Login

MET



Controlli voce Chiudi controlli
: Volume:  1 Velocità  1 Tono:  1
Redazione di Met
TAGLI ALLA CULTURA: "FANTASMI IN STRADA" PER LA SOPRAVVIVENZA DELL'ISTITUTO DI STUDI STORICI POSTALI
Per una settimana, la parte del trecentesco edificio occupata dall’Issp vestirà il colore del dolore. Anche l’home page del sito istituzionale verrà oscurata. Estremi tentativi per attirare l’attenzione sul futuro della onlus...
“Se l’Istituto sarà costretto a chiudere per i tagli alla cultura questo sito verrà definitivamente oscurato. Non sarà più possibile effettuare ricerche bibliografiche nella biblioteca dell’Istituto; non sarà più possibile effettuare ricerche tramite il database dell’Istituto; non sarà più possibile consultare gratuitamente rare riviste specialistiche; non sarà più possibile leggere antiche guide postali e di viaggio; non sarà più possibile ascoltare le registrazioni delle lezioni tenute dai docenti nei passati seminari «Scrittura e comunicazione»; non sarà più possibile visionare carte stradali d’epoca e mappe di itinerari postali; non sarà più possibile consultare comodamente on-line l’inventario del fondo Poste custodito presso l’Archivio centrale dello Stato a Roma per prenotare la visione dei documenti”.

È il testo che da questa sera e per una settimana si leggerà sul sito internet dell’Istituto di studi storici postali (www.issp.po.it), al posto della tradizionale home page.
Domani, dalle ore 11 alle 12, due “fantasmi” distribuiranno ai passanti nei pressi della sede, in via Ser Lapo Mazzei 37, volantini informativi, mentre fino a martedì 22 anche lo storico edificio trecentesco che ospita l’Issp vestirà i colori del lutto, con striscioni neri alle finestre.

“La situazione -ammette il direttore, Andrea Giuntini, intervenuto questa mattina alla conferenza stampa- è molto seria. I ventilati tagli ministeriali previsti quest’anno per noi costituiranno una batosta, che si aggiunge a tutte le restrizioni registrate negli ultimi bilanci. Abbiano già tagliato iniziative, abbiamo ridotto le attività, probabilmente saremo costretti a rinunciare agli spazi che abbiamo in affitto, ma non possiamo andare avanti così. L’assegno 2009 del ministero per i Beni e le attività culturali, ad esempio, ha rappresentato il 41% dei contributi pubblici complessivi. Ma anche le altre realtà pubbliche gradualmente sono state costrette a stringere i sostegni”. “Dopo quasi trent’anni di lavoro e presenza sul territorio, è arrivato il momento di cominciare a chiederci: ma ha ancora senso operare in queste condizioni? Le testimonianze che oggi portiamo in conferenza stampa, rese possibili grazie alla disponibilità e all’impegno di professionisti della cultura, e la «zingarata» di domani intendono far conoscere meglio il nostro ruolo, il nostro patrimonio, il nostro destino e i nostri timori”.
“Il problema -conclude- non è avviare progetti straordinari, per i quali, di fronte a proposte serie, i soldi si trovano, come dimostrano i lavori finanziati, ad esempio, da Anas e Cesvot. La nostro difficoltà è garantire l’attività ordinaria. Nel 2009, tanto per dire, il costo di personale, affitto ed utenze è stato di 63mila euro, contro un’entrata da strutture pubbliche per 21mila. E non è che i soldi avuti per i progetti possano essere dirottati per queste esigenze...”.

Le testimonianze di oggi
Durante la conferenza stampa di oggi, otto testimoni, scelti tra le diverse realtà che ruotano intorno all’Istituto, ne hanno spiegato la storia, le attività, le caratteristiche.
Il direttore dell’Archivio di stato di Prato, Maria Raffaella de Gramatica, ha ricordato, ad esempio, i seminari, i quali “contribuirono anche a gettare luce su una fonte archivistica che oggi la storiografia apprezza sempre più: quella dei carteggi non solo pubblici, ma anche quelli conservati all’interno degli archivi di famiglia. Si tratta di una fonte preziosa, che ci restituisce nell’immediatezza della corrispondenza l’eco forse più sincera della storia”.
Luigi Baldini, direttore della filiale cittadina di Poste italiane, ha citato la spinta assicurata dall’Istituto nel valorizzare il patrimonio cittadino, facendosi promotore di francobolli, come quelli usciti cinque anni fa per gli affreschi del Lippi conservati in Duomo, o della cartolina per i sei secoli dalla scomparsa di Francesco di Marco Datini, che arriverà il prossimo 20 ottobre.
Il fondatore dell’Istituto e attuale responsabile della biblioteca, Aldo Cecchi, ha spiegato il peso degli aspetti burocratici, che assorbe buona parte delle energie interne “Non è un problema -ha precisato- fare economie, ma sotto ad un certo livello non ci si può andare, per via dei costi fissi”.
Beniamino Cadioli, dell’Università di Modena, ha ricordato come il regolamento originario dell’Issp lo conformasse alla stregua di una realtà universitaria, allora una scelta rivoluzionaria. “Pensare che oggi stiamo parlando di cifre ridicole: 50-60mila euro di necessità annua per mantenere attivo l’Istituto corrispondono allo stipendio di una parrucchiera della Rai o alla metà di quanto incassa un usciere del Parlamento”.
“È l’unica realtà in Italia ad occuparsi di storia della comunicazione”, ha aggiunto la paleografa Elena Cecchi. Grazie al suo impegno nei corsi eseguiti in passato, i partecipanti hanno potuto avvicinarsi all’antica mercantesca e in particolare all’archivio trecentesco lasciato da Francesco di Marco Datini, un vanto per Prato che rappresenta la più importante documentazione economica di allora a livello europeo. Alle attività occorre aggiungere la rivista, la giornata di studi, la settimana di studi, il patrimonio librario. “Se l’Istituto chiude, è un danno non solo per Prato, ma per l’Italia, perché è un impoverimento per il Paese”.
Il presidente dell’Accademia italiana di filatelia e storia postale, Franco Filanci, si è soffermato sull’importanza della storia postale, che “osserva e analizza gli ultimi secoli negli aspetti meno spettacolari, quelli della comunicazione umana nella sua quotidianità privata, economica, sociale”. Evidenzia difficoltà e problemi di comunicazione, censure e imposizioni politiche; dà il suo contributo, insomma, così da “conoscere il passato per capire il presente e decidere il futuro”.
Della biblioteca ha parlato il delegato per la Toscana della Federazione fra le società filateliche italiane, Saverio Bocelli. La Federazione, nata nel 1919, da anni ha ceduto tutto il suo patrimonio cartaceo (libri, cataloghi, riviste...) all’Istituto e continua a versare quanto riceve, così da creare un punto di riferimento stabile, al servizio anche di singoli collezionisti e sodalizi.
Tra le realtà, a livello regionale si evidenzia l'Associazione per lo studio della storia postale toscana. Il cui presidente, Alessandro Papanti, ha riconosciuto l’incontro, auspice l’Issp, tra il mondo accademico e quello collezionistico. La sinergia ha permesso ad entrambi gli ambiti di conoscersi reciprocamente e di crescere.

14/06/2010 22.54
Redazione di Met


 
 


Met -Vai al contenuto