerogative e dignità professionali".