SCUOLA: LA RIFORMA SI PUO’ CAMBIARE
Brocca (UDC) prende le distanze dalla Moratti – Le Regioni rivendicano la loro competenza - Il dato: la popolazione scolastica cresce del 3% ogni anno.
Riforma della scuola sbagliata? Illegittima? Da cambiare e come? Se ne è parlato questa mattina all’Istituto degli Innocenti di Firenze dove, su iniziativa della Provincia ed in collaborazione con la Regione e il CIDI si sono svolti i lavori del convegno sul tema “Scuola di qualità per tutti i o per pochi?”.
Il convegno ha puntato su un confronto fra le diverse posizioni in campo, a livello di parlamentari e di amministratori regionali.
Così alle critiche a 360° della deputata dei Ds Alba Sasso (“Ignorandone il valore per lo sviluppo del Paese e trattandola come un qualunque settore della politica, sulla scuola si risparmia a basta, indorando la pillola con la libertà di scelta per le famiglie. La scuola più massacrata è la media, che diventa un ciclo residuale. Ma chi dice che la scuola deve essere per forza più povera? La scuola oggi è molto più avanti della riforma”) o della senatrice della Margherita Albertina Soliani (“Bisogna rimettere in carreggiata la scuola e l’Italia”. “Non è possibile che sia Bossi a decidere del profilo istituzionale della scuola italiana”. “Si sbandierano inglese e informatica e poi per loro ci sono meno ore e gli investimenti che c’erano già prima”) si affianca il giudizio sulla riforma Moratti di un esponente della maggioranza e grande esperto, l’onorevole Beniamino Brocca, responsabile scuola dell’Udc, che va all’origine del problema: “Sulla scuola manca una strategia e perciò si fanno errori; la nuova strategia dovrebbe essere costruita sui concetti della flessibilità, della sussidiarietà e della professionalità e sui metodi della conciliazione e del dialogo. Leggi blindate (che Brocca definisce ‘nate ai tavoli delle trattorie di Milano’) fanno male alla scuola, bisogna cercare di coinvolgere le opposizioni. C’è molta strada da fare insieme fra maggioranza e opposizioni. Sono ancora le tre ‘E’, Educazione, Educazione, Educazione, a contare, non le tre ‘I’”
Come uscire da questa situazione? “Il Ministro si è impegnato – dice Brocca – a istituire entro il 1° settembre un gruppo di studio per riesaminare piani di studio e curricoli”. Da rivedere anche l’impianto della divisione fra il primo canale dell’istruzione quello dell’istruzione professionale. “Tutta l’istruzione tecnica e professionale va riportata nel secondo canale, studiando bene i passaggi fra i due canali”.
Omogeneità fra gli atteggiamenti delle Regioni. Hanno parlato questa mattina, con il presidente del CIDI Domenico Chiesa in veste di coordinatore, l’assessore all’Istruzione della Toscana Paolo Benesperi, quello alla ricerca dell’Umbria Gaia Grossi e quello alla formazione del Veneto Raffaele Grazia, ed al di là della diversa appartenenza politica tutti hanno insistito sulla riforma del Titolo V della Costituzione e la competenza delle Regioni.
La proposta di Brocca è che il testo della devolution sia ripreso perché alle Regioni sia riservata la organizzazione funzionale di entrambi i canali della scuola e lo Stato si occupi di definire invece la struttura organizzativa. Per l’esponente dell’Udc “se la riforma di Bossi va avanti così è peggiorativa del Titolo V ed è un pasticcio”.
Sull’interpretazione del Titolo V pochi dubbi: Benesperi dice che è chiarissima la responsabilità delle Regioni. L’assessore alla pubblica istruzione del Comune di Firenze, Daniela Lastri, intervenuta in apertura del convegno, sostiene che devono essere date alle Regioni tutte le competenze ora esercitate dalle Direzioni scolastiche regionali. E l’assessore Grazia precisa che si tratta di criticare la Moratti ma di partire dalle esigenze del territorio e di pensare alla scuola non come una cosa a se stante ma come parte di un sistema unico: “Facciamo fare un passo indietro al Governo, perché le Regioni hanno già fatto un passo avanti”.
Sullo sfondo del convegno i dati sulla popolazione scolastica e le nuove attese delle famiglie, sintetizzate nel suo intervento dal vicepresidente della Provincia di Firenze Piero Certosi: “c’è una richiesta crescente di scuola pubblica, il numero degli iscritti aumenta qui del 3% annuo; gli immigrati, che 15 anni fa erano 6.000 in tutta Italia, sono più di 6.000 oggi sono nella nostra Provincia, e nei prossimi 15 anni triplicheranno. Cresce poi la richiesta di servizi, di sperimentazione, di aiuti per l’integrazione dei ragazzi in situazione di difficoltà. La riforma Moratti non affronta il problema della crescita della popolazione scolastica e dei suoi bisogni di integrazione”.