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Università di Firenze
UNIVERSITTÀ DI FIRENZE: ARCHEOLOGIA MAI VISTA
Per la prima volta i tesori medievali sono fruibili anche dai non vedenti, grazie a opere in Braille, in mostra al Castello di Arcidosso (Monte Amiata - Gr)
Da Londra all’Amiata, dagli Etruschi al Medioevo, dalla pietra al bronzo. È questo il percorso che guida “Archeologia mai vista” un’iniziativa, unica nel suo genere, da poco partita ad Arcidosso (Gr).
Chi non vede, o ha difficoltà di vista, non può godere dell’arte, tanto meno delle scoperte archeologiche. Per rendere fruibile anche a non vedenti e ipovedenti il castello aldobrandesco e le altre costruzioni medievali di questo paese alle pendici dell’Amiata, il Comune di Arcidosso, la cattedra di Archeologia Medievale dell’università di Firenze (Guido Vannini) e la Stamperia Braille Toscana hanno dato vita a un progetto assolutamente innovativo. Ogni studio archeologico degli edifici medievali di Arcidosso, eseguito dall’équipe dell’università di Firenze, sarà accompagnato da una placca esplicativa, che riproduce in rilievo ciò che si vede a occhio nudo. Inoltre, la riproduzione tattile è accompagnata da legenda e spiegazioni in italiano, inglese e, naturalmente, in Braille, il linguaggio dei non vedenti.

La prima placca è stata posta all’interno del Centro di documentazione sul paesaggio medievale, uno dei tanti motivi per visitare il castello di Arcidosso, aperto i giorni feriali dalle 10 alle 12,30 e dalle 17,30 alle 19,30 (chiuso il lunedì).
Nel Centro di documentazione oltre a piatti, pentole, anfore dell’anno 1000, provenienti dallo scavo di Castel Vaiolo, sono conservate le castagne più antiche d’Europa. I muri, però, sono il punto forte dell’esposizione: perfettamente conservati sono un unicum nella storia delle fortificazioni medievali. La placca in bronzo nero patinato, riproduce in scala la stratigrafia e le diverse epoche di costruzione della sala di accesso alla torre monumentale del castello.

“Per fare questo lavoro ho dovuto realizzare una fusione a cera persa – spiega Riccardo Polveroni, artista londinese e amiatino di adozione, che ha prodotto l’opera sul disegno dell’architetto Leonardo Stanta - Ho lavorato su una lastra di cera e ho costruito a mano gli stilo per incidere lettera per lettera il testo. Poi ho fuso il tutto nella fonderia “Arte Bronzo” di Verona con cui lavoro da anni”. Polveroni, infatti, ha al suo attivo decine di opere d’arte, complementi di arredo, lampade, tavoli, molti dei quali in bronzo. Le sue poltrone e le sue lampade sono finite in casa di artisti e musicisti internazionali, oltre che nella sala da ballo di un palazzo reale del Medioriente e le sue creazioni sono spesso sulle pagine dei magazine di tutto il mondo. “È la prima volta che faccio un’opera con un risvolto didattico come questo - continua Polveroni - Mi stimola l’idea di creare un percorso artistico per i non vendenti e ho scelto il bronzo, proprio perché è un materiale che può essere sfiorato infinite volte: non ossida, non si rovina, resta nel tempo. E poi rimanda agli Etruschi, con la loro cultura ho un legame particolare, come con l’Amiata, una terra che ho scoperto più di 30 anni fa, da cui traggo sempre energia e ispirazione”.
A questa prima placca seguiranno altre, per creare un percorso archeologico senza barriere di nessun tipo, per svelare ai non addetti ai lavori i segreti delle costruzioni medievali e, soprattutto, per dare ai non vedenti le stesse possibilità di chi ha la fortuna di vedere certe opere e, magari, le ignora. Per mancanza di informazioni.

Per ulteriori informazioni e materiale fotografico:

Michele Nucciotti, direttore scientifico del progetto “Arcidosso e il suo territorio nel Medioevo” (Università di Firenze), cel. 347 0829469 / em nucciotti@unifi.it

Riccardo Polveroni, Rplg London, http://rplg.eu / cel. 334 3759952 / em riccardo@rplg.eu

Materiale fotografico: http://mnrepository.vndv.com/ArcidossoRPLG/

10/09/2009 12.43
Università di Firenze


 
 


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