Redazione di Met
DOVE LASCIASTI LA TERRENA SCORZA
Elena Secci incontra Bruno Secchi nella collezione Carlo Pepi
Alla Fornace Pasquinucci di Capraia Fiorentina, dal 13 al 28 ottobre, due generazioni, entrambe mature, si confrontano in una doppia personale, sotto il segno dell’astrazione, a partire dall’osservazione della realtà e dalla turbolenza degli stati d’animo, da cui volersi in qualche modo disincagliare. Rappresentano due universi, opposti eppure affini, femminile e maschile, incline alla contemplazione l’uno, alla impetuosa frammentazione l’altro. Gli artisti sembrano procedere in senso opposto. Eppure in entrambi si riscontra la ricerca di una durevolezza oltre il transito e la dissolvenza; si avverte la fascinazione per la metamorfosi: lo stadio dal "non essere più" qualcosa, prima di essere qualcos’altro.
Bruno Secchi (classe 1927) -le cui opere in mostra provengono tutte dalla Collezione Carlo Pepi-, forte di esperienze neocubiste, entra in contrasto con la solida compattezza della materia, per farne scaturire gorghi, frammenti, inesplorate potenzialità ed energie. La sua attenzione non è rivolta al dinamismo, quanto piuttosto alla ricchezza segreta di cui è intessuta la realtà, con traumi nascosti da cui sgorgano nuove storie, capaci di ricomporsi dopo la disgregazione dell’unità originaria.
Elena Secci, fiorentina, di quasi trent’anni più giovane del pittore livornese, sembra aver raggiunto un equilibrio emotivo nella quiete dei paesaggi che si profilano delicatamente tra le strisce sottili di colore, come attendendo incuriosita ad un paziente puzzle. A ben guardare, si avverte il senso della spazialità, di un’assenza costruttiva, fatta di attese e di consapevolezza. E’ come se la Secci riuscisse a catturare l’immutabilità della natura contrariamente al suo perenne variare.
L’intento dei due artisti sembra sorprendentemente tendere ad un univoco fine: valicare la soglia dell’apparenza delle cose, per coglierne veridicità e durevolezza; apprezzare pienamente lo stadio del “non essere più” qualcosa, nel momento in cui sta per diventare qualcos’altro.
Il percorso della mostra, attraverso l’accostamento dei due artisti in dialogo, intende far poggiare lo sguardo sui luoghi dell’assenza, colma di promesse di trasformazione. Il titolo, così particolare, vuole alludere al luogo fatidico, eppure taciuto, dove avviene la perdita di una forma apparente, per assumerne un’altra più autentica e duratura. La superficie del quadro si manifesta come luogo simbolico della trasformazione, dove la disgregazione e l’assenza non preludono al vuoto assoluto, ma alle infinite potenzialità e a nuove visioni.
La mostra ha il patrocinio della Provincia di Firenze e del Comune di Capraia e Limite: l'inaugurazione è fissata per sabato 13 ottobre alle 17. La mostra sarà visibile tutti i giorni dalle 17 alle 19 (martedì chiuso) e la domenica anche in orario 10-12. Venerdì 26 ottobre alle 21.30, come evento correlato, spazio al convegno 'Orientarsi nella diversità' in collaborazione con l’associazione Coltiviamo la cultura in genere, Ireos Centro Servizi Comunità Queer Firenze, Viviteatro e ARCI servizio civile Pontedera.
11/10/2012 7.32
Redazione di Met