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Centro per l'arte contemporanea Luigi Pecci
Verde Prato. Sperimentazioni urbane tra ecologia e riuso a cura di Elisa Cristiana Cattaneo ed Emilia Giorgi
15.03 – 11.04.2019 opening: venerdì 15 marzo, ore 18.00 Centro per l'arte contemporanea Luigi Pecci
Venerdì 15 marzo, alle ore 18.00, il Centro per l’arte contemporanea Luigi Pecci inaugura la mostra Verde Prato.
Sperimentazioni urbane tra ecologia e riuso, a cura di Elisa Cristiana Cattaneo ed Emilia Giorgi, che metterà in scena il Piano Operativo del Comune di Prato e la molteplicità di operazioni e strategie messe in atto negli ultimi anni per la definizione del nuovo strumento sulle politiche urbane della città toscana. Un progetto sperimentale e innovativo, frutto di un intenso lavoro di equipe dell’Ufficio di Piano del Comune di Prato che vanta preziosi contributi di esperti di fama internazionale come l'architetto Stefano Boeri e il neurobiologo Stefano Mancuso, solo per citarne alcuni.
L’allestimento, progettato dal collettivo Fosbury Architecture, presenterà, attraverso un sistema di ponteggi concepito come una macchina scenica, materiali eterogenei come disegni, mappe, elaborati progettuali, fotografie d’archivio e video. Un racconto che si sviluppa per testi e immagini lungo il processo ideativo che mira a trasformare Prato in una città verde, europea e aperta, integrando il sistema della natura e quello del costruito. Oltre al focus tecnico sul piano urbanistico, l’esposizione presenterà una installazione ideata per l’occasione da Stefano Mancuso, i progetti fotografici di autori come Fernando Guerra, Maurizio Montagna e Delfino Sisto Legnani e una macchina robotica interattiva che permetterà al pubblico di navigare i numerosi ambiti di cui si compone il Piano. Completa la mostra un’area immaginata per incontrarsi e prendere parte ad attività didattiche, conferenze e tavole rotonde, affinché la mostra diventi un luogo di dibattito, una piazza viva dentro il museo.
L’esposizione Verde Prato, grazie all’allestimento del giovane collettivo milanese Fosbury Architecture, è pensata come una grande macchina scenica, un dinamico laboratorio in fieri che racconta, attraverso un sistema di rimandi giocato su installazioni site-specific, progetti fotografici, disegni ed elaborati progettuali, il Piano Operativo di Prato.
Questo innovativo documento di Pianificazione Urbanistica, redatto dall’Ufficio di Piano e adottato nel settembre 2018si muove a partire dalla grande esperienza trasmessa dal lascito dello studio del caso pratese da parte dell’urbanista Bernardo Secchi alla fine degli anni Novanta. Prato viene osservata nella sua dimensione metropolitana e portata a rilanciare il patrimonio manifatturiero e rivalutare il patrimonio naturale, superando la divisione tra città e spazi agricoli grazie a una gestione di ampio respiro. La sfida, condotta anche grazie a un ampio programma di partecipazione, Prato al Futuro - che ha coinvolto tutti i cittadini e portato professionisti del mondo della progettazione a dialogare con l’Amministrazione Comunale, con i portatori di interessi, con le associazioni- è quella di promuovere il
riuso della città, riducendo il nuovo consumo di suolo, e mettere in campo un progetto di forestazione urbana, rispondendo con l’ecologia alle sfide globali del climate change e a quelle locali del benessere degli abitanti. Prendendo avvio da questi obiettivi la mostra, si snoda attraverso 3 aree tematiche: Ecology, Re-Use e Going Public.
Nella sezione Ecology trova posto il programma di forestazione urbana ideato dalle due massime eccellenze della “rivoluzione ambientale”: l’architetto Stefano Boeri e il neurobiologo Stefano Mancuso. Secondo Mancuso, “riqualificare con le piante è lo strumento più efficace per il miglioramento della qualità ambientale e sociale”. Per questa ragione ha fatto di Prato un caso di studio, lavorando per censire il patrimonio arboreo della città, usando le piante come sensori urbani. In modo complementare, Boeri ha prodotto un Action Plan per la Forestazione Urbana di Prato, con l’obiettivo di poter contare un albero per ogni abitante della città. Alla sezione è legata l’installazione sitespecific Urban Jungle ideata da Stefano Mancuso, un sistema di ecosistemi confinati che evoca un ideale skyline
cittadino come unica ed enorme giungla urbana, al di là della tradizionale separazione tra costruito e natura. “Non soltanto lungo i viali, nei parchi, nelle aiuole, nei giardini, ma dovunque ci sia una superficie disponibile: strade, facciate, tetti, lì deve esserci una pianta”, come afferma Mancuso.
Apre la sezione Re-Use un richiamo attraverso disegni e fotografie d’epoca all’esperienza del Laboratorio di Prato, condotto dal 1976 al 1978 dal regista Luca Ronconi con l’architetto Gae Aulenti: uno dei primi esperimenti di riuso delle strutture manifatturiere in vista di “Un teatro soprattutto agito, in funzione di un luogo diverso dalla sala teatrale”, come scrive Ronconi.
Tema centrale del nuovo Piano Operativo è infatti la definizione di strategie di trasformazione del patrimonio edilizio esistente, in particolare dell’archeologia industriale nell’ambito delle aree urbane.
Nella logica di delineare uno scenario di sviluppo sostenibile della città, il P.O. determina le modalità di intervento relative al riuso degli edifici, inserendoli nell’ambito di una visione di respiro più ampio sulla città, che vede in Prato, la “città fabbrica”, uno dei luoghi paradigmatici a livello internazionale sulle pratiche di re-cycle, un contesto dinamico che può ambire a proporsi come distretto europeo “eco” d’eccellenza, attuando un processo di economia circolare.
La sezione Going Public infine prende avvio da alcuni scatti tratti dal progetto fotografico che Delfino Sisto Legnani ha condotto nel 2016, come parte dell’installazione Manufacturing Assemblages in Prato di Matilde Cassani alla Oslo Architecture Triennale, mostrando come le celebrazioni del Capodanno Cinese attraverso il centro storico e il distretto industriale diventino una spettacolare occasione di integrazione tra le diverse comunità presenti e la città. Il tema dello spazio pubblico e di una città a misura dei suoi cittadini è trasversale a tutto il P.O., e si interfaccia con tutte le tematiche affrontate dal Piano: dal progetto Cento Piazze a Riversibility, dalla tecnologia 5G alla Smart Mobility. Prato concepisce quindi il proprio Piano Operativo nella logica di promuovere un’idea di città aperta, città dell’ospitalità globale accessibile ed usufruibile da tutte le categorie dei suoi abitanti.
Si snodano lungo le pareti della galleria e avvolgono lo spazio espositivo come quinte scenografiche i progetti dedicati a Prato dei fotografi Fernando Guerra e Maurizio Montagna.
Di Fernando Guerra si presenta in mostra una selezione dell’imponente indagine fotografica svolta dall’autore lisbonese alla fine del 2017 per interpretare la fase di trasformazione che la città sta attraversando, rivelando così la stratificazione del paesaggio e i molteplici tipi di città che Prato sta costruendo, con attenzione al riuso e alla rigenerazione del patrimonio manifatturiero.
Immaginazione e futuro sono i due termini che, legati tra loro saldamente, costituiscono il punto di partenza e il punto di arrivo del progetto Paregon (2018) del fotografo milanese Maurizio Montagna. L’attenzione viene qui rivolta al mondo vegetale, le cui dinamiche sembrano suggerire la strada per un nuovo agire collettivo, mutando così dopo secoli di visione antropocentrica le nostre coordinate prospettiche. È parte integrante della mostra un palcoscenico per ospitare all’interno dello spazio espositivo conferenze, tavole rotonde e momenti di approfondimento sulle tematiche centrali del Piano Operativo, nell’ottica di partecipazione da sempre alla base di questo nuovo strumento di pianificazione urbanistica. Un oggetto che diventa playscape per i bambini e le attività educative promosse dal museo

22/02/2019 14.49
Centro per l'arte contemporanea Luigi Pecci


 
 


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