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Uncem. Ripetitori radio-televisivi di proprietà degli Enti locali e transizione alle nuove frequenze del digitale
Il testo della lettera inviata da Marco Busone, presidente nazionale Uncem, alle massime autorità
Ill.mi, il digital divide è un'emergenza vera per il Paese. La crisi pandemica l'ha fatto crescere. E il PNRR dovrà ridurlo, non certo aumentarlo: gli investimenti dovranno essere fatti nel modo e nei posti giusti. A fronte di tre anni gravissimi di ritardo nell'attuazione del Piano BUL (che comunque non raggiunge le case degli italiani, ma solo i pozzetti in strada e che ha costi ingenti per gli Enti locali) e a fronte di migliaia di aree del Paese senza segnale per la telefonia mobile (con problemi di sicurezza gravissimi), abbiamo un problema serio - da anni ormai - con la TV. Non bastano i contributi statali per nuovi televisori più o meno smart. In Italia - e molti rappresentanti istituzionali non lo sanno - se non fosse per Comuni montani, Comunità montane, Unioni montane di Comuni, che sono proprietari e manutengono una fitta rete di ripetitori, nelle aree alpine e appenniniche la TV la vedrebbero in pochissimi, probabilmente nessuno. Ripetitori realizzati in accordo con il servizi pubblico, che RAI ha sempre accolto positivamente, risolvendo criticità che da sola non riuscirebbe a colmare. La situazione si complica oggi, mentre parte la transizione alle nuove frequenze radio-televisive. Perché gli impianti devono essere adeguati. Mentre quindici anni fa, in occasione del primo passaggio da analogico a digitale terrestre, erano state investite risorse economiche importanti, individuate dalle Regioni in accordo con MISE, oggi la nuova transizione avviene senza nessuna attenzione istituzionale e senza investimenti previsti.

Nonostante una serie di webinar di aggiornamento promossi negli ultimi mesi da Uncem con RAI (con la quale è stato anche sottoscritto un accordo di Uncem per portare nuove tecnologie digitali sperimentali sui territori senza segnale), il problema - va ribadito - non sono i ripetitori gestiti da RaiWay. Bensì le criticità riguardano gli impianti di proprietà degli Enti locali. Negli ultimi giorni di dicembre 2021, a fronte delle comunicazioni da parte delle sedi locali MISE di revoca dell'autorizzazione rilasciata agli Enti locali per l'installazione di impianti televisivi DVB-T per garantire il servizio pubblico, gli Enti locali montani hanno manifestato l'interesse alla prosecuzione con i medesimi impianti dell'esercizio attualmente svolto con la ripetizione del Mux-RAI contenente anche Rai1, Rai2, Rai3. Questo è il primo passo per non perdere la TV nelle valli. Gli Enti montani hanno richiesto di garantire, in attesa del rilascio della nuova autorizzazione, la copertura del servizio ai cittadini utenti interessati senza interruzioni temporali. Solo successivamente all'eventuale assegnazione di nuove frequenze sarà possibile quantificare i costi per gli interventi di adeguamento agli impianti esistenti. Il rischio concreto è che vi siano a breve costi ingenti, a carico degli Enti, per il servizio pubblico cittadini a cui non potrà più essere garantita la visione della trasmissioni RAI. Per adeguare un impianto servono almeno 15 mila euro. E vi sono Enti montani in Italia che ne hanno più di dieci di proprietà.

Uncem chiede - come ha già fatto in lettere inviate ai Ministeri mesi fa - un intervento politico del Governo, per ricercare soluzioni che non impattino sugli Enti locali, i quali non hanno le disponibilità economiche per far fronte ad adempimenti tecnici e operativi, peraltro non dipendenti dalla propria volontà.

La necessità di chiarimenti e risorse è urgente. Ministeri, in sede politica e in sede tecnica, siamo certi sapranno il più presto intervenire, risolvendo una criticità che aumenta il digital divide nel Paese, e dunque sperequazioni e disuguaglianze. Vinciamole insieme senza lasciare alcuno indietro.

Con viva cordialità,


Marco Bussone
Presidente nazionale Uncem

03/01/2022 15.33
Uncem


 
 


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