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Il 21 febbraio di ogni anno, da un po’ di tempo ormai, si celebra la Giornata della Lingua Materna. È stata l’Unesco a proclamarla tale nel 1999. La proposta era partita dal Bangladesh ed era appoggiata da 28 paesi. La data vuole ricordare la sollevazione, avvenuta nel 1952, dell’allora Pakistan orientale in difesa del Bangla (o bengalese, la lingua delle opere del premio nobel Tagore), madre lingua di buona parte del paese.

Difendere la diversità linguistica e culturale nel mondo è tra gli obiettivi principali dell’Unesco. Gli sforzi per promuovere la diffusione delle lingue madri, che costituiscono il piú importante strumento per la salvaguardia e lo sviluppo del nostro patrimonio materiale ed immateriale, sono finalizzati non solo ad incoraggiare la diversità linguistica e l’educazione plurilinguistica, ma anche a sviluppare una piú profonda consapevolezza delle tradizioni culturali e una solidarietà basata sulla comprensione, la tolleranza e il dialogo.

La Giornata è quindi uno strumento di salvaguardia del patrimonio linguistico dell’umanità, messo oggi in pericolo dalla globalizzazione e dalle tendenze all’utilizzo di un’unica lingua, con i conseguenti rischi di progressiva marginalizzazione e sparizione delle altre: si calcola che oltre la metà delle circa 6000 lingue parlate nel mondo siano a rischio scomparsa.

Le lingue materne si difendono anche con l’adozione di una lingua neutra per la comunicazione internazionale. A tale scopo può benissimo assolvere l’esperanto, lingua di tutti in generale e di nessuno in particolare. Per questo motivo gli esperantisti fiorentini dichiarano di aderire alla celebrazione del 21 febbraio, convinti del valore della lingua materna quale bene primario di ogni essere umano, parte costituzionale della persona, patrimonio inalienabile della società.