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"SCUOLA-LABORATORIO. PERCORSI DI EDUCAZIONE AL CONFRONTO CON LE RELAZIONI INTERPERSONALI"
Giornata di dibattito su come prevenire i problemi psicosociali nei giovani

“Hai preso 5” oppure “ti ho dato 5”: stesso voto diverso modo di entrare in relazione. Uno esprime oggettivamente un giudizio fuggendo dalla responsabilità mentre l’altro se l’assume tutta mettendo fra insegnante e studente un ponte, una strada per procedere verso relazioni positive nella scuola. Una scuola sempre più luogo d’incontro e non solo d’istruzione che agisce in un momento in cui gli adulti per la prima volta non lasciano una prospettiva migliore della loro alle giovani generazioni. Un’epoca in cui la generazione adulta non investe più su quella giovane, non solo in termini di sviluppo economico (il 30 per cento dei giovani non trova lavoro), ma anche di affetto, di tempo, di progetti. “C’è un narcisismo tale nella generazione adulta - ha detto Saro Brizzi dell’istituto di psicologia analitica di Firenze - che non ha più la possibilità di investire sul futuro soprattutto nell’aspetto emotivo. Le relazioni praticamente vengono azzerate lasciando i giovani isolati dentro un continuo bisogno di oggetti senza riuscire a coniugarli dentro la dimensione di appagamento di un desiderio e quindi di un progetto, di un atto di pensiero verso il futuro”.
Da qui la necessità di relazioni. I giovani hanno bisogno d’incontrarsi, di entrare in relazione fra loro e con gli adulti, di esprimere le proprie emozioni.
Di questo e soprattutto di come dare soluzione ai problemi del disagio giovanile si è discusso nel corso del convegno sul tema “Scuola-Laboratorio. Percorsi di educazione al confronto con le relazioni interpersonali” promosso dalla fondazione Il Forteto onlus con l’assessorato alla Pubblica Istruzione della Provincia di Firenze con il patrocinio del Comune di Firenze, della facoltà di Psicologia dell’Università fiorentina e del Miur–Ufficio scolastico regionale per la Toscana venerdì 29 aprile 2011 nel corso della mattinata presso la sala Luca Giordano della Provincia di Firenze invia Cavour 1 e nel pomeriggio nelle aule dell’attiguo Liceo Classico G. Galilei.
“Non un convegno celebrativo ma una giornata di lavoro che prende le mosse da esperienze positive svolte nelle scuole dalla Fondazione Il Forteto onlus – ha detto fra l’altro nel suo saluto l’assessore alla Pubblica Istruzione della Provinca Giovanni Di Fede -, che si avvale di competenze specifiche di giovani che volontariamente fanno attività educativa per gli altri”.
Gli ha fatto eco l’assessora alle politiche sociali del comune di Firenze Cristina Giachi che ha valorizzato subito l’accostamento nel titolo del convegno delle parole Scuola e Laboratorio e dell’importanza della relazione all’interno del mondo scolastico come primo momento d’incontro dei giovani”.
“Il nostro progetto - ha detto Luigi Goffredi, presidente della fondazione Il Forteto onlus” - è nato nel 2005 e fino al 2009 ha interessato classi della scuola primaria, delle medie e del primo triennio della scuola secondaria superiore di sei istituti scolastici della zona del Mugello-Val di Sieve, coinvolgendo annualmente circa 450 allievi, 35 insegnanti e 30 formatori dell’extrascuola.
L’attuale progetto “Noi, Io, Tu” rivolto alle scuole primarie superiori è un’evoluzione del modulo che trova la sua forza nella competenza del gruppo degli educatori e si avvale degli strumenti della cinematografia, che si sono dimostrati profondamente stimolanti proprio per gli apprendimenti più specificamente scolastici”. “I nostri laboratori – ha sottolineato Goffredi - vogliono migliorare le relazioni fra i giovani nelle classi e i risultati li abbiamo sotto gli occhi: ragazzi isolati, ai margini della classe trovano l’occasione di mettersi “sotto i riflettori”, farsi conoscere dagli altri e da lì iniziare nuove e più positive relazioni”.
Il Forteto è di fatto e soprattutto un comunità nata 34 anni formata da 24 famiglie per un totale di oltre 110 persone che accolgono al loro interno, in adozione, giovani ma anche adulti in difficoltà. “Nella nostra storia abbiamo dato soluzione, risposte a situazione difficili, a volte estremamente difficili – ha detto ancora Luigi Goffredi -, dalle quali abbiamo imparato che solo con le relazioni si hanno risultati positivi”.
La professoressa Ersilia Menesini (Psicologia dello Sviluppo – Università Firenze) ha messo in evidenza due aspetti: il problema delle relazioni come percorso di crescita e il fallimento del successo scolastico. Un dato molto importante è che l’insuccesso scolastico porta spesso a un senso di frustrazione che induce a cercare un’affermazione in altre strade, in altri luoghi. A trovare un percorso di compensazione che trova aggregazione con altri. I dati dimostrano fra l’altro che sia chi fa il “bullo” sia chi riceve azioni di bullismo generalmente va male a scuola: il fatto di andare male a scuola fa aumentare il bullismo. “Ma un altro fatto di rischio per l’abbandono – ha proseguito Menesini – è l’isolamento. Se un giovane sta bene in classe e con gli insegnanti, è più probabile che rimanga nella scuola, mentre se viene rifiutato nella classe è facile che cerchi percorsi alternativi e se avrà un gruppo di riferimento aggressivo è probabile che lo diventi pure lui”.
Uno studio compiuto nelle scuole superiori della provincia di Lucca sui fattori che potevano prevedere la bocciatura, la promozione o l’abbandono ha dimostrato ad esempio che abbandonano la scuola soprattutto quelli che vengono bocciati più volte e coloro che non vengono accettati dai compagni.
Nel pomeriggio il convegno si è trasferito nelle aule del liceo classico Galilei per passar eil testimone agli studenti, agli insegnanti e ai formatori che hanno preso parte ai laboratori.

29/04/2011 17.04
Provincia di Firenze