L’Italia suddivisa in circa in 35/40 nuove regioni che sostituiscono le attuali province e gli
attuali confini regionali per diventare i centri propulsori della gestione amministrativa e
dello sviluppo in un rinnovato “patto di cittadinanza”. Questa la nuova ripartizione
dell’Italia secondo la proposta di riordino territoriale a cui sta lavorando la Società
Geografica Italiana in accordo con il Ministero per gli Affari Regionali e le Autonomie.
All’esame del tavolo di lavoro la riforma del titolo V della Carta Fondamentale che
prevede, come e’ noto, l’abolizione delle 110 Province ed un riordino istituzionale
funzionale per migliorare i servizi diminuendo la spesa pubblica. La proposta di
“Neoregionalismo” della Società Geografica parte da un importante studio del 1999 che già
prevedeva un ridisegno dei confini regionali volto a snellire la macchina burocratica e
amministrativa delle Province e delle Regioni, oltre che a rivedere il territorio secondo
criteri geografici, demografici, culturali, infrastrutturali e sociali. “Le nuove regioni
sarebbero il risultato di un’aggregazione intercomunale – spiega il Presidente della Società
Geografica Italiana, Sergio Conti -. E non di un accorpamento delle province così come
previsto dal ddl costituzionale approvato negli scorsi giorni.”.
Si tratta di un disegno programmatico che trascende le consolidate suddivisioni
amministrative provinciali e regionali. Competitività, sostenibilità ambientale,
innovazione socio-culturale rappresentano i nuovi assets strategici su cui fondare una
possibile proposta. L’obiettivo, secondo la Società Geografica, è quello di proporre
un’organizzazione dell’Italia articolato in una molteplicità di centralità strategiche
secondo l’individuazione di una pluralità di “nuovi fattori di localizzazione” che
sostengano un ritaglio amministrativo adeguato al territorio.
Ecco i fondamenti della proposta della Società Geografica Italiana.
- Le funzioni urbane: i sistemi metropolitani caratterizzati da valori più elevati di
densità insediativa (residenziale, produttiva, terziaria, di servizio) rappresentano delle
realtà imprescindibili.
- La delimitazione fisico-funzionale: la presa in carico e la verifica dell’efficienza dei
contesti areali e urbanizzati adiacenti ma nel contempo aggregabili funzionalmente
al “cuore” in quanto sistemi di riequilibrio gravitazionale (residenziale, produttivo,
turistico, del tempo libero). In questo quadro rientrano le cosiddette aree libere che si
trasformerebbero da territori indifferenziati ad aree funzionali specifiche del sistema
di riferimento.
- Le reti di connessione ( e di gravitazione): la verifica dell’accessibilità fra queste
entità territoriali e le zone circostanti dal punto di vista delle infrastrutture.
- La presa in carico del capitale relazionale e sociale
- La valorizzazione patrimoniale: ovvero una combinazione di vantaggi specifici
sintetizzabili in quattro attributi che potrebbero interagire e rafforzarsi
reciprocamente: il patrimonio storico-artistico, la cultura immateriale, le componenti
ricettive, la dimensione spettacolar-culturale.
- L’individuazione di quei casi in cui il sistema prevede la presenza di due o più centri
che rappresentano congiuntamente una “centralità diffusa”.
- La proposta della Società Geografica rispetterà il più possibile la sovrapposizione
con gli attuali confini amministrativi, laddove questa non metta in discussione i
fondamenti dello scenario proposto.
- Le deroghe della proposta dovranno essere presentate alla popolazione ed essere
oggetto di consultazione.
- Le nuove regioni saranno il più possibile autosufficienti potendo beneficiare al
proprio interno dell’esercizio del maggior numero possibile di funzioni. Ne
deriverebbe, dunque, un risparmio di gestione e una semplificazione del quadro
dell’erogazione di servizi.
La proposta si può leggere in formato di e-book alla pagina
http://www.societageografica.it/images/stories/Pubblicazioni/e-book_il_riordino_territoriale_dello_stato.pdf