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Comune di Pistoia
Il saluto alla città del sindaco di Pistoia Samuele Bertinelli
Il testo del discorso tenuto nella Sala Maggiore del Palazzo Comunale
Buongiorno a tutti!

l’anno che ci stiamo lasciando alle spalle – come purtroppo quelli che l’hanno preceduto – non è stato certo un anno facile: tutti gli indicatori della salute sociale, civile ed economica del Paese descrivono una crisi diffusa e tanto pervasiva da minare, in un sempre maggior numero di persone, la fiducia in un futuro migliore per sé e per i propri figli. È una realtà che conosciamo bene, perché, prima ancora di leggerne la descrizione negli studi dei principali istituti italiani di ricerca, la viviamo ogni giorno. Assistiamo quotidianamente, anche sul nostro territorio, a perduranti, gravi difficoltà del tessuto produttivo e manifatturiero, alla crescita della disoccupazione e allo scandalo del dilagare della povertà. Il logorarsi della credibilità dei pubblici poteri acuisce quello che è stato autorevolmente definito il disagio della democrazia, e provoca un inquietante senso di disorientamento individuale e collettivo.
È una tendenza di lungo periodo, questa, non ancora arginata dall’ascesa alla guida del Paese di una nuova generazione, per la quale è giunto il momento dell’assunzione di una responsabilità piena e diretta, senza alcun possibile alibi, nella trasformazione dell’Italia in un Paese migliore, più giusto e più libero, capace di riconoscere i propri, molti talenti e fare di questi il motore del cambiamento necessario.
Quest’opera di trasformazione, di vera e propria ricostruzione, anche morale e civile, del Paese sarà possibile solo se la nuova classe dirigente che si va affermando saprà ricostruire anche l’orizzonte possibile di una nuova cultura politica, utile ad analizzare i problemi dell’oggi con uno sguardo lucido e laico, saldamente ancorato ai valori fondamentali del nostro vivere insieme. Valori fondamentali, che non dobbiamo inventare, ma riscoprire perché già scritti, anzi consacrati, per l’essenziale, nella Costituzione repubblicana.
A breve, il Parlamento sarà chiamato ad eleggere un nuovo Presidente della Repubblica. Sarà un banco di prova decisivo, sul quale si misurerà la maturità dell’intera classe dirigente del Paese. Ciascuno di noi ha infatti bisogno di poter confidare, per la Magistratura più alta d’Italia, in una figura che sia in grado di rinnovare le ragioni profonde del patto fondativo della nazione, che sappia attivamente promuovere, nell’esercizio del suo mandato, un’etica repubblicana dei diritti e dei doveri, intorno alla quale pazientemente ritessere le maglie slabbrate e consunte dei legami di solidarietà che ci uniscono gli uni agli altri, che ci fanno una comunità.
Nei territori, ed in particolare nelle periferie d’Italia quest’urgenza è senza dubbio sentita maggiormente, perché i territori senza alcun filtro scontano le sempre più grandi difficoltà quotidiane che tormentano una parte importante dei cittadini. Si tratta di ostacoli resi più gravi e consistenti da una transizione, disordinatamente concepita e dunque inevitabilmente ancora nebulosa nei suoi esiti, che investe l’intero sistema degli enti locali. La riforma delle province, in particolare, ha per ora solo prodotto l’indebolimento della legittimazione rappresentativa di un’istituzione che ancora conserva la titolarità di importanti funzioni, provocando una crescente responsabilizzazione dei comuni e, conseguentemente, dei sindaci, divenuti per una sempre più larga parte dei cittadini addirittura ipostasi della Politica e dello Stato. Il risultato parziale è dunque che moltissimi, oramai, indirizzano verso i comuni e i sindaci ogni richiesta ed ogni recriminazione, a prescindere dalle loro competenze, in un circolo vizioso che rischia di rendere complessivamente meno efficace la capacità di governo dell’intero sistema istituzionale.
Questa progressivamente crescente esposizione delle amministrazioni locali, tuttavia, può costituire anche un’occasione, se sarà accompagnata dal risveglio di una cittadinanza attiva ed esigente, consapevole tanto dei propri diritti quanto dei propri doveri, e in grado di divenire l’humus vitale dal quale far nascere un rinnovato patto di cittadinanza, incentrato su un civismo più diffuso, vigile e responsabile. Puntare sulla capacità reattiva di comunità locali autenticamente democratiche potrà forse essere allora la strada possibile per promuovere il riscatto dell’Italia perché è una strada che si radica profondamente nella nostra storia: l’Italia, molto prima di diventare una compagine statuale unitaria, è stata fatta dall’esperienza plurisecolare delle città e dei liberi comuni. Non si tratta di coltivare particolarismi regressivi, come suggerisce taluno in reazione ad un mondo divenuto all’improvviso troppo grande e troppo vicino; bensì di riscoprire la radice positiva della democrazia cittadina, l’aria delle città che rende gli uomini liberi, per una tradizione antica, non solo italiana ma dell’Europa intera. Si tratta, dunque, di ricostruire la nostra identità – secondo un tracciato già segnato nella carta fondamentale della Repubblica – sulla base di un linguaggio di libertà ed eguaglianza sociale che è comune a tutta l’Europa. Per questa via, dopo aver fatto l’Italia, centocinquantatré anni fa, potremmo iniziare a fare gli italiani , contribuendo anche a fare i nuovi cittadini d’Europa.
Dobbiamo, prima di tutto, tornare nei fatti a dare centralità al lavoro, riconoscerne il valore quale principale strumento di emancipazione individuale e di attiva partecipazione alla vita della nazione. Non dovrebbe essere difficile per una comunità che ha iniziato il proprio cammino di libertà, solennemente affermando che l’Italia è una repubblica democratica, fondata sul lavoro.
Dobbiamo riformare radicalmente il nostro Stato sociale, impegnando le migliori energie nella costruzione di un Welfare che sappia essere, insieme, efficace tutela della dignità della persona e lievito di una nuova stagione di progresso morale e civile, economico e sociale.
Sono questi processi faticosi, difficili sempre ed ancora di più in una fase di perdurante e cruenta recessione come quella che stiamo attraversando.
La povertà assoluta è la più dura condizione di povertà, nella quale non si dispone - o si dispone con grande difficoltà - delle primarie risorse per il sostentamento elementare, come l'acqua, il cibo, il vestiario e l'abitazione. Secondo il rapporto di Caritas, un italiano su dieci vive in questo stato di prostrazione, ovvero oltre 5 milioni di persone nel nostro Paese, un fenomeno che è raddoppiato rispetto al 2007. Di fronte a questi numeri drammatici, nessuno può rimanere indifferente e voltarsi da un’altra parte, perché – semplicemente - un’altra parte non c’è. Abitiamo tutti la stessa parte di mondo, e – prima di ogni altro - questo dato, la condivisione della stessa terra, ci obbliga a riscoprire la dimensione rigenerante della solidarietà e della fratellanza, a ripensare la comunità come patto di diritti e doveri nel pieno riconoscimento reciproco. E il primo riconoscimento sta nel fare in modo che nessuno di coloro che sta vivendo situazioni di grave disagio venga rimosso, cancellato, reso invisibile dall’indifferenza. Far emergere la povertà impone di affrontarla, e porsi l’obiettivo di eliminarla alla radice. La lotta alla povertà sta diventando il fine più importante della civiltà, nell’epoca della interdipendenza globale.
E’ questa la priorità delle priorità. Il Comune di Pistoia sta facendo, e sempre più farà la propria parte, in un vasto concerto con tutti coloro che svolgono opera di volontariato sociale, per dare riparo dal freddo delle notti invernali ai senzatetto, per aumentare i pasti della mensa don Siro Butelli, per sostenere e accompagnare, nelle forme possibili, chi da solo non riesce a camminare.
Ho molto apprezzato che il nuovo Vescovo, monsignor Fausto Tardelli, che torno in questa occasione a salutare, abbia voluto che il suo vero ingresso in Città, nel cuore della Città, avvenisse, significativamente prima del suo insediamento ufficiale, incontrando, nelle prime ore trascorse nella sua nuova diocesi, i nostri concittadini più fragili e più bisognosi di cura e di attenzione. Colgo in questa sua scelta un monito salutare per un’attenzione più forte e costante verso tutti coloro che un certo spirito del tempo tenderebbe a rimuovere.
E’ necessario ricordare che la povertà che misuriamo ogni giorno non è soltanto quella economica. Chiunque subisca discriminazioni di sesso, di cultura, di etnia, o chiunque sia vittima di violenze, familiari, di genere, chiunque sia vittima di poteri opprimenti, è povero.
Per tutte queste emergenze sociali servono i servizi, e servizi che siano pubblici, costruiti in rete con tutte le istituzioni del territorio. Così in questo anno abbiamo sottoscritto l’Intesa Territoriale contro la violenza di genere, troppo spesso subita in particolare dalle donne e dai loro figli; è stato contestualmente attivato anche presso la nostra ASL il Codice Rosa.
E’ stato firmato sempre quest’anno il protocollo d’Intesa con il tribunale di Pistoia per la tutela dei più deboli e contro gli abusi sui minori. Grazie all’impegno degli Istituti Raggruppati e alla collaborazione dell’Associazione Arcobaleno, abbiamo avviato un progetto di educazione e cura per liberare dalla sofferenza bambini, adolescenti e giovani, ispirato al lavoro di Luigi Cancrini.
Abbiamo continuato a sviluppare, ed intensificheremo grazie anche al lavoro appassionato e intelligente del gruppo Scout Agesci di Pistoia 1, il progetto di rete contro il fenomeno odioso della tratta e della prostituzione coatta, per l’emersione, l’accoglienza, la protezione e il reinserimento lavorativo di donne, che sono state definite, con una metafora cruda, donne crocifisse, e che portano la loro croce lungo le nostre strade.
Si sta avviando un progetto per il contrasto alle ludopatie, grazie al lavoro di ricerca finanziato dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Pistoia e Pescia, che si inserisce in una cornice normativa resa finalmente più incisiva con la recente approvazione di una apposita legge regionale, norma che il Comune di Pistoia ha per le sue possibilità anticipato negando, con un proprio regolamento, a circoli e centri civici che siano dotati di slot machine la possibilità di accedere ai contributi comunali derivanti dagli oneri di urbanizzazione.
Il nostro Comune è impegnato nel contrasto alla omofobia e a ogni forma di discriminazione per orientamento sessuale. Tra le molte iniziative già attivate quest’anno stiamo ora operando per l’apertura di uno sportello antidiscriminazione gestito da Arcigay, in collaborazione con i nostri servizi e con l’ASL; ma più estesamente intendiamo impegnarci a sostenere l’attività preziosa svolta sul nostro territorio, costantemente, da dieci anni, dal Centro Antidiscriminazione della Provincia di Pistoia.
Particolarmente significativo è il supporto che le professionalità del Centro ci hanno dato per affrontare l’annoso complesso di problemi derivante dalle incivili condizioni dell’insediamento dei cittadini ROM sul Torrente Brusigliano: cittadini davvero troppo a lungo invisibili, i quali – come tutti – devono vedersi pienamente riconosciuta la dignità di persone, impegnate con gli stessi doveri di tutti nella comunità, ma con riconosciuto lo stesso diritto di tutti a vivere in condizioni decenti di sicurezza ambientale e igienico-sanitaria: solo da qui, da questo cammino che stiamo concretamente iniziando a compiere proprio in queste settimane, dopo oltre quarant’anni, passa la possibilità di accelerare un percorso di positiva interazione e integrazione sociale nella comunità pistoiese.
Dobbiamo sempre più tendere alla edificazione di un welfare orientato alla emancipazione dei singoli ed alla promozione sociale.
In questo senso abbiamo attivato con il progetto Socialmente energie diffuse tra le associazioni pistoiesi per integrare i nostri servizi nella direzione del welfare di comunità. L’idea è quella di impegnare nei lavori di pubblica utilità sia chi mette a disposizione il proprio tempo libero, sia chi persegue il proprio reinserimento sociale, come stiamo facendo con la casa circondariale di Pistoia, avendo già offerto possibilità di lavoro a 9 detenuti, sia chi è costretto a rifarsi una vita dopo la perdita del lavoro. A questo fine attiveremo un bando per l’affidamento a cooperative, che dovranno avvalersi di persone senza lavoro o in cassa integrazione, di lavori orientati alla cura e alla manutenzione del territorio.
Stiamo investendo, inoltre, per formare le giovani generazioni ad un lavoro qualificato e denso di significato, avendo messo a disposizione anche quest’anno 9 posti di servizio civile presso i nostri servizi sociali e culturali, e avendo attivando ex novo 11 attività lavorative per giovani laureati, per sei mesi, collegate all’esperienza regionale Giovani Sì .
Dobbiamo immaginare e rendere possibile una forma più inclusiva e aperta di cittadinanza, che chiami tutti agli stessi doveri riconoscendo a ognuno gli stessi diritti. Una strada che deve essere costruita quotidianamente e radicarsi nell’incontro, tra culture e storie umane e personali molto diverse: come quelle provenienti da paesi in guerra, tormentati da conflitti civili e dal flagello della fame e della povertà. Per questo motivo il Comune di Pistoia ha deciso di candidarsi al progetto SPRAR, come capofila insieme ad altri enti territoriali, per garantire a migranti in fuga dalle proprie terre l’accoglienza, l’assistenza materiale e sanitaria, l’accompagnamento ai servizi, la formazione professionale.
E si è fatto carico anche dell’emergenza che, tramite la Prefettura, ha visto l’arrivo a Le Piastre di alcuni profughi, che stanno vivendo una esperienza, grazie alla professionalità degli operatori e soprattutto grazie alla opera paziente e intelligente della pro loco, che sta davvero diventando un modello di accoglienza, confronto e integrazione sociale e culturale. Pochi giorni fa i bambini della scuola per l’infanzia di Le Piastre hanno portato ai giovani richiedenti asilo alcuni piccoli doni di Natale, realizzati da loro durante l’orario didattico. Nel senso di questo scambio sta, credo, l’augurio più bello per questa fine di anno.
La mancanza di una casa per troppi, rappresenta, insieme al dilagare della disoccupazione, una vera e propria emergenza a livello nazionale e dunque anche per il nostro territorio.
Il 2014 è stato l’anno della riapertura nei suoi nuovi e più ampi locali dell’albergo popolare, presidio vitale, specialmente nei mesi invernali, per tanti, troppi nostri concittadini che non hanno una casa nella quale ripararsi alla sera. Pochi mesi fa, l’apertura, al Villino Desii, di una casa destinata a donne sole con figli ha costituito per il nostro territorio l’avvio di un altro servizio importantissimo, grazie al quale hanno già potuto trovare aiuto alcune donne con i loro bambini che, seguite dal personale qualificato dei servizi sociali comunali, stanno progressivamente acquisendo una loro autonomia di vita, e avvicendandosi con altre donne in condizioni di difficoltà.
Abbiamo compiuto passi importanti – decisivi – nella gestione dell’edilizia residenziale pubblica chiedendo ai nuovi vertici di Spes, espressione di una nuova generazione di dirigenti, un’azione consistente di risanamento dell’ente, per liberare le risorse necessarie alla manutenzione ordinaria e straordinaria delle case popolari.
Abbiamo pubblicato nei giorni scorsi- insieme a tutti gli altri comuni della provincia, riuniti nel Lode – un avviso per acquistare sul libero mercato appartamenti sfitti che vogliamo destinare all’edilizia residenziale pubblica e assegnare a chi ne ha più bisogno.
Insieme a Misericordia, Caritas e CEIS, stiamo elaborando un progetto per proporre soluzioni abitative temporanee anche a uomini che si trovino improvvisamente in difficoltà economiche, magari solo perché separati.
Alle Fornaci, abbiamo già assegnato ben ventisette nuovi appartamenti e sono sostanzialmente pronti, e li assegneremo nelle prossime settimane, altri ventidue nuovi appartamenti, di cui tre destinati a persone afflitte da sofferenza psichica, nella zona del Ceppo.
L’investimento sulle Fornaci sta continuando a trasformare, radicalmente e in meglio, il quartiere e la percezione che di esso hanno gli stessi abitanti e i pistoiesi tutti. Nel 2015 il quartiere muterà ulteriormente accogliendo presidi pubblici a servizio di tutto il territorio comunale. Il primo passo in questo senso è già stato compiuto con l’inaugurazione del Centro Affidi dei Comuni dell’Area Pistoiese. Proseguiremo nelle prossime settimane dando avvio ai lavori di adeguamento dei locali di via Capitini, dove sarà trasferito l’intero assessorato dei servizi sociali. Apriremo anche nel quartiere, con i riorganizzati servizi decentrati, un presidio della PM nell’ottica, che diventerà propria progressivamente di tutta la città, del vigile di quartiere.
Il 2014 è stato anche un anno di ulteriore, profondo cambiamento per le politiche di integrazione sociosanitaria in Toscana. Modifiche normative hanno introdotto l'obbligo della gestione unitaria delle funzioni sociali a rilevanza sanitaria, da realizzare attraverso lo strumento del consorzio della società della salute o attraverso una convenzione tra comuni e Ausl. È una strada ineludibile, destinata a modificare la strutturazione dei servizi a livello locale, con l'obiettivo di rendere più efficiente l'erogazione delle prestazioni e di garantirne uniformità ed equità. In un contesto che vede crescere i bisogni in misura superiore rispetto alle risorse disponibili, il sistema si sta riorganizzando, incentivando nuove forme di sperimentazione che potranno essere introdotte nell'ambito dell'assistenza, in particolare per i più anziani e i disabili: attivazione di moduli a bassa intensità assistenziale nelle RSA, co-housing, progetti assistenziali che garantiscano continuità nel fine settimana per persone con disabilità. Sullo sfondo c'è un ulteriore obiettivo al quale puntare, che diventa ogni giorno più impellente: il "dopo di noi". La capacità, cioè, da parte della società intera di farsi carico di persone deboli e fragili, assicurando un futuro di inclusione, di serenità, di protezione anche dopo la perdita dei genitori.
Sono parte integrante di un welfare volto alla promozione sociale e all’emancipazione individuale, anche i servizi educativi, se intesi – come storicamente è avvenuto a Pistoia – quali luoghi di relazioni, di incontro e di scambio aperti al territorio, ponti gettati verso la comunità, sonde e sensori sensibili della società.
La vocazione inclusiva dei nostri servizi educativi fa sì che il loro impegno non sia solo rivolto all’accoglienza dei nuovi italiani, ma anche – forse soprattutto – a fare sentire le loro voci e quelle dei loro genitori. Sono voci che possono raccontare, come con i progetti Essere madre in terra straniera e In dialogo con i servizi e la città hanno provato a fare, o voci che ricollegano alle proprie origini famiglie di altrove, come la scuola per l’apprendimento della lingua madre per i bambini di famiglie albanesi.
Ci sembra sia così che si possa dar vita ad una scuola che coltiva l’umanità, una scuola nella quale, come scrive Martha Nussbaum, si possa tutti imparare a comportarsi come cittadini del mondo.
Pistoia ha dialogato e continua a dialogare con l’ambiente educativo nazionale e internazionale, riscattando tutti i suoi servizi dai limiti di una visione angustamente provinciale. Nel corso dell’anno 56 gruppi e 749 persone hanno visitato i servizi educativi, 62 studenti vi hanno effettuato il tirocinio.
Questa dimensione internazionale non distoglie dall’impegno a riflettere sulle prospettive organizzative della città, lavorando in una dimensione di rete con le istituzioni statali ed i soggetti privati.
Anche il recente trasferimento di una scuola dell’infanzia comunale allo Stato (La Balena) ha creato le premesse per opportunità di incontro e di confronto fra organizzazioni diverse, sicura fonte di mutuo arricchimento professionale ed umano.
È stato rafforzato il welfare municipale, con la stesura del Protocollo per la qualità dei servizi con i nidi privati, facilitando così buone relazioni diffuse all’interno di un sistema di regole il cui presidio compete al Comune.
I servizi educativi sono un bene comune, e l’istruzione e la cultura debbono essere concepiti come diritti di cittadinanza, esigibili in quanto tali.
È lo stesso indirizzo che ha ispirato tutte le politiche culturali del Comune di Pistoia, convinti come siamo che la prima e più potente fonte di emancipazione individuale sia appunto il sapere.
L’ Associazione Teatrale, pur attraverso le fatiche che vivono tutti i teatri italiani, continua a riscuotere uno straordinario successo di pubblico ed ha dimostrato di saper allargare i propri orizzonti, assumendo la diretta gestione anche della Scuola di Musica e Danza T. Mabellini, ed aprendo nuovi e promettenti sentieri per la formazione, la ricerca e la sperimentazione.
Il Pistoia Blues è andato configurandosi sempre più come una manifestazione di rilevanza internazionale, diffondendosi nel tempo e nello spazio, immergendo l’intera città nella musica di qualità promuovendo spettacoli gratuiti, mostre e DJ-set, riuscendo a stabilire in un clima più ordinato e allegro, di grande partecipazione popolare, molteplici forme di collaborazione con gli attori culturali e gli artisti pistoiesi, con gli operatori commerciali e turistici.
Il prossimo anno sarà anche quello nel quale saremo chiamati a ripensare i tradizionali festeggiamenti jacopei. La riflessione distesa che stiamo sviluppando sul futuro della Giostra dell’Orso, che è giusto il consiglio comunale elabori in rapporto con una profonda discussione dell’intera città, offrirà anche l’occasione per un nuovo radicamento cittadino delle attività rionali, che vedranno un più sistematico e attivo sostegno della stessa Amministrazione. Ma avremo soprattutto la possibilità di rielaborare le matrici profonde di un culto millenario, riscoprendo per questa via le tracce antiche di quel cosmopolitismo cittadino che ha in qualche forma segnato anche la nostra città. Pensiamo ai viaggi medievali lungo la via Nonantolana e la via Francigena, che i pellegrini percorrevano per raggiungere Compostela e adorare le reliquie del Santo Iacopo, patrono di Pistoia; pensiamo oggi alla possibilità di un accordo fecondo, di una ricerca comune, fino magari ad un vero patto di amicizia e di gemellaggio con Santiago di Compostela, alle implicazioni religiose, culturali, civili e perfino di promozione turistica che ciò potrebbe significare per il presente e il futuro della Pistoia contemporanea.
Conferendo questo respiro alle nostre politiche culturali, abbiamo ripensato anche, nei mesi scorsi, alla biografia straordinaria del missionario gesuita pistoiese Ippolito Desideri, che partì, passando attraverso territori ancora inesplorati dagli europei, per l’allora mitica città di Lhasa, capitale del Tibet, stabilendo un ponte tra Oriente e Occidente; pensiamo al racconto di Tiziano Terzani, che dai reportage dai paesi asiatici, indagati nelle loro culture anche sotto il fuoco delle armi di guerre non ancora concluse, è approdato sulle montagne di Orsigna, ora divenuta simbolo di una terra incontaminata e luogo di pace. A Tiziano Terzani abbiamo non casualmente già dedicato l’Auditorium della Biblioteca San Giorgio, il luogo più aperto al mondo delle nostre istituzioni culturali. Nel nome di Ippolito Desideri è iniziato un progetto che confluirà in una grande iniziativa di celebrazione del suo viaggio nel 2016, a 300 anni esatti dal suo arrivo a Lhasa.
Guardate: nelle nostre radici sta davvero, per tanti versi, anche parte importante del nostro futuro possibile.
Quest’anno abbiamo celebrato il settantesimo anno dalla liberazione della città. Quel travaglio inenarrabile, quel processo storico che fondò la democrazia repubblicana, e restituì dignità e libertà all’Italia e agli italiani, ci consegna anche – tra le molte – questa lezione di fratellanza
Universale, oltre le appartenenze nazionali, che fu germe anche della nostra liberazione. Per questo nei mesi scorsi abbiamo a più riprese rinnovato un patto di amicizia con le autorità brasiliane, in memoria di quei ragazzi della FEB che si unirono alla nostra lotta di resistenza al nazifascismo, molti trovando la morte sulle nostre terre; per questo abbiamo per la prima volta raccontato la storia di quei soldati italiani, e anche pistoiesi, mandati a combattere in Albania e in Montenegro e che non ebbero dubbi sulla scelta da fare dopo l’8 settembre 1943. Per questo proseguiremo nei prossimi anni a scavare dentro questo filone di indagine, fin qui pochissimo illuminato dalla ricerca storica.
Obbedendo a questa idea di rendere più visibili, anche per noi stessi, le nostre migliori radici, e valorizzare così di più e meglio la nostra bellissima città, abbiamo deciso di realizzare, in collaborazione con la Fondazione Marino Marini, e con l’indispensabile sostegno della Fondazione, della Cassa di Risparmio e della Camera di Commercio, una mostra che celebri il maggiore artista pistoiese del 900, con l’obiettivo esplicito di mettere in dialogo Marino Marini e le più rilevanti vicende dell'arte italiana e internazionale con le quali egli si misurò, attraverso un serio lavoro di contestualizzazione storica e stilistica della sua attività, che ancora manca nella vicenda espositiva e nella letteratura scientifica sull'artista.
A questa ispirazione - che crediamo non provinciale ed orientata a proiettare in una dimensione di futuro durevole la sostanza e l’immagine di Pistoia - corrisponde anche l’investimento che intendiamo realizzare sui principali monumenti e palazzi pubblici cittadini, quelli già aperti e attivi e quelli da restaurare e recuperare.
Renderemo Palazzo Fabroni sempre più aperto al pubblico, ne incrementeremo le raccolte, in una linea di continuità con le collezioni d’arte antica del Museo Civico e del Palazzo Comunale. Il recupero - già avviato con la riapertura dell’ingresso principale da via Sant’Andrea, procederà già dalle prossime settimane con la riqualificazione di alcune sale del pianoterra e con il concorso d’idee (e la successiva realizzazione) per la riconfigurazione estetico-funzionale del giardino, accompagnata alla demolizione della tipografia comunale.
Dopo il restauro, conclusosi quest’estate, della chiesa di Santa Maria del Soccorso, procederemo al recupero di San Pier Maggiore, alla riqualificazione della Saletta Gramsci e al restauro e alla riapertura di Sant'Jacopo in Castellare, grazie – in tutti e tre questi casi - ad un cofinanziamento paritetico tra comune e Fondazione della Cassa di Risparmio. Con la stessa Fondazione – che, per tutto, voglio sinceramente ringraziare - e con il Capitolo della Cattedrale, da tempo condividiamo anche l’idea della necessità di recuperare compiutamente e, in tempi ragionevoli, restituire alla città San Salvatore.
Da molti mesi, inoltre, stiamo elaborando un progetto impegnativo per il progressivo recupero e la valorizzazione delle mura urbane, partendo ovviamente da una attenta manutenzione e dal restauro del tratto crollato in viale arcadia.
Pistoia è città d’arte e delle piante. Deve diventare sempre di più anche città del verde. L’Amministrazione è del tutto estranea, perché culturalmente aliena, rispetto a logiche, pure molto diffuse, di carattere emergenziale. Da molti mesi infatti il comune è impegnato in un’attenta, meditata opera di pianificazione e di progettazione del verde cittadino.
La molto discussa riqualificazione di piazza della Resistenza, che già dalle prossime settimane restituirà alla città un parco più bello, più grande e più sicuro, è in realtà solo una parte del lavoro che stiamo svolgendo e che interessa tutto il verde pubblico cittadino. Ricordo tra i molti, a titolo di esempio, gli interventi sul giardino di Villa Capecchi, sul parco del Villone e sul giardino di viale Arcadia, in corso o già realizzati; per il futuro prossimo mi limito ad indicare la previsione – che realizzeremo – di un altro grande parco urbano nell’area del Ceppo. Intendiamo infatti promuovere una sistematica opera di cura e manutenzione di tutti gli spazi a verde della città, perché se Pistoia vuol essere davvero – come spesso abbiamo detto e come scriviamo nelle presentazioni turistiche – città d’arte e capitale europea del verde, deve avere parchi e giardini all’altezza: realizzati dai migliori paesaggisti e curati e manutenuti secondo criteri scientifici, in collaborazione stretta tra gli uffici comunali e gli ordini professionali, affinché le piante e gli alberi possano crescere sani e forti ed avere una vita più lunga. Per ottenere questo risultato abbiamo avviato un dialogo positivo con l’ordine provinciale dei dottori agronomi e dei dottori forestali, anche al fine di stendere – seguendo gli esempi migliori tra le città italiane, e su tutte Torino – un disciplinare per la realizzazione e la cura di spazi verdi. È in corso di affidamento uno specifico incarico per il censimento e la definizione di una apposita carta delle vulnerabilità di tutte le alberature dell’intero territorio comunale. Proseguiremo, inoltre, nel potenziamento – già avviato – degli uffici dedicati alla progettazione e alla cura del verde, con l’assunzione di un esperto agronomo e di altri giardinieri, dopo i due già assunti nei mesi scorsi.
La città sarà più attrattiva, se saprà diventare più bella e accogliente di quanto già non sia. In questa direzione muove anche l’impegno per la realizzazione, già in atto e che proseguirà – estendendosi – di un arredo urbano di qualità, con nuove panchine, fioriere, cestini e rastrelliere per biciclette, e per una nuova illuminazione pubblica, più bella, più economica, a minor impatto ambientale, meno dispendiosa dal punto di vista energetico. I significativi investimenti, già finanziati, per l’innovazione tecnologica degli impianti consentiranno tra l’altro nei prossimi mesi, continuando a conseguire risparmi, la sostituzione con lampade a led dei lampioni e delle tesate in molte vie e piazze della città storica e di pressochè tutte le lanterne a braccio, ed anche l’attuazione di specifici progetti per dare luce, o illuminare meglio, alcuni dei principali monumenti cittadini.
Anche le politiche del governo del territorio dovranno concorrere a favorire una crescita qualitativa, e non quantitativa, della nostra città. Dovranno continuare ad essere anche strumento di tutela dell’ambiente.
Dopo aver approvato il regolamento urbanistico nell’aprile del 2013, come ci eravamo impegnati a fare, abbiamo cercato di dare risposte al tessuto economico e manifatturiero cittadino con alcune varianti urbanistiche mirate a risolvere situazioni compromesse e ad adeguare la disciplina alle esigenze della produzione.
La variante normativa al piano particolareggiato delle aree ex-Breda, approvata lo scorso settembre, ha prodotto lo straordinario risultato di consentire la ripartenza di quel cantiere che rischiava di restare una ferita aperta nel cuore della città: da lunedì l’Agenzia delle Entrate si trasferirà nella parte del Polo della sicurezza, che gli è stata destinata, e confidiamo che nel corso del prossimo anno possano diventare concrete realtà le nuove sedi della Questura, della Polizia stradale e della Prefettura. Si tratta di un risultato non scontato, che siamo riusciti a conseguire e che si accompagnerà nei prossimi mesi all’apertura dell’albergo e del nuovo, grande parcheggio, interrato.
Nel corso di questo anno, poi, sulla spinta di un atto d’indirizzo della Giunta comunale, approvato nello scorso marzo, gli uffici hanno lavorato intensamente alla predisposizione di alcune fondamentali varianti, che porteremo all’attenzione del consiglio comunale a partire dal prossimo gennaio, ispirate ai medesimi fini: assicurare uno sviluppo sostenibile della città, intervenendo per completare la dotazione di alcune infrastrutture fondamentali (come il Viale Salvo d’Acquisto), e contenere il consumo di suolo, dimezzando la capacità edificatoria di tutte le aree di trasformazione non ancora in fase di attuazione, trascinate nel vigente regolamento urbanistico dal vecchio piano regolatore generale.
È figlia della stessa attenzione alle esigenze ambientali del territorio la variante funzionale alla realizzazione del nuovo depuratore a Bottegone, che dovrà eliminare, per un verso, l’attuale impianto di vecchia generazione e, per altro, implementare la depurazione della zona sud della città, estendendola non soltanto a tutto l’abitato di Bottegone, ma anche alle frazioni limitrofe.
Ma soprattutto il prossimo anno sarà l’anno nel quale inizieranno le prime, positive trasformazioni dell’area del Ceppo.
Alla fine di gennaio inizierà l’esame in commissione del nuovo accordo di programma, che ho voluto fosse portato prima in Consiglio comunale e non a ratifica, affinché vi fosse un’ampia e pubblica discussione sul futuro di questa parte fondamentale della città storica. Seguirà alla sua approvazione l’esame al piano particolareggiato e la contestuale variante urbanistica per l’area del Ceppo, nella quale saranno accolte funzioni pubbliche di pregio e un quartiere eco-sostenibile, con un’ampia porzione di verde pubblico e libero dalle auto.
L’Amministrazione acquisirà una parte importante del patrimonio immobiliare storico attualmente di proprietà dell’Azienda sanitaria, con l’obiettivo di farne il cuore pubblico: nella parte più antica vi sono già elementi che ne connotano la particolare vocazione museale e documentale, come la Biblioteca medica “Mario Romagnoli”, il museo dei ferri chirurgici, l’anfiteatro anatomico, il percorso archeologico di Pistoia Sotterranea. Il futuro, prossimo trasferimento in quella sede di altri reperti, raccolte ed archivi ora dispersi altrove, consentirà la nascita di un vero e proprio Museo della Città. In stretta connessione con tale Museo, in spazi attigui, sorgerà la Casa della Città che, a partire dall’archivio del Centro di documentazione Michelucci di Pistoia e con la collaborazione della Fondazione Michelucci di Fiesole, dovrà svilupparsi come un moderno urban center di seconda generazione. Coltiviamo inoltre l’ambizione di poter allocare all’interno del Padiglione Cassa di Risparmio tutti gli uffici comunali, attualmente dispersi in più sedi, in modo da riorganizzare secondo criteri di efficienza ed economicità il patrimonio dell’Ente e per unificare in un unico luogo tutti i servizi per i cittadini, semplificando il più possibile il rapporto con l’Amministrazione.
Questo coerente complesso di indirizzi e atti urbanistici si sedimenterà infine nella pianificazione strutturale, che torneremo a proporre sia di livello intercomunale a tutti i nostri interlocutori istituzionali più vicini.
Per sostenere concretamente questa indicazione di fondo per un nuovo sviluppo qualitativo del territorio attiveremo già dalla prossime settimane e per tutto l’anno prossimo opere pubbliche, già finanziate e in corso di affidamento, per quasi dieci milioni di euro. Continueremo in particolare ad investire nella messa in sicurezza delle nostre scuole, in opere di prevenzione e manutenzione stradale, territoriale ed ambientale, e garantiremo la realizzazione degli impegni che abbiamo fatto assumere alle principali aziende di servizi pubblici per l’estensione dei servizi di metanizzazione, di depurazione delle acque, acquedottistici e fognari, per l’ ampliamento a tutto il territorio comunale della raccolta differenziata sospinta dei rifiuti, per un trasporto pubblico migliore, più efficiente e sicuro.
Definiremo finalmente la nuova pianificazione strategica della mobilità cittadina attraverso l’aggiornamento del Pum e del PGTU, tornando ad estendere e qualificare le aree pedonali cittadine.
L’impegno dell’amministrazione per la mobilità pubblica e per lo sviluppo di un trasporto ferroviario efficiente ci ha visti impegnati, da una parte nella mobilitazione, promossa insieme al sindaco di Lucca Alessandro Tambellini, per il raddoppio della linea ferroviaria Firenze – Viareggio, che– anche grazie alle sollecitazioni dei sindaci dei territori lucchesi e pistoiesi – ha ricevuto i necessari finanziamenti regionali e nazionali per essere realizzato; dall’altra nella difesa e nella valorizzazione della linea Porrettana, di cui quest’anno abbiamo festeggiato degnamente il centocinquantesimo anniversario, con la riapertura della linea, che dovrà essere adeguatamente potenziata.
Una città più eguale, perché più solidale, una città più consapevole di sé, perché più colta e curiosa del mondo, è anche una città capace di superare questa terribile recessione, come Pistoia può e deve, divenendo più solida e giusta, soprattutto se il proprio tessuto economico saprà investire sulla qualità del lavoro e delle produzioni.
In questa direzione il settore vivaistico, oramai il comparto che più caratterizza l’economia pistoiese, può e deve essere di esempio, proprio a partire dalla crisi che sta attraversando in ragione della costante diminuzione dei consumi in tutta Europa e della crescente offerta da parte di nuovi paesi produttori, che spinge verso una crescente concorrenza fra le imprese ed i distretti produttivi. Devono però essere superate anacronistiche ed autolesionistiche divisioni interne, devono essere messe al servizio del comparto – e del distretto, che dovrebbe rappresentarlo – le migliori energie disponibili, in una logica di sistema. Per questo occorre sia definita presto, come unanimemente convenuto, una "Carta dei Valori" che dovrà regolare i rapporti fra le imprese, fra le imprese i servizi ed il credito e fra queste e la pubblica amministrazione all'interno del Distretto.
Un positivo esempio di rinnovato impegno nella qualità e di ritrovata fiducia nelle proprie possibilità e capacità ci viene da AnsaldoBreda. In questo delicatissimo momento, che il territorio pistoiese e toscano segue con vigile attenzione, e con la ribadita volontà di interloquire positivamente rispetto alle prospettive con il Governo nazionale e Finmeccanica, il miglioramento di alcuni indicatori fondamentali di salute dell’azienda rafforza la duplice convinzione che il settore della produzione di materiale rotabile sia strategico per il paese, e che chieda soprattutto chiarezza di missione industriale, e nuovi investimenti.

In questo anno abbiamo alacremente proseguito e sviluppato l’opera già poderosamente avviata di risanamento strutturale del bilancio. Abbiamo aderito alla sperimentazione dell’armonizzazione contabile, compiendo così una operazione straordinaria di accertamento di tutti i residui attivi e passivi che ha fatto emergere la gestione sana e trasparente delle nostre risorse pubbliche. in questi due anni e mezzo abbiamo operato una profondissima revisione della spesa, per reinvestire più risorse nelle politiche sociali e nei nostri servizi educativi; e stiamo riducendo in modo importante il debito consolidato, non contraendo nuovi mutui, promuovendo cioè investimenti con risorse che non chiederemo di pagare alle generazioni future, le quali anzi potranno beneficiare degli investimenti di oggi, senza che sia loro tolta la possibilità di continuare ad investire domani. L’abbiamo fatto con il rigore e la severità necessari a conseguire i risparmi, partendo da noi, dagli amministratori, e con il desiderio di restituire tutte le nostre entrate da tributi e tariffe in servizi e opere utili alla città.
Per questo abbiamo anche deciso di intraprendere la strada del Bilancio Sociale, con lo scopo di rendicontare la nostra attività, informare i cittadini sui costi dei nostri servizi, e sulle scelte di investimento che abbiamo fatto utilizzando i loro soldi. Grazie a queste azioni, coraggiose e improntate alla massima trasparenza, quest’anno abbiamo ottenuto un importante riconoscimento, l’Oscar di Bilancio, come secondo Comune in Italia, un premio nazionale che da cinquanta anni viene assegnato alle pubbliche amministrazioni che si distinguono in comportamenti virtuosi nella gestione delle loro risorse.
Siamo alla metà del mandato amministrativo e possiamo dire di essere oggi, in perfetta coerenza – come per tutto – con gli impegni programmatici assunti con i cittadini pistoiesi, ad una svolta per il progetto di riassetto e riorganizzazione del sistema delle aziende partecipate. Il Comune di Pistoia non ha certo atteso gli annunci di oggi del Governo, per avviare coraggiosamente una politica di revisione strutturale delle proprie partecipazioni societarie, con l’obiettivo di ricondurre le partecipazioni societarie al perimetro delle funzioni istituzionali, e prioritariamente acqua, rifiuti e trasporto pubblico locale, e di riappropriarsi della partecipazione diretta laddove fin qui era mediata dalla holding Publiservizi. Oggi siamo alla vigilia della proposta di superamento radicale di Publiservizi, che sarà esaminata e avviata nel 2015; siamo prossimi a formulare una proposta per il superamento di Publicontrolli, dopo la necessaria opera di risanamento interno; Copit, l’azienda di trasporto pubblico che due anni fa rischiava il fallimento, ha i conti in utile, ha ripreso a investire in nuovi mezzi e sta diventando un piccolo ma significativo punto di riferimento del sistema delle aziende di trasporto pubblico locale in vista della gara regionale toscana, in corso di svolgimento; abbiamo avviato il processo di alienazione delle quote della Centrale del Latte, ritessendo un rapporto positivo con gli altri soci pubblici, a partire dal Comune di Firenze, per valorizzarne il patrimonio e procedere consensualmente alla dismissione della parte pubblica; nei prossimi giorni sarà chiusa definitivamente la Società XXVII Aprile, avendo il Comune acquisito al proprio patrimonio l’immobile di via XXVII Aprile e ottenuto altri risparmi per il nostro bilancio; abbiamo modificato lo Statuto di Farcom, semplificando la governance amministrativa, producendo risparmi importanti e producendo grande valore sociale attraverso le nostre farmacie; abbiamo svolto un’attività di controllo molto intensa su Publiacqua, ottenendo il fermo tariffa, nuovi investimenti con l’importante risultato della distrettualizzazione che ha già consentito a Pistoia di raggiungere una sostanziale autosufficienza per l’approvvigionamento idrico, e saremo esigenti nel prossimo anno, quando si avvierà il confronto sulla forma di gestione del servizio, nel riaffermare la posizione del Comune di Pistoia, coerente con l’esito referendario.
Tutta la pubblica amministrazione italiana ha bisogno di un cambiamento culturale orientato verso la trasparenza, l’accessibilità totale dei suoi atti, la chiarezza e semplicità delle procedure. Noi crediamo profondamente che una società democratica trovi un suo presidio essenziale nella dignità, reputazione e prestigio di chi opera nella pubblica amministrazione, e all’affermazione di questi valori abbiamo orientato le nostre scelte dall’inizio del mandato. Oggi stiamo ottemperando al piano della prevenzione della corruzione, prevista dalla legge 190/2012, ma già precedentemente avevamo preso provvedimenti di controllo interno che hanno rafforzato nel tempo la cultura della legalità, dell’imparzialità e della rendicontazione, che tutti i cittadini possono misurare. Il Comune, scrivevamo nel programma di governo, deve essere una casa di vetro, che per definizione non ha niente da nascondere. In piena coerenza con questo assunto, quando la Vice Sindaco Daniela Belliti ha ricevuto la notizia di un’indagine, ancora preliminare, a suo carico, il suo primo, duplice atto è stata la comunicazione al Consiglio Comunale e alla città, e la richiesta di essere immediatamente e formalmente interrogata, pur a carte coperte – dal momento che ancora non sa che cosa le venga contestato - ma assolutamente determinata a chiarire e rapidamente la vicenda, a tutela della sua persona e per l’onore dell’amministrazione.
La trasparenza costituisce il valore che orienterà anche nel prossimo futuro il nostro lavoro di ulteriore riorganizzazione dell’ente: prefigureremo l’attivazione di servizi innovativi di informatizzazione e digitalizzazione; attribuiremo una rinnovata centralità alla programmazione strategica, dotando l’ente di strumenti più efficaci per realizzarla, a partire dalla capacità di intercettare fondi europei, nazionali e regionali; favoriremo una vera modernizzazione del comune e del territorio, attraverso l’attivazione del Sistema Informativo Territoriale, cervello per la progettazione di una città intelligente e di una democrazia pienamente funzionante. Al centro della nuova riorganizzazione della struttura sarà il nuovo ufficio gare che, assumendo su di sé tutte le procedure di affidamento di lavori e servizi, dovrà renderle ancora più omogenee, trasparenti ed efficienti.

La democrazia è esigente, impone fatica e pazienza; richiede, per non impoverirsi ed essere viva, una molteplicità di attori in continuo, anche vivace, confronto tra di loro; non ammette, mai, alcuna reductio ad unum.
La politica democratica o si sostanzia in una partecipazione civile diffusa o subisce torsioni oligarchiche, o addirittura– peggio – corre il rischio di spengersi in derive tecnocratiche e larvatamente autoritarie. L’Italia, per riscuotersi, ha bisogno anche, probabilmente, di reimparare la fatica del confronto democratico. Ogni cittadino forse, dovrebbe sentire un po’ più su di sé l’onere della argomentazione, quando discute – in qualunque forma – con altri cittadini, tanto più quando la discussione si svolga nella sfera pubblica. Quando si perde il gusto di argomentare le proprie opinioni e posizioni, o comunque non si ritenga più necessario argomentare, ed ascoltare le argomentazioni altrui, o quando non si senta più il dovere di rapportare le proprie opinioni sulla realtà alla realtà per com’è: in tutti questi casi il confronto si traduce facilmente nell’alterco e nella formulazione di invettive. E’ urgente allora ricostruire, a tutti livelli, delle reti autenticamente democratiche, che aiutino a rendere di nuovo possibile la fatica, ma anche la bellezza del confronto democratico.
Per favorire questa opera necessaria di ricostruzione di reti democratiche funzionanti, il prossimo anno avanzeremo una proposta di essenziale regolamentazione della partecipazione cittadina, che sottoporremo alla città e dunque all’esame del Consiglio comunale. Lo immaginiamo anche come uno strumento a disposizione di singoli e associazioni per incidere maggiormente sulle decisioni pubbliche, che in particolare riguardino il territorio sul quale i cittadini vivono e operano.
Questa amministrazione si è mossa – e lo abbiamo detto sin dal principio – secondo il canone del silenzio operoso, convinti che debbano essere anzitutto i fatti a parlare. La città non ha affatto bisogno di uomini della provvidenza, bensì della prosecuzione di un alacre e quotidiano lavoro collettivo, come è accaduto per secoli, di un’intera comunità. Non mi è sfuggito, tuttavia, che questo nostro comportamento, per eterogenesi dei fini, in alcuni casi ha prodotto un effetto persino contrario alle intenzioni, non avendo favorito quel dibattito pubblico serio e strutturato, che giudico indispensabile, e avendo anzi dato adito a ricostruzioni dei fatti che nulla hanno a che vedere con le scelte effettivamente compiute dall’amministrazione. Proprio per questo, stiamo riflettendo su come meglio potremo offrire strumenti informativi a tutti i cittadini, attraverso una più puntuale e rigorosa, ma anche fluida, comunicazione istituzionale. Vogliamo dar vita a un nuovo rapporto con la stampa e l’opinione pubblica, nell’ottica di favorire e far crescere un confronto pubblico, esigente ed informato, del quale credo abbiano bisogno i decisori pubblici -io per primo - ma dal quale tutta la città non potrà che trarre beneficio.
Fare il sindaco della città nella quale si è nati e cresciuti, dove si è deciso di vivere, per chi ami la politica, rappresenta certamente la più significativa ed importante delle esperienze possibili, così umanamente ricca da assorbire anche le numerosissime traversie e difficoltà che comporta. Le motivazioni che mi indussero a candidarmi due anni e mezzo fa sono oggi non solo ancora tutte valide, ma ancora più forti, perché più consapevoli.
Nel formulare a tutti voi, alle vostre famiglie e alla città il più sincero e sentito augurio, anche a nome del Presidente del Consiglio comunale e dell’intero Consiglio, per le imminenti festività natalizie e per l’anno che verrà, voglio ricordare un’esortazione del reverendo Martin Luther King, che rivolgo anzitutto a me stesso, e che vale per i singoli come per un’intera comunità: «cercate ardentemente di scoprire a che cosa siete chiamati, e poi mettetevi a farlo appassionatamente. Questo limpido sguardo in avanti, verso la realizzazione di sé, è la lunghezza della vita umana». Se Pistoia saprà scoprire a che cosa è chiamata e con passione cercherà di realizzare se stessa, non avrà da temere nulla per gli anni a venire.
Buone feste e buon 2015 a tutti!

20/12/2014 16.38
Comune di Pistoia


 
 


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