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Redazione di Met
CITTÀ METROPOLITANE: GIUNTA VENETO IMPUGNA LEGGE
Zaia, "riforma allucinante e aberrante". "Ingiustificato che il presidente e il consiglio provinciale siano eletti non dalla cittadinanza ma dai sindaci e dai consiglieri comunali". Il Costituzionalista Antonini ricorda la sentenza 220 della Corte Costituzionale e dice: "se si decide di far cadere dall'alto decisioni di questo tipo è chiaro che poi dovrà entrare in ballo la Consulta...una revisione di questo tipo non può essere fatta con una legge ordinaria"
Udienza della Corte Costituzionale
La Giunta regionale del Veneto sulle barricate contro la legge che istituisce le città metropolitane. L'esecutivo di Palazzo Balbi si è riunito oggi in via straordinaria dando mandato all'Avvocatura regionale di proporre alla Corte Costituzionale l'impugnativa della legge che detta "Disposizioni sulle città metropolitane, sulle province, sulle unioni e fusioni di comuni". Secondo quanto trapela nei corridoi della giunta veneta, l'esempio potrebbe essere seguito a stretto giro di posta da altre regioni come la Lombardia. "Abbiamo voluto con forza questo ricorso perché la città metropolitana si delinea come l'ennesimo, inutile e incostituzionale carrozzone - spiega il presidente Luca Zaia -. Gli effetti della legge Delrio saranno paradossali: il primo e più evidente sarà che l'intera popolazione della provincia di Venezia si troverà ad avere come proprio sindaco metropolitano quello della città capoluogo, senza averlo né scelto né democraticamente eletto. Una sorta di supercommissario che lavorerà, è evidente, nell'interesse prevalente di chi lo ha eletto e non degli abitanti di tutto il territorio metropolitano". Per Giorgio Orsoni, sindaco di Venezia e coordinatore nazionale in sede Anci delle città metropolitane, la giunta veneta di centrodestra ha semplicemente "voluto fare uno spot elettorale in vista del secondo turno delle amministrative". "L'impostazione che viene data al preannunciato ricorso - continua Orsoni, bollando l'esecutivo veneto di 'arretratezza culturale' - dimostra come non si sia voluto capire quale è il senso della riforma Delrio". "Mi meraviglia inoltre che l'incarico di predisporre il ricorso - la stoccata finale del sindaco - sia stato affidato al prof. Luca Antonini, ordinario di diritto costituzionale presso l'Università di Padova, un consulente del governo che ha collaborato alla predisposizione del testo della legge Delrio". Pronta la replica a stretto giro del governatore del Veneto, che rimanda al mittente l'accusa di voler fare uno spot elettorale in una fase segnata dal ballottaggio delle elezioni comunali. "La stizzita reazione del sindaco Orsoni - osserva Zaia - al ricorso della Regione Veneto contro la legge Delrio e l'assurdità delle città metropolitane puzza tanto di lesa maestà". Dice la sua anche il costituzionalista Luca Antonini, che ha coadiuvato l'Avvocatura della Regione Veneto nel ricorso alla Consulta della legge 56."I tempi per il ricorso, che scadranno venerdì 6 giugno, sono decisi dalla legge - spiega all'ANSA - vale a dire 60 giorni dopo la pubblicazione del testo, quindi - sottolinea - non c'è nessuna volontà di voler fare uno spot elettorale". La legge Delrio, rileva ancora Zaia, rappresenta "una violazione evidente dei diritti di rappresentanza dei cittadini della provincia di Venezia. Una riforma allucinante e aberrante". Le contestazioni del Veneto si incentrano soprattutto sul fatto che la istituzione di una città metropolitana deve essere effettuata con procedura costituzionale che veda una azione propulsiva delle comunità locali e la partecipazione delle Regioni. Inoltre, nel prevedere che la città metropolitana coincida con il territorio della provincia, la legge contempla anche per i comuni capoluogo limitrofi la possibilità di aderirvi. Anche in tal caso, sostiene il Veneto, senza consultare le popolazioni interessate, ma prevedendo che, anche qualora la Regione interessata esprima parere contrario alle proposte di adesione formulate dai Comuni, sia il Governo a intervenire proponendo al Parlamento un disegno di disegno di legge contenente le modifiche territoriali di province e città metropolitane".

(di Paolo Teodori) (ANSA) - Sulla legge di riforma degli enti locali, la cosiddetta Delrio, "c'è stato anche nel recente passato un ampio dibattito parlamentare, ma comunque sono state fatte delle scelte, che naturalmente sono di ordine politico. Le audizioni in Parlamento le ricordo, come ricordo i dubbi sulla costituzionalità mossi anche da altri giuristi". A parlare è Luca Antonini, costituzionalista e secondo molti addetti ai lavori padre del federalismo fiscale italiano, che risponde così alle polemiche sorte dopo il ricorso alla Consulta promosso dalla Regione Veneto contro la legge 56 sulle Città metropolitane, anche con il suo sostegno in qualità di difensore della stessa Regione. In merito allo stupore espresso da alcuni sulla sua collaborazione per il ricorso alla Corte Costituzionale, Antonini esprime con chiarezza il suo parere all'ANSA: "semplicemente agisco nell'ambito della mia attività professionale; è la volontà politica che invece decide l'impostazione dei provvedimenti e io non ho la paternità di questa legge". Anche perché, aggiunge, "se in qualche modo posso essere il padre del federalismo fiscale è evidente che non posso assumermi la paternità di questa legge, che invece spetta ad altri colleghi sempre sotto il profilo tecnico-giuridico". I dubbi dei costituzionalisti, numerosi, aggiunge Antonini, "sono stati espressi nelle sedi opportune, a cominciare dalle audizioni parlamentari. Poi però, ripeto, sono state fatte delle scelte". Un primo rilievo sull'articolo 133 della Costituzione, ricorda, fu fatto già ai tempi del decreto legge su Città metropolitane e Province, la 95 del 2012. E allo stesso modo si è espressa la Consulta con la sentenza 220 del 2013. Con la legge 56, spiega, "le Città metropolitane si sostituiscono alle Province, decisione che viene assunta senza il parere delle Regioni, come detta l'articolo 133 della Costituzione. E per forza di cose se si decide di far cadere dall'alto decisioni di questo tipo è chiaro che poi dovrà entrare in ballo la Consulta". "La legge Delrio - osserva ancora il costituzionalista - prevede che i sindaci delle Città metropolitane gestiscano territori dove risiedono cittadini da cui non sono stati eletti, e questo non va bene, visto che poi dovranno gestire funzioni che sono di ambito generale e di gestione, quindi si presuppone con un profilo politico". Se fosse già in vigore una riforma costituzionale, argomenta da ultimo Antonini, "la vicenda sarebbe chiarita, ma una revisione di questo tipo non può essere fatta con una legge ordinaria". (ANSA).

02/06/2014 15.08
Redazione di Met


 
 


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