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Redazione di Met
Piste e impianti aperti ma alti costi di gestione
Festività salve in montagna, ma Federfuni Italia lancia l’allarme. “Gli impiantisti stanno sopportando costi elevatissimi per garantire la sciabilità e l’apertura delle piste, vero volano del turismo montano che mai come in questo anno è stato riscoperto dal turista italiano”
L’Italia è stata imbiancata fino alle coste e le temperature, nel periodo post natalizio, sono scese ben al di sotto dello zero. Ma in montagna non si ride: il paradosso infatti è che quando si verificano queste condizioni la neve scarseggia proprio là dove non crea disagio, ovvero sulle piste da sci. Dunque poca neve in montagna, sia nelle località delle Alpi che dell’Appenino; inoltre i forti venti hanno in molti casi spazzato le cime, riducendo ulteriormente la copertura nevosa. Eppure si scia, ma con costi di gestione elevatissimi che mettono a rischio i bilanci delle società che gestiscono gli impianti di risalita.
“La stagione è partita in ritardo, fino al 25 dicembre le temperature ben al di sopra della media non hanno nemmeno permesso di mettere in funzione i cannoni, ed è saltato quasi dovunque il ponte dell’8 dicembre, tradizionale avvio di apertura della stagione. Poi fortunatamente l’arrivo del freddo – commenta Andrea Formento Presidente di Federfuni Italia, l’associazione che riunisce gli impiantisti delle località di Piemonte, parte della Lombardia e del Veneto, di tutto l’Appennino e Isole – ha permesso di mettere in funzione gli impianti d’innevamento programmato; Ma produrre neve per coprire le piste e renderle ogni mattina perfettamente agibili, dopo adeguata battitura, ha costi elevatissimi. E sono costi, come andiamo ripetendo da anni, che gravano solo sulle spalle degli impiantisti, mentre i benefici di stazioni in funzione, con piste e impianti aperti, vanno a favore di tutto il comparto turistico montano: strutture ricettive, maestri di sci, attività commerciali, ecc…”.
Infatti, produrre neve, quando quella naturale scarseggia, costa molto, sia in termini di energia che di manodopera, perlopiù notturna, cui si aggiungono notevoli investimenti in strutture e attrezzature: bacini e tubature per la raccolta e il trasporto dell’acqua, cannoni, reti elettriche, ecc..
Il freddo e le cime imbiancate hanno comunque messo in moto il settore e la gente ha affollato le località di montagna, segno di un comparto che “tira” e che soprattutto per le stazioni di vicinanza ha riscontrato un vero boom in questo scorcio di stagione. Ma gli impiantisti non ci stanno più a sopportare da soli spese che a fine stagione rendono impossibile avere bilanci, se non in attivo, perlomeno in pareggio.
“In tutte le regioni a statuto ordinario, dove non esistono sostegni diretti, le società degli impianti sono dovunque in grave difficoltà - prosegue Formento. Ormai solo un serio intervento strutturale, con una conseguente modifica anche dei modelli gestionali, può evitare che il nostro settore sia in balia delle variazioni climatiche che condizionano gli andamenti economici stagionali. Una buona stagione non basta a risollevare il comparto, ma purtroppo una pessima stagione può dare il colpo finale a società in difficoltà. Dunque non è difficile prevedere per la fine dell’inverno 2014/2015 situazioni di estrema difficoltà per le aziende del settore.
“Va dato atto al Governo e al Parlamento che con il provvedimento sulla fine della vita tecnica degli impianti a fune si e iniziato a porre mano ad iniziative utili per il nostro settore. Ora si chiede però un’attenzione strutturale, in considerazione dell’elevata importanza che la nostra attività riveste per tutta l’economia montana e la sopravvivenza non solo delle nostre società ma di tutto l’indotto. Occorre inoltre proseguire sulla strada di un rinnovato spirito di semplificazione, pur nel rispetto dei parametri di sicurezza che sono il primo obiettivo di noi imprenditori”.
“Riguardo alla situazione specifica toscana - conclude Andrea Formento, in qualità di Presidente della Federfuni regionale - la Regione ha iniziato un percorso con gli enti locali per trovare soluzioni strutturali opportune, un percorso che dà speranza e del quale si sono già visti i primi risultati in situazioni di particolare crisi. Sarebbe però opportuno, in questo momento in cui le finanze regionali sono soggette ai tagli a tutti ben noti, se a tale intervento si aggiungessero risorse nazionali da destinare al settore nelle regioni a statuto ordinario.

09/01/2015 14.44
Redazione di Met


 
 


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