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Regione Toscana
Diritti: risoluzione unanime contro il divario retributivo di genere
La proposta, prima firmataria Elisabetta Meucci (Pd), era stata sottoscritta da tutti i consiglieri regionali. Gli interventi di Tommaso Fattori (Sì-Toscana a Sinistra), Irene Galletti (M5S), Elisa Montemagni (Lega) e Monica Pecori (gruppo Misto-Tpt)
Il Consiglio regionale ha approvato all’unanimità una proposta di risoluzione, prima firmataria Elisabetta Meucci (Pd) e sottoscritta da tutti i consiglieri, che invita la Giunta ad “attivarsi nei confronti del Governo e del Parlamento per chiedere” il superamento del divario retributivo di genere (il cosiddetto ‘gender pay gap’), e “il rafforzamento di tutte quelle politiche volte a favorire l’uguaglianza di genere”, a partire dall’assistenza all’infanzia fino alla parità salariale.

Illustrando l’atto, la consigliera Meucci ha sottolineato che “è particolarmente significativa l’adesione dei tutti i consiglieri” e che la risoluzione muove dal fatto che “i fattori di svantaggio a danno delle donne, non solo in campo economico, persistono nonostante i passi avanti registrati negli ultimi anni”. Per superare quello che a livello internazionale viene definito ‘gender pay gap’, la Giunta, ha spiegato la consigliera, “dovrà porre in essere, secondo le proprie competenze, ogni azione utile a ridurre il divario retributivo in Toscana, convocando anche un tavolo con i rappresentanti delle associazioni sindacali e datoriali di categoria, le associazioni più rappresentative che promuovono la parità di genere, eventuali rappresentanze del mondo accademico, con l’opportuno coinvolgimento della commissione regionale Pari Opportunità (Crpo). L’obiettivo è chiaro: definire un’agenda di azioni condivise, per incidere sulla eliminazione dei divari di genere a livello di retribuzione e di partecipazione attiva al mercato del lavoro”.

Il consigliere Tommaso Fattori (Sì-Toscana a Sinistra) ha sottolineato che “il divario retributivo tra donne e uomini, complice la crisi economica, è costantemente salito, andando di pari passo con l’aumentare del divario della ricchezza, che ha reso i ricchi più ricchi e i poveri più poveri”. A contribuire al gap tra donne e uomini, inoltre, “pesa l’indebolimento dei servizi di welfare, così come la flessibilità e la precarietà del lavoro, le cui conseguenze ricadono maggiormente sulle donne”. Tra i temi su cui prestare attenzione e prevedere interventi mirati “anche la difficoltà che le donne trovano a reinserirsi nel mercato del lavoro dopo la gravidanza e i fenomeni del mobbing”.

“Si tratta sì di un problema economico, ma anche di un problema culturale e sociale”, ha detto la consigliere Irene Galletti (M5S), ricordando che nel 2005 si sono registrati in Italia “500mila casi di mobbing legati alla gravidanza” e che nel settore privato il divario retributivo è del 20 per cento rispetto al 4 per cento del settore pubblico. “Il governo – ha aggiunto – sta lavorando a una specifica proposta di legge per affermare la parità salariale, ma io credo che si dovrebbe affermare anche il diritto alla parità numerica all’interno delle aziende e individuare azioni sociali che contribuiscano a cambiare l’approccio culturale a questa questione”.

Nel dichiarare il voto favorevole del gruppo Pd, la consigliera Meucci ha sottolineato che “la drammaticità della situazione italiana impone un impegno straordinario, perché è vero che il problema è, oltre che economico, anche culturale”. La Regione, ha ricordato, in questi anni “si è molto battuta contro gli stereotipi di genere, ma ancora non basta”. Infine, ha auspicato che il congedo di maternità sia reso obbligatorio, e non solo facoltativo com’è adesso, anche per gli uomini.

Voto favorevole è stato annunciato anche dalla capogruppo della Lega, Elisa Montemagni. “La politica deve dare risposte concrete che vadano al di là delle tutele salariali – ha detto – La questione della maternità, ad esempio, non può essere considerata un ostacolo economico o sociale, ma un’opportunità per il Paese. Serve una grande attenzione sulle discriminazioni nei confronti di donne che hanno un fidanzato o un marito, perché essere donna e volersi creare una famiglia sono un valore aggiunto e non un intralcio alla crescita dell’economia e della società”.

Sulla stessa lunghezza d’onda anche la consigliera Monica Pecori (gruppo Misto-Tpt), che ha proposto che nelle scuole “si introduca un insegnamento mirato in quelle materie in cui è necessario far emergere le differenze di genere”. Secondo Pecori, importante è anche “favorire il potenziamento degli asili nido, a partire da quelli aziendali”. A questo proposito ha chiesto alla Giunta di “spingere in questa direzione anche gli enti pubblici, che sono ancora indietro. Cito ad esempio il caso Livorno, dove ben due direttori sanitari hanno speso migliaia di euro per progettare l’asilo nido aziendale del presidio ospedaliero ma senza che ne sia seguita alcuna realizzazione”.

23/10/2019 16.40
Regione Toscana


 
 


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