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Asl Toscana Centro - Pistoia
La ASL 3 Pistoia sperimenta l'infermiere del territorio
Come "filtrare" gli accessi in Pronto Soccorso
Meno accessi ripetuti in pronto soccorso e meno ricoveri. Diminuiscono le degenze e crescono i vantaggi per gli ammalati, ai quali vengono offerti servizi alternativi all’ospedalizzazione. E’ il progetto della AUSL3, per il momento ancora in fase sperimentale, ma destinato a fare strada: con l’attivazione dell’infermiere del territorio, all’interno del pronto soccorso, del presidio ospedaliero San Jacopo di Pistoia sono stati valutati, in soli 45 giorni, 348 pazienti, con un’età superiore a 65 anni, e per 141 di loro è stato attivato un percorso assistenziale diverso rispetto al ricovero ospedaliero.



Il dettaglio del progetto è pubblicato sulla edizione del 28 ottobre scorso del Sole 24 Ore Sanità Toscana (in allegato).


Il progetto ha dimostrato subito la sua efficacia e ha provato che la continuità ospedale-territorio può anche essere realizzata in una struttura deputata all’emergenza e urgenza.
Il pronto soccorso ha, infatti, rappresentato un punto privilegiato di osservazione e di presa in carico dei pazienti che si recano ripetutamente presso i servizi ospedalieri, senza poi trovare la risoluzione a loro problemi, sanitari o socio-sanitari. Anche nella realtà del territorio dell’Azienda ASL 3 si registra, infatti, un notevole aumento della percentuale di pazienti anziani che fanno ricorso, più volte, al pronto soccorso.



A partire dal 15 luglio, fino al 30 settembre di quest’anno, è stato avviato il progetto sperimentale specifico nel pronto soccorso pistoiese: un infermiere esperto del territorio, ha iniziato un periodo di presenza continuativa all’interno della struttura durante il quale ha valutato i pazienti anziani con reingresso e quelli a rischio di reingresso.

All’individuazione dei casi è seguito un confronto, anche telefonico, con i Medici di medicina generale, per inquadrare il paziente e i suoi bisogni clinici ed assistenziali.


Per i 141 casi sono stati attivati interventi differenziati: dall’assistenza domiciliare fino a dei progetti assistenziali che prevedevano il coinvolgimento dei servizi sociali. In particolare per quei pazienti che presentavano situazioni più complesse, sono anche stati svolti dei monitoraggi domiciliari e per favorire il miglioramento delle condizioni di coloro che presentavano patologie croniche (scompenso, diabete, ipertensione, broncopneumopatia cronica ostruttiva) realizzati i percorsi assistenziali di Chronic Care Model (CCM). Le persone “anziane fragili” hanno invece usufruito della “sorveglianza attiva” , sia attraverso visite domiciliari che folloup telefonici.


L’infermiere esperto in pronto soccorso è stato anche abilitato ad utilizzare una serie di data base (il portale Dedalus, il programma CARIBEL e il programma AS-400), risultati fondamentali per consultare ed attivare la rete dei servizi territoriali (dal medico di famiglia alle unità valutative multiprofessionali) ed i percorsi (dalla fornitura degli ausili all’invio agli ambulatori per le ferite difficili fino all’attivazione dei centri residenziali).


Per il direttore sanitario Lucia Turco il progetto ha confermato che numerosi ricoveri sono evitabili se viene offerto un appropriato piano assistenziale extra-ospedaliero.

“Fino a questo momento la continuità assistenziale si realizzava all’uscita dell’ospedale: il nostro progetto ha dimostrato che, trovandosi l’infermiere territoriale già all’ingresso del pronto soccorso, è possibile ridurre non solo le probabilità di nuove e ripetute visite e prestazioni in pronto soccorso, ma, soprattutto diminuisce l’ospedalizzazione. Un intervento sicuramente efficace, un progetto certamente innovativo, che una volta sviluppato potrà rendere più appropriate cure e assistenza”.

30/10/2014 13.37
Azienda Asl 3 Pistoia


 
 


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