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Diocesi di Prato
700mila visite per il Duomo di Prato
Un sito internet «vetrina» di Filippo Lippi per incuriosire il turista e informare lo studioso
UNDICI ANNI FA PRATO SCOPRE LA SUA VOCAZIONE TURISTICA CON IL RESTAURO DEGLI AFFRESCHI
DI FILIPPO LIPPI IN CATTEDRALE

DAL MAGGIO 2007 CIRCA 700 MILA TURISTI
(IL 48% STRANIERI) HANNO VISITATO IL DUOMO
DELLA CITTA’ TOSCANA
La vocazione turistica di Prato ha una data di inizio: 5 maggio 2007. Quel giorno lo splendido ciclo pittorico di Filippo Lippi realizzato nella cappella maggiore del Duomo tornò a nuova vita dopo una complessa opera di restauro. Da allora, nel corso di questi undici anni, circa 700 mila turisti sono entrati nella cattedrale di Santo Stefano, scrigno prezioso dove è custodita la reliquia simbolo della città: La Sacra Cintola della Madonna.

Prato si scopre mèta turistica
La visita ai rinnovati affreschi di Lippi, uno dei grandi maestri del Rinascimento, partì subito con numeri record rispetto ai normali flussi turistici che fino a quel momento avevano interessato Prato. Nei primi tre mesi, dal 7 maggio al 7 agosto 2007, più di 7 mila turisti avevano ammirato la danza della Salomè e le altre scene dipinte da Filippo Lippi. Tra questi c’erano anche numerosi stranieri, in quel momento il 60% del totale degli ingressi. Prato si scoprì improvvisamente mèta turistica, capace di poter attrarre interesse e apprezzamento per il suo patrimonio culturale e artistico, comprendente anche il Museo dell’Opera del Duomo, Palazzo Pretorio, il Centro per l’Arte Contemporanea Luigi Pecci e il Museo del Tessuto. Realtà riunite dal febbraio 2013 nella rete pratomusei.

I biglietti staccati e il picco del 2013
Poi, con una media di oltre 14 mila biglietti staccati all’anno, gli affreschi del Lippi hanno raggiunto attualmente la cifra totale di 155.400 visitatori (dato riferito a dicembre 2017) che hanno deciso di vedere da vicino le storie di Santo Stefano e San Giovanni Battista affrescate da Lippi e dalla sua bottega. Anno dopo anno il numero dei biglietti venduti è rimasto più o meno stabile. E anche il dato dei primi sei mesi del 2018 conferma il trend: siamo a 6613 biglietti.
Un picco si è avuto nel 2013 quando grazie al traino della mostra «Da Donatello a Lippi. Officina Pratese» gli accessi alla cappella maggiore del Duomo toccarono il record delle 19 mila presenze. Segno, da una parte dell’interesse costante per i ciclo pittorico, dall’altra che la presenza in città di eventi di rilievo innesca dinamiche positive per tutti e non «cannibalizza» le altre offerte culturali.

Gli ingressi totali sono tre volte superiori
Come detto all’inizio, gli ingressi totali dei turisti in duomo sono molti di più dei biglietti venduti. Nella cattedrale di Prato non entrano solo quelli che hanno pagato per visitare gli affreschi – dal 2015 con lo stesso biglietto è possibile vedere anche il Museo dell’Opera del Duomo – ma anche coloro che entrano in duomo per ammirare la bellezza della chiesa.
Negli anni gli addetti alla biglietteria, un tempo sistemata a ridosso del presbiterio, oggi sotto il campanile, hanno verificato che per ogni ingresso pagato ci sono almeno tre turisti che varcano le porte della cattedrale per fare una breve visita. Tenendo conto di questo rapporto possiamo arrivare al numero di 700 mila ingressi turistici in duomo da maggio 2007 a giugno 2018. In questo numero complessivo vanno inserite anche le scolaresche – almeno 1500 studenti all’anno – e gli ingressi omaggio riservati a giornalisti, guide turistiche e altri a vario titolo.

Lippi piace agli stranieri
Grazie alle visite al Lippi Prato ha iniziato a fare i conti con il turismo straniero. I visitatori appartengono principalmente ad una fascia medio-alta, sono persone certamente preparate che vengono qui grazie a specifiche conoscenze storico-artistiche. In media gli italiani sono il 52% e gli stranieri il 48% del totale. Tedeschi, francesi e inglesi rappresentano le tre provenienze più frequenti, solitamente sono tra i mille e i 1.500 per nazionalità all’anno. Poi a ruota ci sono spagnoli, olandesi e russi e infine una terza fascia composta da giapponesi, austriaci, statunitensi e polacchi.
DA OLTRE CINQUE SECOLI PRATO CUSTODISCE
UNO DEI CAPOLAVORI DEL RINASCIMENTO:
IL CICLO DEGLI AFFRESCHI DI FILIPPO LIPPI
NELLA CATTEDRALE DI SANTO STEFANO

«LA PIU’ ECCELLENTE DI TUTTE LE COSE SUE»,
SCRISSE IL VASARI

A PRATO FRA FILIPPO LIPPI VISSE LA TORMENTATA
STORIA D’AMORE CON LA MONACA LUCREZIA BUTI,
MUSA ISPIRATRICE E MADRE DEL FIGLIO FILIPPINO


All’apice della notorietà, nel 1452 Filippo Lippi era stato incaricato dal Comune di Prato di affrescare la cappella maggiore della Pieve di Santo Stefano, l’attuale Duomo, dopo che l’Angelico aveva declinato l’offerta. Il notissimo ciclo con Storie di santo Stefano e san Giovanni Battista - «la più eccellente di tutte le cose sue», come rilevava il Vasari - fu condotto dal Lippi e dai collaboratori (tra i quali è documentato solo fra Diamante) dal 1452 al 1465, con lunghe pause derivanti da altri impegni e dalle complesse vicende sentimentali dell’artista.

Sono anni cruciali anche per la vita personale del pittore che proprio all’inizio del 1456, nel periodo centrale dell’esecuzione degli affreschi di Prato, nominato cappellano nel Convento agostiniano di Santa Margherita, si innamora della giovane monaca Lucrezia Buti. Dopo averla fatta posare per una pala destinata al medesimo monastero, convince Lucrezia a fuggire dal convento portandola a vivere nella sua casa acquistata a Prato. Un anno dopo Lucrezia darà alla luce il primo figlio, Filippino e sarà solo per l’intercessione della famiglia Medici che papa Pio II concederà ai due nel 1461 lo scioglimento dei voti. Il Lippi non sposerà mai Lucrezia, ma ne farà la modella immortale e dolcissima dei suoi dipinti, dalla Salomè del ciclo di Prato alla «Lippina» degli Uffizi, che darà vita ad un vero e proprio genere copiato per secoli.

Il ciclo pittorico in cattedrale. Assai libera è la composizione delle scene, di impianto complesso e imponente, con spazi dilatati da prospettive aperte, in un originale rapporto tra figure e ambiente. Gli elementi prospettici non adottano forme rigorose (vi sono spesso molteplici punti di fuga), puntando piuttosto all'effetto scenografico e alla continuità della narrazione. La concezione monumentale delle figure (che secondo il Vasari fa del Lippi il precursore dell'arte cinquecentesca e di Michelangelo), non ne impedisce la leggerezza, grazie alla pennellata liquida e luminosa e ai vaporosi panneggi. La capacità del Lippi di improvvisare e di aggiustare l’effetto delle composizioni direttamente sul cantiere comportava che sulle parti eseguite ad affresco fossero eseguite abbondanti aggiunte e completamenti a secco (anche interi gruppi di figure), in buona parte perduti a causa delle antiche puliture, mentre le linee scure che sottolineano orli, decorazioni e aureole sono applicazioni in cera, in origine dorate.
Anche la bella vetrata della cappella, eseguita nel 1459 da Lorenzo da Pelago, fu disegnata dal Lippi; la lunetta mostra l’Assunta che dà la cintola a san Tommaso, mentre nei tre ordini sottostanti sono edicole con Santi (quelli dell’ultima fascia sono del 1871).

La sua storia d’amore. Se la tormentata storia d’amore del Lippi darà scandalo senza precedenti tra i contemporanei, la grandezza della sua arte non sarà mai messa in dubbio, come testimonia l’apprezzamento del Vasari: «Fece in questo lavoro le figure maggiori del vivo dove introdusse poi agli altri artefici moderni il modo di dare grandezza alla maniera d’oggi».

La fama, l’oblio e la rivalutazione. Nei secoli successivi, la fama del Lippi cadrà in oblio, oscurata dalle condanne giudiziarie e dalle vicende amorose. Solo nell’Ottocento, in pieno Romanticismo, avverrà una piena riscoperta di questo grande artista: per primo sarà il poeta Robert Browning a dargli nuova fama con il poemetto «Fra Filippo Lippi». Passeranno appena venti anni e Gabriele D’Annunzio, allievo del Convitto Cicognini a Prato dal 1874 al 1881, colpito dalla bellezza della Salomè, si proclamerà «secondo amante di Lucrezia Buti». Davanti agli affreschi, la invoca: «Chi [...] sei tu Lucrezia Buti? Sei tu quella che danza, simile ad un fior voluttuoso fatto di pieghe in vece di petali, ora chiuso ora socchiuso ora dischiuso? O sei quella che seduta alla mensa fa il gesto pacato e spietato verso la testa mozza, o sei quella dalla chioma a grappoli [...] non una sei ma tre per mio amore, Lucrezia Buti».

ONLINE IL NUOVO SITO WEB FILIPPOLIPPI.PRATO.IT

UNA «VETRINA» PER FAR CONOSCERE A TURISTI
E APPASSIONATI I CAPOLAVORI DEL RINASCIMENTO
REALIZZATI DAL FRATE PITTORE NELLA CATTEDRALE
DI PRATO

TRA LE NOVITA’ LA VISITA IMMERSIVA CON LA REALTA’
AUMENTATA GRAZIE A SPECIALI VISORI TRIDIMENSIONALI
ALLESTITI NEL MUSEO DELL’OPERA DEL DUOMO

Un sito internet «vetrina» per incuriosire il turista e informare lo studioso con testi accurati e completi. Filippo Lippi, il genio del Rinascimento, e il suo capolavoro custodito nel duomo di Prato, hanno adesso un nuovo portale web dedicato, utile per raccontare e illustrare la bellezza di quella impresa pittorica che ha contribuito a rendere celebre il nome del pittore fiorentino nei libri di storia dell’arte. Non solo, è anche il luogo virtuale più completo e competente dove reperire informazioni storiche e artistiche sul ciclo di affreschi realizzati da Lippi nella città toscana.

www.filippolippi.prato.it è l’indirizzo di questo sito che fin dal nome vuole indicare il legame inscindibile tra l’artista e la città che gli ha permesso di incontrare Lucrezia Buti – monaca del convento di Santa Margherita, volto per eccellenza dei suoi dipinti, madre del figlio Filippino, divenuto anch’esso celebre pittore – e dove ha lasciato le sue più numerose testimonianze artistiche.
Il progetto è stato finanziato da un contributo della Fondazione Cassa di Risparmio di Prato; il sito è stato realizzato da «Tv Prato media lab», la divisione agenzia di comunicazione dell’emittente cittadina.

Hanno detto. Il sito web sul Lippi a Prato è stato presentato ufficialmente questa mattina, mercoledì 4 luglio, nel corso di una conferenza stampa, che si è tenuta sotto le Volte della cattedrale.
«La valorizzazione del nostro patrimonio storico-artistico è fondamentale – ha detto il vescovo di Prato mons. Franco Agostinelli –, Prato può e deve dire la sua nel campo delle bellezze. Questo progetto rappresenta un piccolo grande passo per far conoscere la città oltre le mura, per dire a tutti: Prato vale una visita. E poi – ha aggiunto il Vescovo – operazioni come questa servono anche ad aiutare gli stessi pratesi a riappropriarsi di una storia che gli appartiene».
«Il nostro obiettivo – spiega il presidente dell’Opera del Duomo di Prato Francesco Giambattista Nardone – è stato quello di creare un “sito vetrina” per incuriosire l’internauta che naviga in rete e l’appassionato che fa una ricerca mirata. Siamo orgogliosi di questo lavoro, reso possibile grazie all’impegno della Fondazione Cassa di Risparmio».
Sulla vocazione turistica della città è intervenuto il sindaco Matteo Biffoni: «su questo campo stiamo facendo passi da gigante, a dircelo sono i numeri. Ne cito solo uno: sul nostro territorio il turismo straniero cresce del doppio della media regionale. È un dato che deve farci riflettere – ha affermato Biffoni –, perché per troppo tempo abbiamo nascosto le nostre bellezze con la scusa della difficile competizione con Firenze, la cui vicinanza invece può essere una opportunità da cogliere. L’importante è non raccontare solo problemi, che ci sono, non lo nascondiamo, ma abbiamo anche opere straordinarie. Sono un ottimo biglietto da visita, utile anche per vendere le nostre pezze. Progetti come questo sono la strada giusta».
«Oggi l’immagine è importante. Comunicare conta quanto saper fare – ha detto Franco Bini, presidente della Fondazione Cassa di Risparmio di Prato –, per questo abbiamo deciso di finanziare parte del progetto. La Fondazione negli ultimi cinque anni ha destinato 2 milioni di euro per il restauro del nostro patrimonio artistico. È la conferma del nostro impegno per la crescita del territorio».
Presente alla conferenza stampa anche l’assessore regionale al turismo Stefano Ciuoffo. «Con questa iniziativa Prato recupera la sua identità e la sua storia e riesce farlo in maniera contemporanea. Siamo tutti consapevoli del grande patrimonio di cui disponiamo – ha detto Ciuoffo – ma spesso ci dimentichiamo di raccontarlo. Nel mondo attuale è la comunicazione che fa la differenza e questa iniziativa è il modo corretto per raccontare il nostro patrimonio culturale. Competere con le altre mete turistiche toscane è difficile ma Prato dalla sua ha l’autenticità di una città vera, di un territorio non artefatto ai soliti modelli turistici».
Infine ha preso la parola Alberto Peruzzini. Oggi è il direttore di Toscana Promozione Turismo ma dieci anni fa seguì personalmente il rilancio turistico della città come responsabile dell’Azione autonoma turistica di Prato. «Nel 2007 ci fu un grande lavoro di promozione, precedente e successivo la presentazione dei restauri del Lippi – ha detto Peruzzini –, in quel periodo lanciammo una sfida: far sì che questo territorio, con i suoi prodotti, esperienze, luoghi e racconti, possa valere un viaggio. Abbiamo così iniziato a comunicare la sua bellezza. Questo modo di lavoro deve continuare ed è un bene che la città oggi sia qui riunita per questo. Occorre crederci e investire. Soprattutto nello storytelling».

La necessità di una nuova presenza in rete (anche in inglese)
Fino a oggi il sito web dedicato alle storie di Santo Stefano e San Giovanni Battista dipinte da Filippo Lippi nella cappella maggiore del duomo di Prato era quello realizzato per raccontare il complesso lavoro di restauro compiuto per riportare gli affreschi a nuova vita. A questo punto il ciclo pittorico, capolavoro del Rinascimento, uno dei tesori del patrimonio artistico della città toscana, meritava una diversa presenza in rete, capace di ampliare la diffusione della conoscenza di questa bellissima opera d’arte tra gli appassionati di tutto il mondo. Un modo per far sapere ai turisti che Prato merita una visita al pari delle altre città toscane.
Il sito ha anche una versione in lingua inglese. Elemento questo fondamentale perché la metà dei turisti che entrano in duomo per vedere gli affreschi del Lippi sono di lingua straniera.

La doppia finalità del sito
Il nuovo sito web dedicato al ciclo di affreschi di Filippo Lippi persegue una doppia finalità: vuole migliorare l'esperienza d'uso dell'utente e rendere più coinvolgente la «lettura» del ciclo di affreschi stimolando il desiderio di una visita «dal vivo» e poi intende integrare l'opera di Lippi nel contesto più ampio di valori custoditi nel vicino Museo dell’Opera del Duomo.

Le sezioni
Oltre alle sezioni principali di interesse storico (note biografiche, la bottega, la figura di Lucrezia Buti) il sito si distingue per un particolare e inedito «protagonismo» dell'opera. Grazie a nuovi scatti fotografici e a una particolare post-produzione sono state ottenute nuove immagini in alta risoluzione mutuate da tecniche utilizzate in architettura per il rilievo dei beni di interesse storico e artistico. Sono state estrapolate ortofoto – volumi riportati su piano, come ad esempio le lunette – poi utilizzate a tutto schermo sul sito web. Durante la navigazione l'utente ha la possibilità di zoomare sui diversi registri, come sulle lunette e sulla vetrata. Inoltre grazie alla distribuzione di tooltip sull'immagine è possibile decidere di approfondire in modo puntuale i dettagli più significativi dell'affresco, sottolineati da brevi didascalie. Si tratta di una visita virtuale utile per comprendere la bellezza e l’importanza di questa opera.


La realtà aumentata
Grazie alle speciali tecniche di rilievo sono state generate panoramiche a 360° dell'intero abside del Duomo e con l'uso di visori per la realtà aumentata sarà possibile offrire per la prima volta ai visitatori la sensazione di trovarsi al centro esatto del ciclo degli affreschi e di potersi elevare fino a sei metri di altezza per osservare da vicino i registri superiori addirittura meglio di quanto sia possibile farlo «dal vivo» all'altezza del coro.
Questa evoluzione del progetto coinvolge oltre al ciclo degli affreschi anche il pulpito di Donatello e il chiostro e fa parte di un progetto più ampio legato all'intero complesso museale del duomo, finanziato dalla regione Toscana e che sarà presentato ufficialmente nell’autunno del 2018.


Informazioni

Presso la biglietteria del Museo dell’Opera del Duomo (sotto il campanile della Cattedrale) è possibile acquistare il biglietto che consente la visita al complesso della Cattedrale, comprendente gli affreschi di Filippo Lippi, il transetto e il Museo dell’Opera del Duomo. Questi gli orari di visita: da lunedì al sabato dalle ore 10 alle 13 e dalle 14 alle 17. La domenica dalle 14 alle 17. Chiuso il martedì.
Per informazioni: 0574-29339; info@museidiocesanidiprato.it

04/07/2018 16.40
Diocesi di Prato


 
 


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