Comune di Tavarnelle Val di Pesa
Toscana Ovunque Bella, Tavarnelle racconta la sua storia
Il vicesindaco Venturini: “Tavarnelle aggiunge un tassello significativo alla narrazione del territorio toscano con le sue specificità e i suoi tesori”
Anche Tavarnelle, con le sue bellezze senza confini, si propone come viaggio da leggere e scoprire tra le pagine on line di Toscana Ovunque Bella, il progetto di promozione turistica della Regione Toscana che punta a valorizzare le risorse paesaggistiche e il patrimonio storico-architettonico che caratterizza i luoghi della regione attraverso la cifra narrativa dello storytelling. “Grazie ai testi redatti da uno scrittore del nostro territorio Francesco Mattonai – spiega il vicesindaco Davide Venturini – alle immagini degli archivi di Mario Forconi, Lorenzo Bojola e lo stesso Mattonai, accendiamo i riflettori sul pregio storico e sulla qualità del buon vivere del nostro territorio. Raccontiamo ai visitatori di tutto il mondo l'esperienza Tavarnelle mettendo in primo piano gli aspetti più curiosi, legati a vicende, tradizioni, angoli e scorci di un pezzo di Toscana che si contraddistingue per la millenaria capacità di accoglienza e si lascia esplorare nel profondo, senza timori e pregiudizi ma con grande freschezza e generosità”.
I capitoli che ripercorrono l'identità di Tavarnelle sono cinque. “Una terra di fortune” spiega l'origine del paese di Tavarnelle, legato alla presenza di taverne. Il rapporto tra i viandanti e il territorio è narrato nella sezione “Da porta a porta” in cui sono chiari i riferimenti ai tesori del passato, Badia a Passignano e San Donato in Poggio. La storia di Tavarnelle che si costruisce lungo le strade racconta dell'importanza di “via Regia” nella frazione di Sambuca dove, tra mito popolare, spiritualità e tradizione religiosa, si forgia la figura di San Giovanni Gualberto. L'ambizione dei villaggi di acquisire centralità nello scacchiere economico-militare del Medioevo è legata all'area di “Poggio al Vento” da cui svettano fiere le case torri. Le microstorie si concludono con San Polo a Torre, altra torre imponente cui toccò una sorte diversa che oggi la fa apparire in tono minore, avvinghiata dalla natura e schiacciata dal peso dei secoli. Ma sempre avvolta dal fascino del mistero e dalla magia del tempo che fu.
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Son pochi i mercanti così temerari da avventurarsi su strade non battute. Da sempre il bisogno di un rifugio per la notte ha fatto nascere luoghi di sosta e ristoro. Dalle taverne prende il nome Tavarnelle, ma la Via Cassia, su cui sorge, non ha avuto sempre lo stesso percorso e non è stata l’unica via di commercio ad attraversare queste terre. Nei secoli nuovi sentieri hanno fatto nascere nuovi paesi, decretandone poi la loro fioritura o l’abbandono.
Nel medioevo i mercanti preferivano viaggiare lungo la strada che attraversa il Chianti e corre lungo il crinale che divide la Val d’Elsa dalla Val di Pesa, ma giunti nella zona di confine tra Firenze e Siena aumentava in loro la paura d’essere aggrediti. Stringevano più forte a sé i loro averi, rivolgendo le loro preghiere ai vicini monaci dell’abbazia del Passignano, sperando in un rifugio sicuro. Infatti, in loro soccorso, trovavano San Donato in Poggio, borgo fortificato che li accoglieva tra due alte porte. Il legame tra viandanti e paese è stato saldo per secoli, permettendo a San Donato di erigere mura, torri, un pozzo con cisterna e nel rinascimento anche importanti palazzi - tutti ancora visitabili.
Tra gli incontri indesiderati più strani capitati su queste strade si ricorda ancora quello che coinvolse addirittura San Giovanni Gualberto. Una volta percorrendo l’antica Strada Regia Romana (il cui tracciato culmina nel ponte di Ramagliano alla Sambuca) che il monaco vallombrosano prendeva per recarsi in visita ai contadini, il frate ebbe modo di imbattersi nientemeno che nel diavolo. Tanto fu scioccante e cruento lo scontro che addirittura sui massi ne è rimasto stampato il ricordo. Oggi quel tratto di strada è una piacevole passeggiata tra i tipici boschi di Cerro e Roverella.
Nella lunga partita tra Siena e Firenze, sullo scacchiere chiantigiano non mancavano mosse inattese alla ricerca di nuove vie d’accesso in territorio nemico. Ai tentativi si rispondeva con la nascita di nuovi presidi, indicati dalla presenza di una casa-torre. Intorno a queste nascevano villaggi che speravano un giorno di diventare importanti cittadelle. Oggi ne danno testimonianza due località dall’origine comune, ma dal presente molto diverso. Poggio al Vento, per l’ottima posizione di vedetta su buona parte del Chianti, divenne presidio per difendere l’abbazia e, pur restando di piccole dimensioni, negli anni ricevette in cambio prosperità e tutela per la sua chiesa e la sua cinta muraria, oggi ancora intatte.
Sorte diversa è toccata a San Polo a Torre, ormai inaccessibile perché fagocitata dalla natura. Alta torre di guardia, ben presto abitata da una piccola comunità che costruì anche una chiesetta, vide perdere l’interesse per la strada che presidiava e fu abbandonata a sé stessa. Oggi lo scheletro della torre (di cui rimane la parte bassa) è un monito a non dar per scontata la bellezza che ci circonda, perché la Storia a volte ci passa accanto, ma ci sfiora appena.
09/11/2016 16.55
Comune di Tavarnelle Val di Pesa