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Regione Toscana
Economia: il quadro di crescita della Toscana, audizione del direttore di Irpet
In commissione Affari istituzionali, in vista della realizzazione del Piano regionale di sviluppo
La commissione Affari istituzionali, presieduta da Giacomo Bugliani (Pd) ha tenuto questa mattina un’audizione di Nicola Sciclone, direttore di Irpet, l’Istituto regionale per la programmazione economica, secondo quanto prevede la risoluzione del Consiglio

regionale 152/2021, approvata il 7 dicembre scorso, “per approfondire analisi, studi e aggiornamenti e dar vita a una collaborazione strutturata, finalizzata alla definizione delle politiche socio-economiche della Regione – come ha spiegato il presidente Bugliani –. Il tema di fondo di questa audizione riguarda l’attività di supporto di Irpet alla realizzazione del piano regionale di sviluppo”.

Tre le direttrici di analisi proposte da Irpet: congiuntura economica, tendenze strutturali, sfide dell’immediato futuro. “Siamo all’interno di un percorso di ritorno alla normalità”, esordisce Sciclone, dopo una lunga congiuntura sfavorevole nel corso della quale “si è ridotta la torta e le fette si sono distribuite in modo più diseguale. Le ferite sono state profonde, la situazione apre a un’esigenza di rafforzamento dell’investimento pubblico”. Ci sarà ora da valutare l’impatto della nuova variante Omicron, “prima della quale eravamo chiaramente orientati a delineare un quadro di progressiva uscita verso una fase di crescita”. Crescita al momento “più visibile nel ciclo produttivo che in quello occupazionale”, mentre la caduta è stata per la Toscana peggiore rispetto alle altre regioni, “perché il nostro sistema produttivo è più orientato all’export”.

“Vale la pena riflettere su cosa significhi questo ritorno alla normalità”, prosegue Sciclone, che fotografa la progressiva perdita di ricchezza del sistema nel lungo periodo: “il tasso medio annuo di variazione del Pil dal ’95 al 2019 era lo 0,6 per cento; meno 0,5 per cento la variazione media annua del reddito disponibile per abitante; la crescita della disoccupazione giovanile è passata dall’11 al 17 per cento, il tasso di famiglie povere è aumentato del 5 per cento negli ultimi dieci anni. E la Toscana è andata meglio dell’Italia: nel suo complesso, rientra nel gruppo delle regioni più virtuose”. Ci sono elementi che “inducono all’ottimismo. Le tendenze di fondo degli ultimi venti anni, fino all’arrivo della pandemia, ci illudevamo di poter compensare l’avanzo di bilancio, cioè il rigore nei conti pubblici, con l’avanzo commerciale. In realtà, per anni, per ogni euro di avanzo commerciale, abbiamo avuto 2,3 punti in meno di domanda interna”. Ora, il Pnrr “crea le condizioni perché questo elemento possa essere significativamente corretto. Andrà a ricostituire dotazione che si è erosa”.

Altra considerazione: “Dentro questa caduta della domanda interna, questa asimmetria si intensificava nel rapporto fra consumi e investimenti: i consumi sono calati del 2 per cento, gli investimenti del 19 per cento”, spiega Sciclone. In questa tendenza di bassa crescita, “la base produttiva è andata a ridimensionarsi, specie il manifatturiero. Il terziario è cresciuto, non quello legato ai servizi pubblici, che valorizzano di più il capitale umano, ma servizi legati direttamente ai consumi, a più basso valore aggiunto”. Come regge un sistema in cui la produttività cresce meno dell’occupazione? “Con una minore intensità di lavoro: meno ore per occupato e una dinamica salariale molto contenuta e una forte flessibilità dell’impiego. C’è stata una polarizzazione delle professioni, tra alta e bassa resa salariale, tra alta e bassa qualifica, con prevalenza delle professioni a più basso profilo di qualifica e di rendimento salariale”. In questo quadro, “l’elemento di discontinuità che il Pnrr pone è decisivo: risponde all’esigenza di migliorare la dotazione di capitale”.

Ci sono varie sfide da affrontare: “Quella demografica, di cui sembra non ci sia consapevolezza della gravità. Tra 15 anni – avverte Sciclone – avremo carenza di popolazione attiva, uno squilibrio demografico inconciliabile con un percorso di crescita economica: serviranno o un incremento molto elevato di produttività, difficile da immaginare, oppure politiche di integrazione e immigrazione per compensare la carenza delle nascite”. Dovremo cercare “di accrescere il peso della parte vitale del sistema produttivo, attraverso un’analisi a partire dal sistema manifatturiero”. La terza sfida “è legata al capitale umano. C’è sottrazione nelle qualifiche elevate. Occorre un salto culturale: sarà importante investire in conoscenze, ma anche in competenze, in una istruzione di tipo professionalizzante per avvicinare mondo del lavoro, mondo della formazione e mondo della scuola”. Sulla questione ambientale: “Consumiamo molta più energia rispetto al passato e ancora troppo da fonti fossili. La transizione sarà più difficile da realizzare, mentre l’innovazione digitale è una transizione che un po’ va da sé, ci sono risorse e le imprese tenderanno a utilizzarle”. L’ultima sfida riguarda la sostenibilità sociale, “con i due picchi demografici principali, che riguardano anziani e giovani”.

Secondo la consigliera Valentina Mercanti (Pd), vicepresidente segretaria della commissione, “il nostro ruolo, ci chiama a lavorare principalmente sulla costruzione della fiducia da parte dei cittadini nei confronti delle istituzioni”, mettendo al primo posto “la lotta alla disuguaglianza. Si dovrebbe far capire che il tema della questione femminile riguarda l’intero sistema economico. Dopo la pandemia, a perdere il lavoro al 99 per cento sono donne e insieme alle donne sono stati i giovani a pagarla di più. Le famiglie monoreddito sono le famiglie più deboli Se non lavoriamo sulle cause per eliminare disuguaglianze e disparità, rischiamo di buttare via una marea di soldi”.

Per l’altra vicepresidente della commissione, Elisa Tozzi (Pd), “in vista della stesura del piano regionale di sviluppo, è fondamentale avere elementi da declinare su piano politico e decisionale. Sono stati toccati temi cruciali: le disuguaglianze, le politiche energetiche”. La consigliera giudica fondamentale “la questione territori. Un dimensionamento ottimale delle amministrazioni locali è aspetto fondamentale per calibrare le politiche. Altro punto che mi ha colpito – aggiunge Elisa Tozzi – riguarda il Pnrr, che andrà a colmare le perdite, a recuperare il tempo perduto più che imprimere vero rilancio. Sarà indispensabile riflettere sulle politiche del lavoro della Regione Toscana”.

Marco Casucci (Lega) valuta “il lavoro positivo svolto da Irpet. I problemi sono sempre quelli: domanda interna, investimento pubblico, occupazione, povertà. Basarsi solo sulla fiducia nel Pnrr può essere riduttivo. Ricostruzione – avverte il consigliere – non vuol dire restaurazione, ma avere una visione diversa. Il mondo è cambiato. Sul tema delle risorse: efficientamento e razionalizzazione della spesa pubblica sono temi che attendono risposte. Riguardo al Defr, le previsioni di Irpet parlano di crescita più contenuta della Toscana rispetto al livello nazionale: sono necessari chiarimenti”. Non c’è una specifica questione toscana, risponde il direttore di Irpet, “nel prossimo triennio, ci aspettiamo una crescita della Toscana in linea con quella nazionale. Nel 2021, cresciamo meno dell’Italia, perché qui pesano di più settori come turismo, moda. È la composizione del nostro sistema produttivo. Recupereremo negli anni successivi”.

Gianni Anselmi (Pd) esprime “apprezzamento per il contributo di Irpet, che fornisce un quadro fluido, dinamico, sempre aggiornato”. Secondo il consigliere del Partito democratico, “si deve approntare un ‘cruscotto’ da affiancare a una lettura delle strutture macro, più geolocalizzato per territori. La sensazione è che sul Pnrr rischiamo di non essere coerenti con uno degli obiettivi di fondo, che è quello di riequilibrare. C’è il rischio di un centralismo non auspicabile. L’occasione del Pnrr non può non essere colta in Toscana”.

11/01/2022 20.54
Regione Toscana


 
 


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