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Carabinieri-Comando provinciale di Firenze
Ordinanza di custodia cautelare in carcere per un settimo componente della banda di rom coinvolta nei fatti che provocarono la morte di Duccio Dini
Sue tracce biologiche sulla Volvo S60 dell'inseguimento
Nel pomeriggio di oggi, i Carabinieri del Nucleo Investigativo di Firenze e della Compagnia di Firenze Oltrarno, nel prosieguo delle indagini relative agli eventi verificatisi il 10 giugno 2018 in Via Canova (che avevano già consentito di trarre in arresto in flagranza di reato AMET Remzi e MUSTAFA Dehran nonché in esecuzione di provvedimento cautelare in carcere MUSTAFA Antonio, MUSTAFA Remzi, GANI Emin e AMET Kole per l’omicidio di Duccio DINI e il tentato omicidio di RUFAT Bajram), hanno dato esecuzione ad un’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dall’Ufficio GIP presso il Tribunale di Firenze (Dott. Angelo Antonio PEZZUTI), su richiesta della Procura della Repubblica del capoluogo toscano (Sost.Proc. Dott. Tommaso COLETTA) nei confronti di un settimo indagato di etnia rom, il pregiudicato 38enne AMET Kjamuran, ritenuto analogamente responsabile dei reati ascritti e residente presso il campo nomadi del Poderaccio.
Nello specifico, nel corso degli accertamenti tecnico-scientifici disposti dalla Procura della Repubblica di Firenze, i Carabinieri della Sezione Investigazioni Scientifiche del Comando Provinciale hanno repertato tracce biologiche sulla Volvo S60 che aveva inseguito l’autovettura di RUFAT Bajram e provocato l’incidente all’incrocio tra via Canova e via Simone Martini, consentendo quindi di documentare la presenza anche del suddetto AMET Kjamuran sul luogo degli eventi quale componente della spedizione punitiva.
AMET Kjamuran, figlio di AMET Remzi e cognato dell’inseguito RUFAT Bajram, era quindi a bordo della prima autovettura inseguitrice (la Volvo S60, appunto, alla cui guida vi era MUSTAFA Remzi, figlio di Antonio, e passeggeri il nonno AMET Remzi ed il cugino MUSTAFA Dehran, l’unico allo stato ancora in carcere). Inoltre, nei giorni precedenti al tragico evento aveva inviato plurimi messaggi in chat a suo cognato RUFAT Bajram, con esplicite minacce di morte.
Dopo le formalità di rito, AMET Kjamuran è stato associato alla Casa Circondariale di Firenze “Sollicciano

05/02/2019 20.38
Carabinieri-Comando provinciale di Firenze


 
 


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