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Regione Toscana
Giorno della Memoria: l’intervento di Luigi Dei e la testimonianza di Tatiana Bucci
Il Magnifico rettore dell’Università di Firenze, attraverso le parole di Primo Levi, ha parlato della necessità “di non perdere traccia di quanto avvenuto”. La superstite dell’Olocausto: “Gli italiani devono fare i conti con il passato”. Il presidente Giani ha conferito un riconoscimento ai due ospiti
“Dovremo sempre più affrontare il problema di parlare della Memoria senza più testimoni diretti dei fatti e perciò ho provato, attraverso due dei suoi racconti, a far parlare ancora oggi, ad anni di distanza dalla sua morte, Primo Levi”. Ha introdotto così Luigi Dei, Magnifico rettore dell’Università di Firenze, il suo intervento alla seduta solenne del Consiglio regionale per il “Giorno della Memoria”. Il contributo di Dei, intitolato “Cerio e Carbonio: Primo Levi fra chimica, letteratura e memoria”, ha raccontato, attraverso le parole dello scrittore che fu internato ad Auschwitz dal febbraio 1944 al 27 gennaio 1945, la lotta disperata e disperante con la fame. In “Cerio”, ha detto Dei, Levi, che dal novembre ‘44 in quanto chimico lavora nel laboratorio della fabbrica Buna, narra i suoi tentativi di trasformare in cibo la paraffina delle candele, in glucosio la cellulosa, in grassi la glicerina e il cerio (anzi il ferro cerio) in accendini da vendere per procurarsi delle razioni di pane. Al termine di quei due mesi di tentativi, arriva la liberazione da parte dell’esercito russo, ma “il suo compagno Alberto che lo aveva aiutato con il cerio – ha ricordato Dei, - trasferito durante un’epidemia di scarlattina, non tornò mai più. Levi a questo proposito, scrisse in “Carbonio” una frase, che è tra le più dure della letteratura e che meglio descrive cosa fu la Shoah: ‘…e di lui non resta traccia’”. Per questo, ha concluso Dei, “noi dobbiamo contribuire a tramandare la Memoria, perché non si perda traccia di quanto accadde”.

La seduta solenne si è poi conclusa con il saluto testimonianza di Tatiana Bucci, che fu internata a Birkenau all’età di sei anni. “Primo Levi – ha detto – dice che il primo dei problemi era la fame. Per me non era il primo ricordo, ma a mia madre, una notte, fu sottratto da sotto la testa un sacchetto dove conservava un piccolo brillante e le due fette di pane della razione quotidiana. Quando si accorse del furto, pianse. Non per il brillante, ma per le due fette di pane”. Tatiana Bucci ha poi ricordato quanto accaduto al cugino Sergio, che ad Amburgo restò vittima degli esperimenti dei medici che ruotavano attorno al dottor Mengele. “Ho scoperto questa storia negli anni Ottanta e questo si deve a quanto fece un giornalista tedesco fin dagli anni Cinquanta, per far sapere quanto era accaduto”. Grazie a quel medico, ha spiegato la Bucci, “ho imparato a distinguere tra tedeschi e nazisti”. E poi ha aggiunto: “I tedeschi, grazie soprattutto alla Merkel, hanno fatto i conti con il loro passato. Noi italiani no. Noi diciamo che fu colpa dei tedeschi, ma anche noi abbiamo fatto le leggi razziali e realizzato campi di concentramento. Dobbiamo fare i conti con il passato anche noi”.

Il presidente del Consiglio regionale, Eugenio Giani, nel ringraziare gli ospiti per il loro “prezioso contributo”, ha consegnato a Luigi Dei una statuetta con il simbolo che adottò Cosimo I de’ Medici, il granduca cui si deve la nascita della Toscana moderna: la tartaruga, rappresentazione della prudenza, e la vela, rappresentazione del guardare avanti. A Tatiana Bucci, invece, ha consegnato una medaglia con il Pegaso, simbolo della Regione Toscana che fu adottato dal Comitato di Liberazione nel 1944.

28/01/2020 14.00
Regione Toscana


 
 


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