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Redazione di Met
“Mille brividi d’amore” in prima nazionale al Teatro delle Arti
Da venerdì 9 a giovedì 15 dicembre 2016
Da venerdì 9 a giovedì 15 dicembre il Teatro delle Arti di Lastra a Signa (Firenze) presenta in prima nazionale “Mille brividi d’amore - Il sogno italiano degli anni Sessanta”, secondo episodio della trilogia “Dopo Salò” ideata dal regista Gianfranco Pedullà e dal drammaturgo Massimo Sgorbani, con Compagnia teatro popolare d’arte e Compagnia Simona Bucci.

Realizzato con il sostegno di Mibact e Regione Toscana, “Mille brividi d’amore” ripercorre il sogno italiano dei Sessanta, attraverso la storia di due sposi novelli, Tonino e Graziella, travolti dal terremoto sociale e culturale di quelli anni.

Due “borghesi”, interpretati rispettivamente da Marco Natalucci e Rosanna Gentili, che non approdano a una coscienza politica e rimangono vittime delle illusioni di un mondo che promette tutto (anche la luna), ma consente solo a pochi di realizzare i loro sogni.

I due sono circondati dalle figure di un teatrino allucinato: i genitori di Graziella che raccontano un torbido rapporto all'interno della loro famiglia, i genitori di Tonino che gli appaiono in forma di incubo, due poco probabili presentatrici gemelle, una mammina dolce e cara solo in apparenza - simile alla pubblicità di un noto miele che imperversava sul piccolo schermo - una donna (poetessa?) che dà voce alla protesta in forma di versi.

Su questa storia privata, dove le colpe dei padri ricadono sui figli, incombe un presagio di catastrofe prefigurata dalla visione ricorrente delle vittime del Vajont e dal loro canto di “morti per acqua”, primo segnale di un “miracolo” incompiuto che si avvia verso la stagione della strategia della tensione e del terrorismo.

Insieme a Marco Natalucci e Rosanna Gentili, sono in scena Giusi Merli, Gianfranco Quero, Roberto Caccavo, Gaia Nanni, Gianna Deidda, Rosaria Lo Russo, Angela Degennaro, Isabella Giustina, Eleonora Venturi, Fausto Berti e Matteo Zoppi. Collaborazioni alle scene Claudio Pini, luci Marco Falai, collaborazione tecnica Saverio Bartoli e Gabriele Bonafoni.

“La cronaca di quegli anni abbiamo deciso di metterla sullo sfondo – spiega il regista Gianfranco Pedullà - rappresentandola, più che con le parole, con le azioni, le canzoni, gli stralci di slogan e poesie, utilizzando la scrittura ‘di scena’ a fianco e alla pari della traccia testuale.

In questo modo abbiamo scelto di lavorare in forma di laboratorio, avvalendoci del contributo ‘drammaturgico’ delle diverse personalità artistiche che in questi mesi si sono aggregate nel Teatro delle Arti di Lastra a Signa fondendo molteplici linguaggi scenici. Un work in progress collettivo di cui presentiamo il primo studio, in attesa di riproporlo a primavera nella sua forma più compiuta”.

APERITIVO TEATRALE - Per chi lo desidera, venerdì 9 dalle 20, c’è l’aperitivo teatrale, in collaborazione con Caffè La Posta (buffet e drink 6 euro, graditissima la prenotazione, tel. 055 8720058 - 331 9002510).

Da venerdì 9 a giovedì 15 dicembre 2016 - ore 21 (dom 11 ore 17,30) – biglietti 15/13/10 euro
Teatro delle Arti - via G. Matteotti 5/8 - Lastra a Signa (Firenze)
Compagnia teatro popolare d'arte e Compagnia Simona Bucci
Nell’ambito del progetto triennale Dopo Salò
presentano
MILLE BRIVIDI D'AMORE
Il sogno italiano degli anni Sessanta
primo studio
Progetto teatrale di Gianfranco Pedullà su testi originali di Masimo Sgorbani
Con Giusi Merli, Gianfranco Quero, Marco Natalucci, Rosanna Gentili, Roberto Caccavo, Gaia Nanni, Gianna Deidda, Rosaria Lo Russo, Angela Degennaro, Isabella Giustina, Eleonora Venturi, Fausto Berti, Matteo Zoppi
Produzione Teatro popolare d’arte/Compagnia Simona Bucci
con il sostegno di MIBACT, Regione Toscana

NOTE DI REGIA - Gli avvenimenti degli anni Sessanta sono già stati abbondantemente raccontati in letteratura, nel cinema e nello stesso teatro. Oggi ci è sembrato impossibile - o almeno pletorico – affrontare questo magma rivolgendoci di nuovo alla cronaca di quel decennio. In questo “studio” collettivo abbiamo quindi cercato una sottotraccia dentro la cronologia ormai nota, un senso che, più che portare, “togliesse” di scena quel periodo così denso e complesso. E la sottotraccia che abbiamo scelto è quella del desiderio. Negli anni del dopoguerra italiano si è realizzato quello che Pasolini chiamava una “mutazione antropologica”, con il passaggio da un'etica della continenza a quella dei consumi, dove i desideri si moltiplicano e in cui l'imperativo diventa il godimento, dove si inverte una situazione in cui la società è portatrice di divieti e l'inconscio di pulsioni sregolate, e se ne instaura una nuova in cui è la società a essere edonista e sregolata, mentre è l'inconscio che regola. In quello che, non a caso, è stato definito “boom”, è avvenuta un'esplosione non solo delle possibilità reali, ma soprattutto di un ordine simbolico che ha subito un'espansione improvvisa di modelli mediati dalla neonata televisione, dalla pubblicità, dalle canzoni, dalle utopie.
In questo primo studio, abbiamo cercato, di dar vita alla con-fusione di nuovi simboli (slogan pubblicitari e politici, canzoni che cominciano a parlare di cose “intime”), in cui sparisce l'Italia legata a tutt'altro immaginario, un paese che – nell'analisi di Gramsci – si era rispecchiato più nel melodramma che nel romanzo storico; un'Italia che rapidamente si consegna a una narrazione dominata dalla società dei consumi in cui – sempre stando a Pasolini – si realizza la vera unificazione linguistica e culturale del nostro Paese.
Gianfranco Pedullà

07/12/2016 11.46
Redazione di Met


 
 


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