BULLISMO, DIBATTITO IN PALAZZO MEDICI
I dati, l’identikit del bullo e le frontiere del cyberbulling
Il 50% delle famiglie segnala eventi di bullismo o microbullismo nelle classi dei figli. Tra le tipologie di ‘prepotenze’ rilevate il 28.7% riguarda offese verso un solo alunno, il 25.9 % scherzi pesanti o offese, quasi il 25% l’isolamento o l’esclusione dal gruppo. Per oltre il 21% si parla di percosse e di furti. Quasi il 6% denuncia infine la diffusione di video umilianti e insulti via sms o mail. E ancora: lo scenario privilegiato per gli episodi di bullismo è prevalentemente la scuola: se il 51.8% degli episodi avviene in classe, oltre il 52% avviene in luoghi meno sorvegliati, come palestre e corridoi.
Questi ed altri dati (Eurispes Toscana – dati Censis 2008) sono stati presentati nel corso di un convegno che si è svolto oggi pomeriggio a Palazzo Medici Riccardi, dedicato a “Tutti i colori del buio: i contenuti pedagogici dell’azione associativa, come risposta al bullismo e alla disgregazione sociale”. L’incontro rientra nel ciclo di appuntamenti nati in seguito agli Stati Generali dell’Associazionismo provinciale. Tra i relatori, oltre ai rappresentanti dell’Assessorato provinciale al Sociale e alla Legalità, anche Giorgio Burdese, Coordinatore Cultura AICS; Paolo Cardoso, psicologo e Vicepresidente di Eurispes Toscana; Enrica Pini, Funzionario della professionalità pedagogica – Centro Giustizia Minorile Firenze; Bruno Molea, Presidente nazionale AICS.
L’evento è stata anche una sorta di sessione plenaria di un ciclo di focus group svolti nel periodo dicembre 2010 - aprile 2011 al Centro di Giustizia Minorile di Firenze sul tema del bullismo, ideato e portato avanti da un comitato tecnico composto da esponenti della Giustizia Minorile, da esperti delle società sportive, psicologi, pedagogisti, enti locali e Società della Salute.
Nel corso del convegno si è parlato anche delle nuove frontiere del cyberbullismo, termine con il quale si identificano le azioni aggressive e intenzionali eseguite tramite strumenti elettronici. Essendo un fenomeno relativamente recente e spesso sottaciuto dai ragazzi le ricerche sul tema del cyber bullismo sono ancora abbastanza esigue. Quello che si sa è che, a differenza del bullismo tradizionale, il cyberbullismo può essere attuato in qualsiasi momento e la rapida possibilità di diffusione del materiale compromettente aumenta la percezione di vulnerabilità nella vittima. Gli strumenti utilizzati dal cyberbullo sono sms, mms, chat room, immagini, video o foto offensive, chiamate anonime, istantmessaging, siti web e blog. Tra le modalità in rapida espansione troviamo:
- Flaming: messaggi elettronici violenti mirati a scatenate “battaglie” verbali on-line
- Harassment: molestie attraverso l’invio ripetuto di messaggi offensivi
- Cyberstalking: cyberpersecuzione attuata attraverso l’invio ripetuto di messaggi minatori
- Denigration: invio o pubblicazione di pettegolezzi crudeli per danneggiare la reputazione della vittima
- Impersonation: sostituzione d’identità. Consiste nel violare l’account della vittima e spacciarsi per questa rovinandole la reputazione e le amicizie
- Outing and trickery: indurre con l’inganno al vittima a rivelare segreti che poi condividerli on-line
- Exclusion: esclusione intenzionale della vittima da un gruppo on-line
- Happy slapping: consiste nello schiaffeggiare la vittima riprendendo l’accaduto per poi pubblicarlo su internet
- Cyberbashing: simile all’happy slapping, soltanto che la vittima in questo caso viene picchiata da uno o più ragazzi; poi l’aggressione viene pubblicata su internet
A livello nazionale si sa che il 39% dei ragazzi che frequentano le superiori conosce qualcuno che è vittima del bullismo digitale. Tra questi, il 33% sono ragazzi ed il 35% sono ragazze. Nelle scuole superiori le cybervittime risultano essere il 16%, il 14% nelle scuole medie. Pare che il bullismo digitale sia più diffuso fra le ragazze, piuttosto che fra i ragazzi: il 23% delle ragazze delle scuole superiori dichiara di essere stata vittima di questo tipo di violenza a fronte di un 6% tra i maschi.
Nell’ottica di prevenire possibili eventi di bullismo, il dibattito in Provincia ha voluto analizzare anche il profilo psicologico del bullo, che può essere dominante, gregario, vittima e cyber. Il bullo dominante è una persona popolare all’interno del suo gruppo: si tratta, di solito, di ragazzi sicuri di sé con elevate abilità sociali, capaci di istigare gli altri. Quella del bullo gregario, invece, è una figura più ansiosa, più insicura, poco popolare, che segue il bullo dominante. La figura del bullo vittima è un sottogruppo e si tratta di soggetti che possono essere sia aggressori che vittime di altri aggressori. Infine, il cyberbullo, essendo protetto dall’anonimato, è una figura più difficile da definire. Tale anonimato, il fatto di non essere individuabili, inoltre, rappresenta un facilitatore del cyberbullismo.
Le buone pratiche e le ricerche: dall’incontro in Palazzo Medici è emerso quanto pratiche come l’associazionismo e lo sport possano influire positivamente nel contrasto all’aggressività, stimolando la lealtà, il senso di squadra e il rispetto reciproco. A livello europeo, il problema del bullismo si è iniziato ad affrontare con profilo scientifico fin dall’inizio degli anni ’90. Le ricerche si sono indirizzate verso il problema del bullismo a scuola, sulla formazione di base degli insegnanti, sul coinvolgimento delle famiglie ed attività di prevenzione rivolte a tutti gli studenti under 18. In particolare, su quest’ultimo aspetto, è stato riscontrato come centrale l’ambito di azione scolastico, ambiente dove più si verifica il fenomeno del bullismo.
Alla luce delle esperienze e dei percorsi intrapresi, anche a livello nazionale, il bullo si profila come una persona che difficilmente cerca aiuto, mentre la vittima preferisce arrivare al sostegno in maniera per lo più anonima; comportamenti che sono amplificati nel cyber-bullismo. Il problema, ad ora, non ha soluzioni immediate, ma si riscontra sempre più l’esigenza di aumentare le conoscenze delle professionalità e soggetti coinvolti, e di far crescere l’attenzione soprattutto nei casi evidenti di bullismo, in particolar modo quando si è in presenza di aggressioni oggetto di reato.