Fondazione Cassa di Risparmio di Firenze
RISPLENDE AL CARMINE LA PALA DEL VASARI RESTAURATA
L’intervento si è svolto nella sede dell’Ente Cassa di Risparmio di Firenze. Appello di padre Duranti alle istituzioni: ‘’aiutateci a recuperare anche gli altri tre dipinti salvati dall’incendio del 1771’’
Torna nella Cappella del Crocifisso (già Botti) della Basilica di Santa Maria del Carmine il grande dipinto di Giorgio Vasari che è stato restaurato in questi mesi nella sede dell’Ente Cassa di Risparmio di Firenze (che ha contribuito anche al finanziamento dell’operazione), in via Bufalini, trasformata per l’occasione, in una delle sale a piano terreno, in un vero e proprio ‘laboratorio attrezzato’. L’ intervento è stato diretto da Daniele Rapino, funzionario della Soprintendenza Speciale per il Patrimonio Storico, Artistico ed Etnoantropologico e per il Polo Museale della città di Firenze, ed eseguito dalla restauratrice Laura Caria che ha lavorato sulla grande pala (cm 450 X cm 248) raffigurante la Crocifissione con la Madonna San Giovanni Evangelista e Maria Maddalena (1562-63) dall’ottobre scorso alla fine di marzo.
L’opera è stata presentata stamani alla stampa dal Direttore Generale dell’Ente Cassa di Risparmio Renato Gordini, dalla Soprintendente per il Patrimonio Storico,
Artistico ed Etnoantropologico e per il Polo Museale della città di Firenze Cristina Acidini, dal priore della Comunità del Carmine padre Raffaele Duranti e dal direttore dei lavori Daniele Rapino. Nel corso dell’incontro il priore ha lanciato un appello alle istituzioni perché contribuiscano, come ha già fatto l’Ente Cassa, al recupero anche delle altre tre tele della basilica che si sono salvate dall’incendio del 1771 e che sono opera di Poccetti, Butteri, Monaldi.
L’ analisi di piccoli prelievi non invasivi della pittura – è stato spigato durante la conferenza stampa - è stata propedeutica all’intervento di restauro per individuare le componenti materiche e di degrado; successivamente la tavola è stata sottoposta ad un trattamento anossico di disinfestazione da parassiti (tarli). La pulitura ha comportato l’eliminazione degli strati di nerofumo e di polveri depositatisi nel tempo che offuscavano il dipinto; inoltre sono state eliminate le vecchie vernici ossidate date in precedenti interventi di manutenzione consentendo una migliore lettura di tutto l’insieme e valorizzando i cromatismi, alla ricerca di un equilibrio il più affine possibile all'originario accordo dei colori. Nell’occasione è stata restaurata da Aviv Fürst la cornice settecentesca.
La pala aveva infatti la necessità di un intervento di restauro conservativo e l’Ente Cassa ha deciso di ‘adottarla’, operando in sinergia con il Polo Museale Fiorentino, con la Comunità dei Padri Carmelitani e col Fondo Edifici di Culto (Fec) del Ministero dell’Interno. Il costo complessivo dell’intervento è stato di 25.000 euro (2/3 coperti dall’Ente Cassa e 1/3 dal Polo Museale); lo sponsor tecnico unico è stata la Ditta Dafne di Luciano Volpi. L’ impresa Paolo Teri ha offerto il restauro della cornice in stucco.
Questa operazione si aggiunge ad altre importanti iniziative promosse, lo scorso anno, dall’Ente Cassa nell’ambito delle celebrazioni per il quinto centenario della nascita del grande maestro aretino: il prestito di due opere, sempre vasariane e appartenenti alla collezione della fondazione, per la mostra dedicata al maestro che è stata allestita nelle sale espositive del Museo Diocesano di Arezzo, il restauro degli affreschi di Casa Vasari a Firenze che, per la prima volta, è stata aperta al pubblico e una piccola esposizione di sei opere dell’artista di proprietà dell’Ente Cassa allestita nello Spazio Mostre.
In occasione del ritorno dell’opera nella Basilica del Carmine è stata realizzata una pubblicazione, edita da Polistampa, con testi di Daniele Rapino, Alessandro Cecchi, Laura Caria.
‘’Ci ha fatto particolarmente piacere – ha scritto nell’opuscolo il presidente dell’Ente Cassa di Risparmio Jacopo Mazzei - ‘adottare’, sia pure per un periodo temporaneo, la tavola del Carmine, non solo dal punto di vista economico, ma anche e soprattutto sul piano di un ideale rapporto simpatetico con un capolavoro che aveva bisogno di essere restituito, in uno spazio ‘accogliente’, al suo antico stato di splendore, per poi ritornare definitivamente nella sua ‘casa’ originaria. Ciò testimonia anche il significato che l’Ente Cassa ha inteso attribuire all’intero progetto legato alle celebrazioni vasariane’’.
‘’Questo ‘restauro in diretta’ – ha osservato a sua volta la Soprintendente per il Patrimonio Storico, Artistico ed Etnoantropologico e per il Polo Museale Cristina Acidini -rappresenta, oltre ad un’ulteriore e meritorio impegno per il lascito artistico di Giorgio Vasari, un’esperienza che va nella direzione della trasparenza e della condivisione, preziose entrambe per avvicinare la società civile alle gioie e, non meno, alle responsabilità della salvaguardia del patrimonio artistico’’.
Questa sera, dopo la messa delle 18, è previsto lo scoprimento della grande tavola alla presenza dei fedeli e delle autorità tra cui il presidente dell’Ente Cassa di Risparmio di Firenze Jacopo Mazzei, la soprintendente Acidini, l’assessore comunale Stefania Saccardi, il priore Duranti, l’Arciprete del Capitolo della Metropolitana fiorentina Mons. Paolo Ristori.
Cenni storici sul dipinto a cura di Daniele Rapino
Il dipinto, un olio su tavola, raffigurante la Crocifissione con la Madonna, San Giovanni e Maria Maddalena, è stato realizzato da Giorgio Vasari nel 1562-63, come lui stesso cita nei Ricordi n.267 «una tavola di mia mano nella cappella di Matteo, e di Simone Botti miei amicissimi» per la cappella Botti nella chiesa fiorentina di Santa Maria del Carmine, dove tuttora si conserva. La tavola era corredata di una predella raffigurante la Natività e di un dossale, entrambi perduti. Il patronato della famiglia Botti sulla cappella durò fino al 1619, quando il marchese Matteo di Giovanni Battista Botti, senza successori, nominò erede universale il granduca di Toscana Cosimo II.
L’altare della cappella del Crocifisso progettato da Giorgio Vasari fu realizzato nel 1561 e, per la data precoce, lo possiamo considerare il prototipo di tutti gli altri eseguiti dall’aretino nell’ambito dei progetti di rinnovamento chiesastico promosso dal duca Cosimo in molte chiese fiorentine. Nel 1771 un violento incendio, scatenatosi durante i lavori per la realizzazione di un soffitto ligneo intagliato, distrusse buona parte della chiesa e degli arredi; la tavola raffigurante la Crocifissione, insieme ad altre tre furono salve perché erano state trasferite all’interno della sacrestia durante i lavori.
Il dipinto segue la tradizione iconografica della Crocifissione risalente al Medioevo e che ebbe molta fortuna nel Quattrocento in area toscana. Esso rappresenta anche un precoce esempio di pittura controriformata, evidente nella composizione semplice ed equilibrata, accentuata dal tono pietistico che trasmette un senso di dolore profondo ma composto, soprattutto nella figura del Cristo e di Maria Maddalena. Quest’opera conferma l’attenzione del Vasari a recepire le nuove istanze espresse dalla chiesa nell’ambito delle raffigurazioni sacre, per contrastare la tempesta del protestantesimo che stava travolgendo tutta l’Europa.
20/04/2012 13.47
Ente Cassa di Risparmio di Firenze