DENTRO IL CARCERE, FUORI DAGLI STEREOTIPI
Incontro a Palazzo Medici con il mondo degli operatori che lavorano quotidianamente accanto ai detenuti. Politiche carcerarie al centro del terzo incontro di “Spazio alle associazioni”. Antonella Coniglio: “Dalla Provincia attenzione vera al reinserimento sociale
a alla formazione professionale dei detenuti”
Prigione. Casa di detenzione. Galera. Gattabuia. Carcere. Quali sensazioni scatenano nel nostro intimo queste parole e quello che ci sta dietro? E quali sono i modi per risolvere i problemi di sovraffollamento e organizzazione interna delle carceri, fiorentine e non solo? Tanti i temi affrontati questo pomeriggio nel corso del dibattito su “Oltre il muro”, terzo incontro del ciclo “Spazio alle associazioni”, ideato e promosso dall'Assessore alle Politiche Sociali, Sicurezza e Politiche della legalità della Provincia di Firenze Antonella Coniglio.
“Di carcere e detenzione purtroppo si parla quasi quotidianamente – ha affermato l’Assessore al Sociale Coniglio - per fatti gravi, come morti sospette o suicidi, oppure per problemi di sovraffollamento. Insomma, questioni che mostrano il carcere nella sua sfaccettatura peggiore. Questa sera vogliamo illustrare invece il grande lavoro portato avanti dalle associazioni di volontariato carcerario e le collaborazioni tra enti locali ed associazionismo nell’ideare progetti volti al reinserimento sociale e alla formazione professionale e scolastica del detenuto”.
Tra i relatori eccellenti di questo incontro, anche Franco Corleone, Garante dei diritti dei detenuti del Comune di Firenze, che ha così esordito: “Il contesto fiorentina è simile a quello nazionale: ci troviamo in una situazione di sovraffollamento pesante. Le presenze a Sollicciano si avvicinano alle 1000 unità, 970 per l’esattezza. Un fattore che influisce inevitabilmente sulla vivibilità all’interno del carcere”.
“Si è tentato la via della detenzione domiciliare per quanti sono sotto un anno di pena – ha proseguito – ma con risultati molto scarsi. Cosa si può fare, dunque? L'unica soluzione a mio parere è trovare un modo per far uscire dalle carceri i tossicodipendenti, che rappresentano il 30% dei detenuti. Solo così si può dare una prospettiva di futuro ai tossicodipendenti ed alleggerire il carcere da una presenza impropria”.
Molti i rappresentanti, a vario titolo, del mondo carcerario presenti in sala: Alberto Bresci, Vice Presidente ARCI Firenze, Carla Cappelli dell’Associazione Volontariato Penitenziario, Daniela Calzelunghe, Direttore U.E.P.E. Firenze, Irene Puppo del Sert cittadino e Francesco Salemi, Comandante di Polizia Penitenziaria NCP Sollicciano.
Referente provinciale del gruppo delle associazioni che operano sul carcere è Giancarlo Parissi dell’Associazione “Ciao”, che ha spiegato in cosa consiste l’attività di volontariato ‘dentro il muro’. “Fondamentalmente facciamo incontri di orientamento sulle tematiche del reinserimento lavorativo, progetti di educazione e formazione – ha spiegato Parissi – per orientare i detenuti al mondo del lavoro, cerchiamo di capire la loro storia e quello che possono fare una volta usciti dal carcere. Da sempre organizziamo anche un ciclo di incontri che mensilmente portano esponenti della cultura fiorentina all’interno del carcere. E’ un modo per portare tra i carcerati spicchi di attività e di mondo che altrimenti non attraverserebbero mai il muro. E anche un pretesto per dare tematiche e argomenti a chi non ha altro pensiero oltre al processo e alla pena”.
“Le associazioni, sempre più numerose e formate, che operano ‘Oltre il muro’ conoscono le finalità del carcere – ha concluso l’Assessore Antonella Coniglio -. Una struttura che non assolve solo al compito di fare espiare la condanna, ma mette in atto il trattamento finalizzato alla rieducazione e reinserimento. Dunque nella scuola, nella formazione professionale e nel lavoro si sono inseriti tanti interventi finanziati dalla Provincia di Firenze e realizzati dalle Associazioni qui oggi convenute. E' indubbio che l'apporto dell'ente locale e della società civile costituiscono un prezioso e insostituibile contributo al lavoro messo in campo dagli operatori civili e della polizia penitenziaria. In una drammatica condizione di sovraffollamento, di carenze di risorse umane ed economiche, il lavoro delle associazioni impegnate negli istituti penitenziari della nostra provincia è quanto mai prezioso”.