Login

MET



Controlli voce Chiudi controlli
: Volume:  1 Velocità  1 Tono:  1
Comune di Firenze
CINQUECENTENARIO DE “IL PRINCIPE”, MARTEDÌ 19 FEBBRAIO LA RIEVOCAZIONE DELLA CATTURA DI NICCOLÒ MACHIAVELLI
Il corteo partirà da Palazzo di Parte Guelfa per toccare Ponte Vecchio, Piazza Santa Felicita (casa di Machiavelli), Piazza della Signoria (Arengario), Via Calzaiuoli, il Bargello
Niccolò Machiavelli
A 500 anni dalla pubblicazione del bando di cattura di Niccolò Machiavelli, il Comune di Firenze, sotto l’egida del Presidente del Comitato per le Celebrazioni del V Centenario de “Il Principe” e dell’Assessore alla Cultura del Comune, ha presentato, questa mattina al Museo del Bargello, le iniziative per la rievocazione dello storico avvenimento. Alla conferenza stampa hanno partecipato il Prof. Lino Pertile, direttore del Centre for Italian Renaissance Studies presso Villa I Tatti-Harvard University, il Prof. Stephen J. Milner, che ha esposto nel dettaglio le nuove scoperte archivistiche, mettendole in relazione con la composizione del Principe. Infine, la Dr. Nicoletta Marcelli, Fellow di Villa I Tatti e collaboratrice dell’Edizione Nazionale delle Opere di Machiavelli, che ha parlato sul tema della fortuna nella vita e nelle opere di Machiavelli.
La rievocazione avverrà martedì 19 febbraio alle 15,30, esattamente a 500 anni dal giorno in cui fu emanato il bando, quando un banditore con il costume dell’epoca accompagnato dal corteo storico del Comune di Firenze, con chiarine e stemmi, percorrerà le vie della città e leggerà ad alta voce la formulazione originale del bando.
Il corteo partirà da Palazzo di Parte Guelfa (15,30), per toccare poi i seguenti luoghi: Ponte Vecchio, Piazza Santa Felicita (casa di Machiavelli), Piazza della Signoria (Arengario), Via Calzaiuoli, il Bargello.
Tutte le informazioni si trovano sulla rete civica del Comune di Firenze: www.comune.fi.it (fdr)

Questo l’intervento del Presidente del Comitato per le Celebrazioni del V Centenario de “Il Principe”

Da Machiavelli una lezione per il presente

“Con la rievocazione storica del bando della cattura di Niccolò Machiavelli, hanno inizio le celebrazioni dell’anno cinque centenario della stesura de “Il Principe” , uno dei libri italiani più tradotti nel mondo. La vicenda del bando di cattura viene a collocare in tutta la sua drammaticità il contesto in cui la grande opera del Segretario fiorentino è stata scritta. Machiavelli non solo venne rimosso dal suo incarico di Segretario della Cancelleria dopo il ritorno al potere dei Medici, ma fu confinato nel suo podere in Sant’Andrea in Percussina a San Casciano e costretto al versamento di una cauzione di mille fiorini d’oro. Quello che era stato una sorta di “segretario di Stato” se vogliamo usare la terminologia Usa dei nostri giorni ( lo Hillary Clinton della Repubblica fiorentina) veniva a perdere tutti i suoi poteri.
Quello che la rievocazione del 19 febbraio 1513 vuole sottolineare, è che, trovato il suo nome in una lista di persone che dei congiurati antimedicei volevano avvicinare, egli venne fatto oggetto di un bando di cattura severissimo, effettivamente catturato, portato nelle prigioni del Bargello e sottoposto a tortura. Sia perché non vi erano prove della sua colpevolezza, sia per l’amnistia concessa in seguito all’ elezione del cardinale Giovanni dei Medici a Papa col nome di Leone X nel marzo 1513, Machiavelli fu rilasciato e rimandato a Sant’Andrea in Percussina.
E’ in questo contesto drammatico che avviene la stesura de “Il Principe”, tentativo di Machiavelli di sottolineare le proprie doti di statista che avrebbero dovuto consigliare ai Medici di riprenderlo in servizio, cosa che non avvenne. Invece scrisse un’opera che a distanza di 500 anni gli vale tutt’ora un’ampia fama a livello mondiale.
Il nostro proposito è di studiare la storia di Machiavelli per rinvigorire il nostro animo e i nostri propositi in questa difficile situazione del nostro Paese. Una lezione per il presente.
Alla fine del “Principe” , Machiavelli invoca un “redentore” per l’Italia. L’ Italia di redenzione ne ha indubbiamente bisogno, ma piuttosto che un singolo redentore deve trovare una volontà di popolo per un effettivo risanamento e per un incisivo rilancio della sua attuale condizione etica, economica e sociale.

Ringraziamo l’Università di Harvard e il suo Centro fiorentino di Villa I Tatti per gli studi sul Rinascimento italiano per averci proposto la rievocazione del 19 febbraio p.v. che sarà realizzata grazie all’Assessorato alla Cultura del Comune di Firenze, la Direzione Cultura, l’ Ufficio Tradizioni Popolari e il Corpo della Polizia Municipale.
Questa presenza di Università prestigiose come Harvard nel territorio fiorentino costituisce per noi un grande punto di forza ed è un’eredità della grandezza del nostro Rinascimento, patrimonio che non dobbiamo mai cessare di valorizzare rinnovandolo”.


Di seguito una nota storica


Machiavelli “bandito”
Rievocazione storica del bando e cattura di Niccolò Machiavelli

(Firenze 19 febbraio 1513 - 19 febbraio 2013)

Il principe di Machiavelli è uno dei più famosi trattati politici mai scritti e quest’anno ricorre il cinquecentenario della sua prima stesura nel 1513. Scritto dal funzionario fiorentino e diplomatico Niccolò Machiavelli (1469-1527), è famoso per essere considerato il testo fondante della realpolitik. La sua popolarità è andata sempre più crescendo nei secoli, tanto che i suoi assunti sono stati utilizzati negli ambiti più diversi, dalla speculazione filosofica, al mondo bancario e finanziario, alla gestione istituzionale o manageriale.

Eppure le circostanze della composizione del Principe sono spesso trascurate, come pure il reale contenuto dell’opera, talvolta a causa di fraintendimenti o di interpretazioni pregiudizievoli. Al ritorno della fazione dei Medici a Firenze nel settembre 1512, Machiavelli venne rimosso dal suo incarico di cancelliere a causa della sua stretta associazione con il precedente leader cittadino e capo del governo repubblicano, Pier Soderini. Vittima di un cambiamento di regime, fu sospettato a causa della sua ampia rete di contatti e per la vasta esperienza accumulata nel corso dei quattordici anni che trascorse ai vertici della politica fiorentina. Egli fu confinato per un anno nel suo podere a Sant’Andrea in Percussina alla periferia di Firenze, dietro versamento di una cauzione di 1.000 fiorini d’oro.

In séguito, il nome di Machiavelli fu rinvenuto in un elenco di potenziali simpatizzanti di una congiura per rovesciare il regime mediceo – congiura che fu scoperta e denunciata – per cui le autorità non persero tempo e fecero catturare Machiavelli, il quale, com’è noto, venne imprigionato al Bargello e sottoposto a tortura. Ma mentre i capi della cospirazione furono giustiziati sommariamente e i loro collaboratori esiliati, non è stata mai trovata alcuna prova del diretto coinvolgimento di Machiavelli nella congiura e, grazie all’amnistia generale concessa per l’elezione di Giovanni de’ Medici a Papa col nome di Leone X, nel marzo 1513 Machiavelli fu rilasciato e tornò nella sua piccola tenuta in campagna.

È a questo punto che Machiavelli iniziò una regolare corrispondenza con Francesco Vettori, suo ex collega nelle missioni diplomatiche durante il governo di Pier Soderini, il quale grazie ai suoi legami familiari riuscì a superare indenne il cambiamento di regime a Firenze. Agli occhi di Machiavelli, Vettori, inviato a Roma come ambasciatore presso la corte papale, era in una posizione perfetta per chiedere al nuovo Papa Medici una petizione per favorire il proprio reinserimento nel mondo politico e diplomatico a Firenze. Pur essendo restato in rapporti di amicizia con Machiavelli, Vettori si rivelò ben poco entusiasta alla prospettiva di essere collegato con un uomo che era stato indagato e caduto in disgrazia presso i Medici, per cui tergiversò e differì le continue richieste che gli venivano da parte dell’amico ed ex collega.

Questo gioco altalenante di pressanti richieste da un lato ed evasivi tentennamenti dall’altro si svolse, com’è testimoniato dall’Epistolario di Machiavelli, a partire dall’estate del 1513, ma quelle lettere ebbero per oggetto anche altre discussioni, in particolare l’analisi dei diversi tipi di governo politico in Italia e all’estero, il miglior modo di conquistare e di mantenere saldo uno stato, quali leader del tempo avessero adottato le politiche migliori nel controverso e complesso scenario del Rinascimento italiano. Nella famosa lettera del 10 dicembre 1513 Machiavelli fa la prima menzione dell’ “opuscolo” che egli stava “componendo” proprio sulla base delle loro discussioni, chiamandolo esplicitamente col titolo latino “De principatibus” (Sui principati). Il 14 gennaio 1514, Vettori comunica a Machiavelli di aver ricevuto una parte dell’opera, che gli è molto piaciuta, ma non darà un giudizio definitivo finché non l’avrà letta per intero: cosa sia successo da questo momento in poi, fino ad arrivare al Principe che noi oggi leggiamo, è parzialmente avvolto nel mistero.

Machiavelli in un primo momento dedicò l’opera a Giuliano duca di Nemours e poi cambiò la dedica a favore di Lorenzo duca d’Urbino, ma sempre con il preciso scopo di guadagnare il loro favore e anche una occupazione, allo scopo di superare ciò che egli considerava come “la malignità della fortuna”, che può essere vinta anche grazie ai numerosi consigli che egli fornisce nel suo manuale per i nuovi governanti. Se Giuliano o Lorenzo abbiano mai ricevuto l’opera non è noto, ma una fonte non confermata racconta che Lorenzo de’ Medici mostrò più interesse per una muta di cani, regalatigli nel medesimo giorno da un altro postulante, che per il manoscritto del Principe.

È in questo contesto che il Comune di Firenze, attraverso il Comitato per le celebrazioni del V Centenario de “Il Principe” ha accolto il suggerimento del Professor Stephen J. Milner dell’Università di Manchester per ricostruire gli eventi del febbraio 1513 riguardanti la cattura e l’imprigionamento di Machiavelli all’interno delle celebrazioni del cinquecentenario della stesura del Principe.
Mentre si trovava in qualità di Visiting Professor a Firenze presso Villa I Tatti (the Harvard University Centre for Italian Renaissance Studies), il Prof. Milner ha scoperto inediti documenti d’archivio che gettano nuova luce sugli eventi che hanno portato alla composizione del Principe. Durante le sue ricerche sulla figura dei banditori fiorentini nel XV e all’inizio del XVI secolo, il Prof. Milner ha rintracciato il bando originale che è stato letto dal banditore il 19 febbraio 1513 riguardante la cattura di Machiavelli. Utilizzando le informazioni raccolte dall’esame di centinaia di simili proclami fatti tra il 1470 e il 1530, il Prof. Milner è stato in grado di mappare i numerosi siti all’interno della città dove il banditore, a cavallo e armato, con la sua tromba d’argento avrebbe declamato ad alta voce il bando. Ulteriori scoperte archivistiche hanno fatto luce su pagamenti versati a quattro cavalieri che furono mandati dalle autorità a cercare Maciavelli per le vie della città e, inoltre, i pagamenti che essi ricevettero dopo averlo catturato.

Questo il testo del bando originale che è stato letto dal banditore il 19 febbraio 1513 riguardante la cattura di Machiavelli:

Die xviiii februarii 1512
Gli Spectabili et Degnissimi Octo di Guardia et Balìa della ciptà di Firenze, fanno bandire et publicamente notificare a ogni et qualunche persona di qualunche stato, grado, o condizione si sia che sapessi, o havessi, o sapessi chi havessi o tenessi Niccolò di messer Bernardo Machiavegli lo debba, intra una hora dal hora del presente bando, haverlo notificato a deti Signori Octo sotto pena di bando di ribello et confiscatione di loro beni, notificando che paxato detto tempo non sene riceverà scusa alchuna
Banditto per me Antonio di Chimentti questo dì 19 di febraio 1512.

15/02/2013 19.40
Comune di Firenze


 
 


Met -Vai al contenuto