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LAVORO NERO NELL'EMPOLESE VALDELSA, "PIU' IMPEGNO DAGLI IMPRENDITORI"
La vicenda di un calzaturificio a Certaldo muove ad alcune considerazioni in Consiglio provinciale

Lavoro nero in uno stabilimento di Calzature a Certaldo. Sulla vicenda domanda d'attualità dei consiglieri provinciali di Rifondazione comunista Andrea Calò e Lorenzo Verdi a cui ha risposto l'assessore al Lavoro Elisa Simoni. "Sul caso specifico è evidente che è in corso un'indagine - spiega Simoni - Non ci sono perciò gli elementi necessari, sufficienti per poter riportare al Consiglio alcuni aspetti del fatto accaduto. I nostri non sono compiti di ispezione. Non è rilevabile da parte nostra il lavoro nero in termini numerici certi, ma più di una volta mi è capitato, misurando la difficoltà d’applicazione di alcune delle nostre politiche di sotegno, di valutare come la piaga del lavoro nero sia probabilmente in netto aumento". Vi sono delle difficoltà palesi, alle quali "spesso i lavoratori e le lavoratrici rispondono cercando di trovare delle soluzioni individuali che comportano deficit, ad esempio, in ordine alla sicurezza sul lavoro. La Provincia mette in atto tutto quello che è di sua competenza per capire meglio e per arginare alcuni fenomeni, in convergenza con il lavoro della Prefettura, molto attenta a riguardo, e con le organizzazioni sindacali".
"Parliamo di un calzaturificio - ha replicato il consigliere Lorenzo Verdi - nel quale l’intervento delle Fiamme Gialle ha messo in luce la presenza di 13 lavoratori, 4 uomini e 9 donne, tutti in nero, in completa situazione di evasione fiscale. Giustamente l’Assessore diceva che le indagini sono in corso, quindi chiaramente questo è un aspetto che seguirà il suo iter. Purtroppo questa non è la prima occasione nella quale si riscontrano o emergono all’interno del territorio della provincia di Firenze situazioni di questo tipo". La questione di fondo "credo sia un po’ questa: il rischio che la pratica del lavoro sommerso, del lavoro a nero, sia una pratica purtroppo ordinaria e, chiaramente, le ragioni che possono portare a un ampliamento di questa condizione non possono essere addotte come giustificazioni". In una situazione di crisi economica "in cui molte persone si trovano a casa private dal loro lavoro, la disperazione può condurre anche a accettare delle occupazioni a limite o oltre i limiti della legalità, quindi, occupazioni occasionali se non legali. Questo può costituire una giustificazione per chi li a fine del mese uno stipendio a casa lo deve portare, perché deve poter far vivere la propria famiglia. Il problema che preoccupa di più è quello sull’altro versante, quello datoriale proprio perché se ci sono delle giustificazioni per quanto riguarda i lavoratori, credo che meno giusficazioni si possano dare per quanto riguarda gli imprenditori. È chiaro che non pretendiamo e non vogliamo dire, con questo, che tutta la categoria degli impredditori si è macchiata di pratiche non corrette, ma il problema al suo interno esiste. Sarebbe opportuno capire quali possono gli impegni che le associazioni datoriali possono assumere per contrastare il lavoro nero e perché sistemi illegali non si diffondano ulteriormente".

19/05/2011 08.51
Ufficio Stampa Consiglio provinciale di Firenze