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Regione Toscana
Il progetto "Arcipelago Pulito" si presenta a Bruxelles al Parlamento europeo
Il progetto è stato illustrato anche al commissario Ue all'ambiente Karmenu Vella, nel corso di incontro a cui hanno partecipato l'assessore alla presidenza della Toscana Vittorio Bugli e la presidente di Unicoop Daniela Mori
L'Europa pensa alla plastica in mare e guarda alla Toscana, dove a marzo Regione, Unicoop Firenze Legambiente, assieme ad altri partner, hanno lanciato il progetto pilota "Arcipelago pulito", che vede una cooperativa di pescatori di Livorno impegnata nella raccolta quotidiana dei rifiuti che finiscono in acqua e sono poi tirati su dalle reti. Finora dovevano essere rigettati in mare: adesso non più, almeno fino ad ottobre. E da metà aprile già più di ottocento chili di rifiuti sono stati portati a riva dai sei pescherecci impegnati al momento nell'attività. Sei chili al giorno per ogni barca. Più barche ci saranno, più pulito sarà il mare.

Pescano e raccolgono i rifiuti allo stesso tempo. Le autorità pubbliche controllano e monitorano ogni fase. E così tra sugarelli, rombi e sanpietri i pescatori portano ogni giorno in porto a Livorno bottiglie di plastica, vecchie taniche, a volte anche torce da sub o sterzi di motoscafi corrosi dal tempo e dalle onde, ma sopratutto imballaggi, sacchi e buste, intere o più spesso a brandelli, le più pericolose per i pesci che le inghiottono e destinate a fluttuare per mille e più anni in frammenti sempre più piccoli prima di decomporsi. Una volta raccolti invece, quei rifiuti possono essere smaltiti e un quinto della plastica, raccontano i primi dati, può addirittura essere recuperata, dando ai materiali una seconda vita. Decisamente una buona notizia.

Esempio di economia collaborativa, l'esperimento toscano che vuol fare da apripista e diventare modello, è stato presentato oggi al Parlamento Europeo nel corso di un evento organizzato dall'eurodeputata Simona Bonafè. Il progetto è stato illustrato anche al commissario Ue all'ambiente Karmenu Vella, nel corso di incontro a cui hanno partecipato l'assessore alla presidenza della Toscana Vittorio Bugli e la presidente di Unicoop Daniela Mori.

Sembra assurdo. Ma a Livorno come altrove, finora i pescatori erano costretti a rigettare in mare quello che tiravano su e che pesce non era: tutta colpa dell'assenza di una norma che rendeva (e rende) quelle plastiche un rifiuto speciale e i pescatori responsabili del loro smaltimento, davanti alla legge ed economicamente. Il problema è stato superato con un accordo di sei mesi per dar vita intanto ad un progetto speciale, ma l'obiettivo è trasformare quanto si sperimenta in qualcosa di strutturale e permanente.

Il primo traguardo è mettere a regime un sistema oggi non regolato. C'è anche un contributo specifico ai pescatori per il servizio svolto. Ma l'intesa siglata a marzo da Regione, Ministero dell'Ambiente, Autorità Portuale e Labromare, che della pulizia dello specchio d'acqua del porto si occupa, da Direzione marittima, Legambiente e dall'azienda di raccolta di rifiuti Revet - oltre che da Unicoop - ha un altro grande valore aggiunto che rende il progetto praticamente unico. E' il primo infatti che non si limita solo a studiare il problema (che è globale) ma che ha strutturato una vera e propria filiera che va dalla raccolta in mare dei rifiuti fino al trattamento delle plastiche e l'eventuale loro recupero. Un circolo virtuoso, che raccoglie il sogno e l'eredità di Angelo Vassallo, il sindaco pescatore di Pollica, nel salernitano, ucciso dalla criminalità organizzata nel 2010. Dalla fondazione a lui intitolata è partito il suggerimento che è diventato poi l'embrione del progetto.

Si parte dai pescatori ‘spazzini', primi protagonisti dell'esperimento, che hanno attrezzato le barche con appositi sacchi a bordo dove raccolgono le plastiche (ma anche qualche bottiglia di vetro) issate con le reti durante la quotidiana attività di pesca. Ogni barca ne tira sù fino a sei chili al giorno, il sei per cento del pescato. Al rientro li depositano in un apposito cassone in banchina, che Labromare periodicamente provvede a svuotare. I rifiuti arrivano quindi nello stabilimento di Revet a Pontendera, che dopo le opportune analisi e classificazione decide se destinarlo al riciclaggio oppure allo smaltimento. Sul corretto svolgimento delle operazioni in mare vigila la Guardia Costiera della Toscana, che da subito ha sposato l'iniziativa. Legambiente offre il proprio contributo in termini di esperienza scientifica, formazione e sensibilizzazione , mentre Unicoop Firenze destina al progetto (e ai pescatori sotto forma di incentivo) parte del ricavato del centesimo che soci e clienti, per legge, dall'inizio dell'anno devono pagare per le buste in mater-b dell'ortofrutta.

I risultati al momento sono incoraggianti e dicono che il progetto funziona.

Plastiche in mare, un'emergenza globale

Ogni anno nel mondo si utilizzano più di trecento milioni di tonnellate di plastica e di queste otto finiscono negli oceani. Per smaltirle non bastano mille anni, intanto soffocano lentamente i nostri mari. La situazione è drammatica. Se non ci sarà infatti un'inversione di tendenza si stima che nel 2050 negli oceani ci sarà più plastica che pesce.

I rifiuti, che arrivano in mare dai fiumi, si muovono spinti dalle correnti e dai temporali, affondano e a volte riemergono. E non sono certo un bello spettacolo. Molti hanno visto in televisione l'isola di rifiuti galleggiante che le correnti hanno creato vicino all'Indonesia, nel Pacifico. Pensi alla balena agonizzante (poi morta) trovata poche settimane fa tra Thailandia e Malesia e che nello stomaco aveva ottanta chili di sacchi di plastica. Pensi alle tartarughe che hanno fatto la stessa fine. Ma il pericolo non è minore quando le plastiche diventano una ‘zuppa' o addirittura non si vedono, ridotte dal sole e dall'azione delle onde a frammenti più piccoli di un millimetro. Ugualmente avvelenano l'acqua, entrano nella catena alimentare, si insinuano nei tessuti degli esseri viventi, con rischi incalcolabili per piante, animali ed anche uomin i.

E' evidente che si tratta di un'emergenza globale ed anche il Mar Mediterraneo non è immune. Si calcola che siano almeno 250 miliardi i frammenti di plastica spersi nel Mare Nostrum: il 96 per cento tra quelli più grandi di venticinque centimetri sono costituiti da plastiche. Statisticamente per ogni chilometro quadrato si trovano più di tredici di questi grandi rifiuti, ma in alcuni bracci di mare possono arrivare ad essere anche tre volte tanto, magari dopo un temporale o in alcune stagioni.

Nel Mediterraneo non ci sono infatti correnti permanenti come negli oceani, ma vortici stagionali. Per questo concentrazioni ed accumuli sono sempre temporanei, anche se a volte ripetuti e frequenti, come è stato rilevato da uno studio del Cnr nelle acque che si estendono tra l'isola d'Elba, la Liguria e la Corsica. La guerra alla plastica in mare non può che partire dalla raccolta dei rifiuti. Ma l'altra battaglia importante è quella della sensibilizzazione verso cittadini e consumatori: un'azione a monte, per educare ad un consumo più virtuoso ed un corretto smaltimento. Anche a questo a Bruxelles oggi si è parlato.

26/06/2018 21.32
Regione Toscana


 
 


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