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Piani integrati a valere sul Pnrr. Indicazioni Uncem e FAQ
Il testo della lettera, del Presidente nazionale Uncem Marco Bussone, inviata ai sindaci dei Comuni compresi nelle Città Metropolitane
Nei dossier Uncem realizzati negli ultimi mesi sul Piano nazionale di Ripresa e Resilienza, ampio spazio è stato dedicato ai "Piani urbani integrati" con il quale le Città Metropolitane del Paese, in attuazione della linea progettuale "Piani Integrati - M5C2 - Investimento 2.2" avranno oltre tre miliardi di euro da investire in modo efficace nei prossimi tre anni. Dando sostanza e forma a progetti di territorio, veri e diffusi, organici, a vantaggio delle comunità, costruendo pezzi di futuro. Attenzione: non sono piani solo per le Città capoluogo e i Comuni più grandi. Sia chiaro: tutti i Comuni compresi nelle Città metropolitane devono essere protagonisti, anche eliminando ideologiche posizioni urbanocentriche. Le Città metropolitane devono presentare entro il 7 marzo 2022 le proposte di interventi finanziabili per investimenti in progetti relativi a Piani Urbani Integrati. Sono previsti 2,92 miliardi di euro sul PNRR e altri 210 milioni di euro sul Piano complementare.

Si tratta di una componente del PNRR che Uncem ritiene molto importante. Perché unisce, favorisce la coesione, genera iniziative "metromontane", impegna le città capoluogo a lavorare con i Sindaci dei piccoli Comuni, obbliga alla concertazione, definisce nuovi rapporti e legami. O meglio: deve essere così. L'occasione è importantissima. I Sindaci dei Comuni compresi nelle Città metropolitane, insieme alle forme associative degli Enti (Unioni, Unioni montane, Comunità montane) devono chiedere urgentemente ai Sindaci delle Città metropolitane (e Sindaci dei Comuni capoluogo) di promuovere incontri, analisi, dibattiti. Si deve decidere insieme che cosa fare. Solo insieme si vince, piccoli e grandi Comuni insieme, forze sociali, economiche, datoriali, sindacali, terzo settore, accademia. Pianificare vuol dire dialogo e partecipazione. Democrazia. Occorre evitare, secondo Uncem, che le grandi città, i capoluoghi e le loro prime cinture, fagocitino tutte le risorse. Per questo serve, la Politica. Azione politica. Urgente.

Qualche giorno fa sono state pubblicate le FAQ relative alla componente in oggetto. Si trovano a questo link: https://dait.interno.gov.it/documenti/faq-piani-integrati.pdf
Le FAQ aiutano tutti noi Amministratori a definire un impegno di risorse finalizzate a favorire una migliore inclusione sociale riducendo l'emarginazione e le situazioni di degrado sociale, promuovere la rigenerazione urbana attraverso il recupero, la ristrutturazione e la rifunzionalizzazione ecosostenibile delle strutture edilizie e delle aree pubbliche, nonché sostenere progetti legati alle smart cities (e communities!), con particolare riferimento ai trasporti e al consumo energetico. Trasporti non solo urbani! Per tutti!

Riepilogando. I "Piani urbani integrati" sono i fondi del PNRR per le Città Metropolitane. Riguardano dunque i Comuni compresi nelle Città Metropolitane di Roma, Torino, Milano, Venezia, Genova, Bologna, Firenze, Bari, Napoli, Reggio Calabria, Cagliari, Catania, Messina, Palermo.
In attuazione della linea progettuale "Piani Integrati - M5C2 - Investimento 2.2" nell'ambito del Piano nazionale di ripresa e resilienza, le Città Metropolitane, per il periodo 2022-2026 individuano i progetti finanziabili per investimenti in progetti relativi a Piani Urbani Integrati, con valore non inferiore a 50 milioni di euro, e nel limite massimo delle risorse assegnate dall’Allegato 1 dell’articolo 21, comma 3, decreto legge n. 152/2021, aventi ad oggetto:
- la manutenzione per il riuso e la rifunzionalizzazione ecosostenibile di aree pubbliche e di strutture edilizie pubbliche esistenti;
- il miglioramento della qualità del decoro urbano e del tessuto sociale e ambientale;
- interventi finalizzati a sostenere progetti legati alle smart cities ed i relativi soggetti attuatori nell’ambito dell’area metropolitana,
Per farlo sarà necessario presentare domanda entro il 7 marzo 2022 al Ministero dell’Interno - Direzione Centrale della Finanza Locale, con le modalità e i termini stabiliti dagli artt. 3 e 4 del Decreto.

I progetti devono riguardare investimenti volti al miglioramento di ampie aree degradate, per la rigenerazione e rivitalizzazione economica, con particolare attenzione alla creazione di nuovi servizi alla persona e alla riqualificazione dell'accessibilità e delle infrastrutture, permettendo la trasformazione di territori vulnerabili in città intelligenti e sostenibili, attraverso:
- la manutenzione per il riuso e la rifunzionalizzazione ecosostenibile di aree pubbliche e di strutture edilizie pubbliche esistenti per finalità di interesse pubblico;
- il miglioramento della qualità del decoro urbano e del tessuto sociale e ambientale, anche mediante la ristrutturazione degli edifici pubblici, con particolare riferimento allo sviluppo e potenziamento dei servizi sociali e culturali e alla promozione delle attività culturali e sportive;
- interventi finalizzati a sostenere progetti legati alle smart cities, con particolare riferimento ai trasporti ed al consumo energetico, volti al miglioramento della qualità ambientale e del profilo digitale delle aree urbane mediante il sostegno alle tecnologie digitali e alle tecnologie con minori emissioni di CO2.
Inoltre i progetti oggetto di finanziamento devono, inoltre, a pena di inammissibilità:
a) intervenire su aree urbane il cui IVSM è superiore a 99 o superiore alla mediana dell'area territoriale;
b) avere un livello progettuale che assicuri il rispetto dei termini di cui al comma 10 e, in ogni caso, non inferiore alla progettazione preliminare o studio di fattibilità tecnico economica;
c) assicurare, nel caso di edifici oggetto riuso, rifunzionalizzazione o ristrutturazione, l'incremento di almeno due classi energetiche;
d) assicurare l'equilibrio tra zone edificate e zone verdi nonché potenziare l'autonomia delle persone con disabilità e l'inclusione sociale attraverso la promozione di servizi sociali e sanitari a livello locale eliminando, laddove possibile, gli ostacoli all'accesso agli alloggi e alle opportunità di lavoro tenendo conto anche delle nuove possibilità offerte dalle tecnologie;
e) prevedere la valutazione di conformità alle condizioni collegate al principio del DNSH (Do Not Significant Harm), previsto dall'all' articolo 17 del regolamento UE 2020/852 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 18 giugno 2020;
f) prevedere la quantificazione del target obiettivo: metri quadri area interessata all'intervento, intesa come bacino territoriale che beneficia dell'intervento.

I progetti oggetto di finanziamento possono, inoltre, prevedere:
a) la possibilità di partecipazione dei privati nel limite massimo del 25 per cento del costo totale dell'intervento;
b) la presenza facoltativa di start-up di servizi pubblici nella proposta progettuale;
c) la co-progettazione con il terzo settore.

I Piani urbani integrati non sono sono per le aree urbane. E non sono solo per le periferie urbane. Questo deve essere ben chiaro. Sulla scheda trasmessa a Bruxelles (sintetizzata qui sopra nelle righe precedenti) di certo non si è andati verso una vera semplificazione e verso particolare "chiarezza"... Ma occorre agire. E farlo bene. La progettazione deve essere partecipata. E la distribuzione delle risorse, dei progetti, delle iniziative, deve essere efficace. I Piani devono generare coesione tra tutto il territorio e non certo incrementare le sperequazioni.
Per questo, in particolare nelle Città metropolitane con molti Comuni - anche montani e rurali - oltre al Capoluogo e alla prima cintura urbana, i Sindaci devono agire insieme, chiedere tavoli di azione politico-istituzionale, di decisione ed elaborazione. Per dire insieme come si compongono i territori e cosa diventano le comunità nei prossimi dieci, venti, cinquant'anni. I miliardi di euro a disposizione devono servire ad accorciare sperequazioni e disuguaglianze. Ma per farlo non possono essere prese decisioni dal centro - geograficamente i "centri" si possono sempre mettere in discussione, a seconda di ove li si prenda e guardi - o da pochi Sindaci e Amministratori in pochi Palazzi. I Sindaci e gli Amministratori dei Comuni agiscano insieme. Non certo per una divisione pro-comune delle risorse: questa logica non è del PNRR. Come non è del PNRR la somma assurda e raffazzonata di progetti. Il PNRR non è un elenco della spesa, mettendo insieme qualche marciapiede o piazza. Evitiamo questo sguardo al passato, purtroppo favorito anche da approcci di una certa politica che guarda indietro e non avanti. Il PNRR è futuro e impegno, decisione e determinazione. Costruiamo vera Politica - oltre i colori e le appartenenze - grazie ai Piani territoriali, guardando alle esigenze delle comunità. Non vi è molto tempo. Il percorso va fatto in tempi rapidi sin dalle prime settimane dell'anno.

Per qualsiasi necessità, Uncem è a disposizione.

Con viva cordialità e stima,
Marco Bussone
Presidente nazionale Uncem

30/12/2021 13.06
Uncem


 
 


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