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Non-profit in provincia di Firenze
INTERVENTO DEL PRESIDENTE DELLE ACLI DI PRATO STEFANO GELSUMINI SULLA STRAGE AL MACROLOTTO
"Anche le Acli di Prato non possono più stare zitte"
Anche le Acli di Prato non possono più stare zitte. Ci sono voluti ancora una volta dei morti, e dei morti sul nostro territorio di Prato, per richiamare l’attenzione di noi tutti. Sappiamo, pur non vivendole direttamente, le condizioni di sopravvivenza di questi esseri umani, in quali situazioni sono costretti a “vivere” e “lavorare”. Porterei però la nostra riflessione non solo e soltanto sulle condizioni e modalità di lavoro, se di lavoro possiamo ancora parlare, ma sul concetto d’ideale di lavoro e sul perché si lavora e si vive in certe situazioni.
Il lavoro deve nobilitare l’uomo, deve emancipare l’uomo, il lavoro è fatto per l’uomo e non l’uomo per il lavoro. La schiavitù è un concetto che per noi risale al passato, ma siamo proprio sicuri di questo?

Questa enorme disgrazia ci costringe a valutare in maniera diversa anche il nostro atteggiamento, le nostre convinzioni. Abbiamo perso completamente il concetto di lavoro come realizzazione della umanità, come completezza del percorso che ogni essere umano deve percorrere nella propria esistenza. Lo abbiamo trasformato solo e soltanto in un mezzo per raggiungere alcuni obbiettivi, la ricchezza o l’accaparrarsi di alcuni beni. Avere dei beni, degli oggetti a qualsiasi costo, non importa come, l’importante è averli. Ecco spiegato il motivo per il quale giovani ragazzine o ragazzini si prostituiscono per una ricarica telefonica, per un nuovo cellulare, per un tablet, per un paio di blue jeans.

La legge della economicità a tutti i costi ci porta a questo, produrre un oggetto al prezzo più basso possibile, utilizzando qualsiasi mezzo, lecito o illecito, dignitoso o non dignitoso, il fine giustifica i mezzi. Allora le Acli pratesi, provano a richiamare tutti a un nuovo modo di lavorare, a un nuovo modo di produrre, a un nuovo modo di riscattare l’uomo nella dignità più vera, non solo e soltanto nella fase produttiva, ma anche nel momento dell’acquisto, del consumo. Iniziamo a chiederci come certi prodotti possono essere immessi sul mercato a prezzi così “stracciati”, come alcuni beni sono stati prodotti, la mano d’opera utilizzata per la creazione di oggetti anche di pregio. Iniziamo a “boicottare” tutti quei prodotti, che sicuramente sono stati “creati” con l’utilizzo di risorse umane schiavizzate, con l’ausilio di mano d’opera infantile, realizzate in condizioni di lavoro disumane. E non è solo il prezzo finale che fa la differenza. Infatti ci sono famosi stilisti che mettono in vendita nelle loro lussuose boutique camice acquistate a peso (2,50 euro il costo di ogni singola camicia, con modalità di produzione inimmaginabili), al prezzo di 450,00 euro. Riscopriamo anche noi il valore del lavoro come mezzo di emancipazione di realizzazione. Non siamo ad ammassare pietre, ma siamo, tutti insieme e ognuno con i propri compiti, a costruire la cattedrale. Anche nel momento dell’acquisto di tutto ciò che ci serve, possiamo riscoprire, e far scoprire, questo concetto.

Non lavoriamo per campare, non lavoriamo per fare “i soldi”, lavoriamo per realizzarci, lavoriamo per rendere dignitosa sotto tutti gli aspetti l’umanità. Tutti siamo chiamati a questo compito, noi lavoratori cattolici in particolare. Anche Gesù, nostro Signore, ha nobilitato il lavoro durante la Sua esistenza terrena. Per trent’anni ha lavorato come artigiano falegname nella bottega di famiglia. Non aspettiamo altre morti, iniziamo subito a modificare il nostro atteggiamento, sia nel mondo del lavoro, che nella sfera privata di consumatori.

Stefano Gelsumini
Presidente delle Acli di Prato

02/12/2013 12.37
Non-profit in provincia di Firenze


 
 


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