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Asl Toscana Centro - Firenze
ASL 10: mosca dell’olivo in agguato
I consigli degli esperti
Le cronache degli ultimi giorni sono state impietose in merito ad uno dei prodotti più tipici dell’agricoltura toscana e al piatto forte della dieta mediterranea: l’olio d’oliva. I produttori paventano un calo della produzione di circa il 50% rispetto allo scorso anno: 60 mila quintali in meno. Il dito è puntato in particolare contro la mosca olearia, che, favorita dal protrarsi della stagione calda, distrugge grandi quantità di olive sulle piante.

La Bactrocera oleae Gmelin, più comunemente nota come mosca dell'olivo o olearia è un insetto appartenente alla sottofamiglia dei Dacinae. È una specie fitofago che mette a rischio l’olivicoltura. La diffusione di questo insetto non è omogenea su tutto il territorio regionale. Subiscono infatti puntuali e consistenti attacchi da parte del dittero più gli oliveti dell’area litoranea, mentre nelle aree interne l’insetto risulta numericamente meno presente e dannoso solo in annate particolari, come questa.

I danni causati dalla mosca dell’olio possono essere quantitativi, una ridotta resa, o qualitativi, con un sensibile peggioramento della qualità dell’olio. Il danno più importante causato dalla mosca è la cascola delle olive, che riguarda parti consistenti della produzione, inutilizzabile per ottenere oli di qualità. L’effetto più noto è sicuramente l’aumento del grado di acidità e l’irrancidimento, arrivando talvolta a comprometterne la classificazione di “extravergine”, nonché la commerciabilità.

Il servizio dell’Azienda sanitaria di Firenze che si occupa di sanità pubblica veterinaria e sicurezza alimentare, ha stilato un sintetico vademecum mirato a limitare i danni prodotti dall’infestazione del parassita.

Monitoraggio. Per il monitoraggio degli insetti adulti si possono utilizzare trappole innescate già in giugno-luglio con attrattivi diversi; feromonici, per la cattura dei maschi, alimentari o cromotropiche gialle, per la cattura di femmine e maschi. Il numero di trappole da installare per ciascuna area campione varia da 1 a 3. Per rilevare l’andamento dell’infestazione e adottare tempestive misure di difesa è necessario effettuare campionamenti con frequenza settimanale a partire dal momento in cui le condizioni divengono favorevoli all’ovideposizione. Un metodo tradizionalmente accettato è quello di campionare il 10% delle piante prelevando da ciascuna 10 olive, dissezionandole e accertando la presenza delle larve.

Raccolta anticipata. La raccolta anticipata quando la maturazione dei frutti lo consente è una buona norma valida sempre per limitare il danno qualitativo (aumento dell’acidità e dei perossidi prodotti dalle larve con difetti organolettici riscontrabili all’assaggio ) e quantitativo (asportazione fino al 12% dell’oliva da parte della larva e conseguente caduta del frutto).

Metodo di raccolta. È sconsigliata la "bacchiatura" con canne o pertiche perché danneggia i frutti e la raccattatura delle olive da terra perché la mosca olearia attacca volentieri quelle in sovramaturazione e comunque il contatto con terreno, erba o altri agenti esterni, favorisce degradazioni ossidative e fermentative. Meglio la raccolta manuale e l’utilizzo di mezzi meccanici (agevolatori o scuotitori).

Trasporto e conservazione. Azzerare o ridurre al minimo i tempi di conservazione delle olive in attesa della frangitura. Stoccare le olive in cassette plastiche finestrate al fine di favorirne l’areazione (il legno favorisce la comparsa di muffe, e l’uso di sacchi produce schiacciamento e fermentazione) al massimo entro 24-48 ore dalla raccolta prima del frantoio, in ambiente asciutto e areato con temperatura di 10/15 gradi.
Trattamenti. La lotta biologica comporta il posizionamento di trappole esca, lo spargimento di argilla sulla chioma, il lancio di un numero molto elevato di batteri contrastanti del genere Opius concolor (particolarmente oneroso economicamente). La lotta chimica preventiva rivolta agli insetti adulti si basa su ripetute distribuzioni localizzate di esche proteiche avvelenate a partire dal momento in cui diventa reale il rischio di infestazione; quella chimica

28/10/2014 15.32
Asl 10 Firenze


 
 


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