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Regione Toscana
Europa in Toscana a Prato: i fondi e i progetti realizzati
Il diario della tappa pratese
Rossi a Prato
L'Europa vive attorno a noi: basta aprire gli occhi. C'è l'ex zona industriale ed ora quartiere cinese, a ridosso del centro storico, che rinascerà restituendo servizi, luoghi di incontro e di scambio, ma anche una medialibrary e uno spazio all'aperto per il tempo libero. "Sembrava che i fondi europei – dice il presidente della Toscane, Enrico Rossi – non potessero essere utilizzati per ristrutturare la città. Ma abbiamo spiegato che questo avrebbe creato le condizioni per la crescita e il lavoro. E in Europa, se uno avanza progetti seri, le soluzioni alla fine si trovano".

In tutta la Toscana per i Piu, i progetti di innovazione urbana, sono stati investiti 40 milioni. A Prato in via Pistoiese, su novecento metri quadri parte della storica fabbrica Forti, imprenditori ebrei fuggiti negli Stati Uniti al tempo delle leggi razziali, nascerà anche un grande mercato al coperto per i prodotti locali, un San Lorenzo in salsa pratese. I lavori sono appena iniziati e dovrebbero concludersi entro il 2020.

Anche il museo d'arte contemporanea Pecci, tenuto a battesimo trent'anni fa, nel 1988, è rinato ed è stato ampliato nel 2016 grazie ai fondi europei. Più e museo valgono da soli più di 8 milioni di euro di contributi pubblici, la metà risorse europee. Ci sono poi le aziende aiutate nel rinnovare i propri macchinari, sostenendo da un lato innovazione e trasferimento tecnologico e dall'altro l'abbattimento dei consumi, il che fa bene anche l'ambiente perché riduce le emissioni di anidride carbonica in atmosfera. La storica tintoria Ciampolini di Galciana e la Manteco di Montemurlo, che produce tessuti dal 1943, ne sono esempi, la Fibretex Green Life di Vaiano un altro.

Ma l'Europa dà una mano anche a nuove iniziative di giovani imprenditori, dal birrificio artigianale Masticamaro all'agriturismo "La Terazza". Ci sono le piste ciclabili verso Vaiano e la Valdibisenzio e i lavori di regimazione delle acque a monte, sul rio Allese e Codilupo e il torrente Gricigliana a Cantangallo. E poi c'è il Buzzi, storico istituto di tessili, chimici e tintori fondato nel 1886, ricco di laboratori, che ha adeguato i propri corsi alle mutazioni del sistema moda e legatissimo alle imprese del territorio; e c'è il Pin, il polo universitario Città di Prato, che con risorse anche europee investe nella ricerca a servizio del tessile, forma tecnici altamente specializzati ed è tra i partner di progetti di formazione rivolti a imprenditori, disoccupati e liberi professionisti.

E' l'Europa disseminata un po' ovunque: in questo a caso a Prato, terza tappa del viaggio del presidente della Toscana Enrico Rossi per raccontare come l'Unione europea aiuti i territori, ricordandone i numeri ma dando loro soprattutto anche un volto. Quell'Europa su cui molte volte non cade l'occhio, ignota secondo l'Eurobarometro al 60 per cento degli italiani che non conosce i fondi strutturali Ue o che, per l'80 per cento di chi sa cosa siano, è inutile. Quell'Europa invece è più vicina di quanto uno possa immaginare. "Vale con la quota statale e regionale lo 0,5 per cento del Pil della Toscana – sottolinea ancora Rossi – e con le risorse che aggiungono privati e istituzioni muove un punto e mezzo di Pil". Non sono pochi e senza i fondi europei tante opere e iniziative, volano a loro volta di sviluppo economico, non si sarebbero potute realizzare.

Diario della tappa pratese.

La visita alla Ciampolini: meno Co2 e consumi tagliati
La tappa pratese del presidente Rossi è iniziata, di buon mattina, alla Ciampolini di Galciana, tintoria storica aperta negli anni Settanta e quasi centotrenta dipendenti: declassata e autostrada da un lato, i campi coperti di brina dall'altro. Con Rossi c'erano il sindaco Biffoni e i consiglieri regionali Ilaria Bugetti e Nicola Ciolini. L'azienda ha sostituito la ramosa, ovvero il grande macchinario che serve ad asciugare i tessuti dopo che sono stati tinti. Risultato: un risparmio del 23% sui consumi e 10 tonnellate in meno di anidride carbonica disperse in aria in un anno. L'Europa ha contribuito con il fondo per lo sviluppo regionale con 100 mila euro, Stato e Regione hanno insieme aggiunto altrettanto, il resto (475 mila euro) l'hanno messo gli imprenditori. Purtroppo in pochi, tra i privati, hanno approfittato dei bandi per il risparmio energetico.

Alla Manteco, tra sostenibilità ed economia circolare
Dalla tintoria alla produzione di tessuti e filati. Alla Manteco di Montemurlo, che dal 1943 produce stoffe qualità (l'80% venduti all'estero, il resto in Italia e spesso a grandi firme e maison), l'Europa ha offerto attraverso la Regione il proprio aiuto: dal 2016 più di 1 milione di contributi ripartiti su diversi progetti, che a guardare gli investimenti attivati diventano il doppio. Con Rossi c'era il sindaco Lorenzini. I campionari disposti su gradoni, ad anfiteatro, nell'archivio illuminato da ampie vetrate raccontano una tradizione lunga più di due generazioni: tradizione e futuro, grande attenzione alla sostenibilità, al riuso che è parte della tradizione tessile pratese e alll'economia circolare. "Non abbiamo delocalizzato perché convinti del valore aggiunto dato dai lavatori ed artigiani del posto - spiegano i proprietari – ma serve un ricambio generazionale per dare un futuro al distretto& quot;. "L'Europa – risponde Rossi - aiuta anche ad investire sulla formazione delle persone: con gli Its ad esempio, corsi di due anni dopo le superiori per formare tecnici specializzati. Altrove, con le imprese, è stato fatto: una dozzina di esperienze in tutta la Toscana e gli studenti, appena diplomati, hanno quasi tutti trovano velocemente occupazione".

Nuova vita per il quartiere cinese
Dalle aziende alla riqualificazione dei quartieri, occasione per fare coesione ma anche produrre sviluppo. L'esempio a Prato arriva dal Macrolotto zero, un tempo cuore produttivo a ridosso del centro storico ed oggi quartiere dove vivono gli immigrati di origine cinese. E' stata la terza tappa stamani. Con 5,7 milioni, la metà risorse europee, ed un costo complessivo che supera gli 8 milioni e mezzo saranno risistemate via Pistoiese, dove nascerà anche una ciclabile, e via Giordano, saranno realizzati giardini e parcheggi e uno spazio all'aperto per il tempo libero e lo sport. Il Più, il progetto di innovazione urbana, prevede anche una medialibrary e uno spazio coworking per i liberi professionisti. Su 900 metri quadri della storica fabbrica Forti, abbandonata da tempo, nascerà un mercato metropolitano al coperto dove si potranno acquistare i prodotti a chilometri zero e di eccellenza del territorio. Il cantiere, il primo del più ; ampio progetto, si è appena aperto e si dovrebbe concludere entro il 2020.

Scuola e università: il Pin e il Buzzi
L'Europa è anche formazione. Non poteva dunque mancare una sosta al Pin, il Polo universitario della Città di Prato, e poi, più tardi, all'istituto Buzzi, dal 1886 storica scuola a servizio del tessile e delle tintorie della città. "Prato ha una lunga tradizione – spiegano i professori – ma per non perdere questo vantaggio occorre trovare il modo di essere sempre un passo più avanti". Al Pin si studiano tessuti intelligenti e innovativi, con un orecchio attento alle esigenze in continua evoluzione delle aziende; ma si organizzano, tra gli altri, corsi anche sulla cybersecurity, le strategie di sviluppo, il marketing e l‘accoglienza turistica. Si testano nella galleria del vento anche le tensioni a cui sono sottoposti i grandi edifici. Sul progetto ecotextile designer sono stati investiti 120 mila euro, la metà dal Fondo sociale europeo. Sono 7 i corsi partiti quest'anno, alcuni gratuiti grazie a i finanziamenti di Regione e Fse, e 35 i laboratori di ricerca che il Pin mette a disposizione. Al Buzzi, in collaborazione di nuovo con il Pin, sono stati invece investiti 138 mila euro nell'alternanza scuola-lavoro.

Nel segno dell'arte contemporanea
Il viaggio per raccontare l'Europa non poteva dimenticare il Centro per l'arte contemporanea Pecci, ampliato e rinato grazie a 2,4 milioni di euro provenienti dai fondi europei e contributi pubblici. Un intervento costato complessivamente 3 milioni e 434 mila euro e che ha permesso di realizzare una piccola sala cinema e nuovi spazi per accrescere iniziative e visitatori. Oltre ai contributi destinati al progetto di ampliamento, la Regione aiuta il museo con un ulteriore finanziamento di 800mila euro l'anno.
Europa in Toscana, ecco i fondi europei di cui ha beneficiato Prato e provincia



Molti pensano che sia inutile. In tanti si lamentano che è lontana. "Ma non è così – ripete il presidente della Toscana, Enrico Rossi – L'euroscetticismo cresce anche perché dell'Europa spesso c'è scarsa conoscenza". L'Europa è vicina, ribatte. Vive attraverso i fondi che la Regione utilizza per rendere più belli, sicuri e vivibili i quartieri delle città. Anche Prato è stato oggetto di un piano di integrazione urbana. Si fa sentire nel dare una mano alle imprese che vogliono farsi più dinamiche, a sostegno del trasferimento tecnologico o per la mobilità sostenibile come ad esempio può essere la realizzazione di una ciclabile; si palesa per la difesa dell'ambiente e contro i cambiamenti climatici, nei contributi al rinnovo di macchinari industriali meno energivori o in investimenti sul capitale umano e contro la disoccupazione. Non manca a sostegno della cultura e dei piccoli e grandi musei: il caso pratese più recente e noto è il Pecci di Prato.

Senza fondi europei insomma (e senza a volte le vituperate linee guida europee), senza la linfa vitale iniettata negli ultimi quindici anni dai vari programmi operativi che declinano in chiave regionale le politiche comunitarie di coesione, la Toscana (e tutta l'Italia) sarebbe meno sviluppata, meno dinamica e meno coesa. Ed è quello che vuole dimostrare e ricordare il presidente della Toscana Enrico Rossi nel suo viaggio "L'Europa in Toscana", che nella provincia di Prato consuma oggi la terza tappa.

Ecco qualche numero, per capire.

Il bilancio dell'Europa
Alimentato da meno dell'1 per cento del Pil di ogni paese membro, il bilancio dell'Unione europea vale oggi circa mille miliardi di euro: agricoltura e politica di coesione (i cosiddetti fondi strutturali) sono le due poste principali e corrispondono a circa due terzi.

I fondi europei che oggi arrivano in Toscana sono l'equivalente dello 0,2 per cento del Pil regionale. Ma grazie gli imprenditori, numerosi, che ne hanno colto l'opportunità e grazie anche al cofinanziamento di Stato e Regione sono un volano importante di sviluppo.

Lo scorso maggio la Commissione europea ha presentato le proposte di regolamento per la programmazione 2021-2027: un miliardo e 134 milioni a disposizione, con meno fondi per Pac e coesione e più risorse per sicurezza e contrasto all'immigrazione (raddoppiate) e per il digitale e la ricerca.

Toscana virtuosa
I fondi strutturali sono spesso criticati perché molte Regioni li spendono male o in ritardo. La Toscana nel periodo 2007-2013 ha speso il 118 per cento dei fondi ricevuti, ovvero anche parte delle risorse che altri non sono stati in grado di impiegare e quindi sono state ridistribuite. Nel 2014, visto che l'Europa era in ritardo sulla programmazione, la Toscana ha addirittura anticipato le risorse dal proprio bilancio, per assicurare continuità agli interventi.

L'Italia versa all'Europa più risorse di quante le tornino indietro; è cioè un cosiddetto contribuente netto. Per via del Mezzogiorno è però anche il secondo paese beneficiario della politica di coesione, dopo la Polonia. Fino ad oggi ha impegnato il 36 per cento dei fondi della programmazione 2014-2020, che potranno essere spesi entro il 2023.

Dei 44 miliardi di euro di fondi Ue destinati all'Italia per il periodo 2014-2020, alla Toscana va tra Fesr e Fse circa un miliardo e mezzo. Va aggiunta la parte di cofinanziamento che sui singoli progetti mette lo Stato e la Regione. Altri 870 mila euro fanno capo al Feasr, il fondo per lo sviluppo rurale.

Fondi europei a Prato
Per il periodo dal 2007 al 2013 la Regione ha distribuito in provincia di Prato contributi dal Fondo europeo per lo sviluppo regionale per oltre 68 milioni. Queste risorse hanno permesso investimenti per più di 114 milioni distribuiti su 621 progetti. In tutta la Toscana i contributi del Fesr, nello stesso periodo, sono stati pari a 1 miliardo e 298 milioni di euro, per 2 miliardi e 309 milioni di investimenti.

Sempre dal 2007 al 2013 il Fondo sociale europeo, che non finanzia infrastrutture ma politiche per le persone, ha portato nel pratese contributi per 31 milioni in 2.247 diversi interventi: a 659 milioni ammontano invece i finanziamenti in tutta la regione. Con il Feasr, fondo per l'agricoltura e lo sviluppo rurale, se ne aggiungono altri 870 (qualcosa più cinque in provincia di Prato, pari a 835 progetti e oltre 9 milioni di investimenti finanziati).

La programmazione 2014-2020 è ancora in corso: rimangono due anni per concludere il settennato e cinque per spendere le risorse. Grazie al Fondo di sviluppo regionale, a Prato e provincia sono stati sostenuti 290 progetti per 28 milioni e 192 mila euro di contributi. Con quelle risorse (792 milioni la dotazione per tutta la Toscana, 445 milioni le risorse finora impegnate e 962 milioni gli investimenti innescati) nel pratese sono stati resi possibili investimenti per 59 milioni e quasi 632 mila euro. Con il Fondo Sociale europeo, sempre nel periodo 2014-2020, sono stati finanziati 1.084 interventi per oltre 16 milioni. I contributi finora concessi in tutta la Regione sono pari a 321 milioni, su una dotazione complessiva di 732 milioni. Grazie al Feasr, infine, a Prato sono stati concessi contributi per 7 milioni e 883 mila euro. Hanno interessato 87 progetti, permettendo alla f ine oltre 22 milioni di investimento. Per tutta la Toscana la dotazione complessiva è di 949 milioni (601 i contributi già concessi).

18/12/2018 17.03
Regione Toscana


 
 


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