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Arpat Firenze
Si risveglia la ex Montevivo di Empoli
Rilevata acqua di colore arancio-bruna nel canale del parco di Ponzano proveniente dal sito ex Montevivo di Via Pratignone - Empoli. Alta concentrazione di ferro e presenza di altri metalli. Cumuli di rifiuti
In questi giorni i tecnici del Dipartimento ARPAT del Circondario Empolese sono intervenuti presso la ex Montevivo di Empoli per la colorazione arancio – bruna dell'acqua del canale del parco di Ponzano, segnalata da un cittadino che riferiva di averla rilevata altre volte, in occasione di piogge consistenti, da quando sono stati eseguiti i lavori di demolizione all'interno dello stabilimento.

La Montevivo produceva acido solforico, perfosfati, solfato di rame e concimi chimici utilizzando come materia prima la pirite.

Nel canale, denominato Fosso di Pratignone, confluiva lo scarico della Montevivo all'epoca in cui lo stabilimento era in attività. Il canale attraversa il Parco di Ponzano ed è alimentato dalla raccolta delle acque meteoriche della zona a monte di Via Pratignone, compresa la ex Montevivo; recapita quindi nella fognatura mista che converge all'impianto di sollevamento nei pressi dell'Ospedale San Giuseppe di Empoli, per poi confluire al depuratore di Pagnana. In caso di forti piogge si attiva lo sfioratore di piena con scarico diretto in Arno.
Nei giorni precedenti i sopralluoghi erano cadute abbondanti precipitazioni e l'acqua del canale del parco era effettivamente di colore arancio vivo. L'analisi del campione di acqua prelevato nel Fosso ha evidenziato concentrazioni molto elevate di ferro ed in misura minore di altri metalli.

Assumendo a riferimento, puramente indicativo, il limite per lo scarico in acque superficiali previsto dal testo unico ambientale (D.Lgs 152/2006), il valore di concentrazione del ferro è risultato superiore di due ordini di grandezza e valori superiori si rilevano anche per rame, zinco e arsenico, tutti metalli che possono essere presenti in associazione con il ferro nella composizione della pirite; superiori ai medesimi limiti sono risultati anche i valori di alluminio e solfati. Ciò sembra confermare l'apporto nel canale di materiali presenti nel sito.

Il sopralluogo effettuato dai tecnici ARPAT ha evidenziato che l'ex insediamento industriale è in condizioni molto critiche sotto l'aspetto ambientale ed in stato di notevole degrado, in particolare:

1) sull'area vi sono cumuli di vari tipi di rifiuti
- materiali da demolizione, parte dei quali sono stati pressati a terra per la realizzazione della viabilità interna;
- materiale ferroso derivante dagli ex impianti e dalle strutture metalliche;
- rifiuti misti di legno, plastica, laterizi e pezzi di ferro;
- resti di vegetazione e rifiuti solidi urbani;

2) sui piazzali retrostanti lo stabilimento vi sono consistenti quantità di pirite, a suo tempo utilizzata per la produzione, oltre ai rifiuti da demolizione diffusi e cosparsi di materiale fine rossastro. Questi materiali si trovano ad una quota superiore rispetto alla zona antistante i piazzali stessi; questo, in presenza di piogge, favorisce il trascinamento dei materiali dilavati verso il fosso esterno del parco.
Un consistente spessore di pirite e di materiale rossastro dispersi sul suolo sono presenti anche nella zona di scarico, al confine con la ferrovia.
Il dilavamento delle acque meteoriche che attraversano l'area dello stabilimento può determinare la migrazione delle sostanze ivi disperse verso l'esterno del sito, come avvenuto nel canale del parco di Ponzano;

3) nell'area prospiciente via Pratignone al momento del sopralluogo era presente un grosso ristagno di acqua di colore arancio-marrone verosimilmente attribuibile all'ossidazione del solfuro di ferro;

4) gli edifici all'interno dell'area e le relative coperture sono parzialmente o totalmente crollati. Così anche i forni di cottura della pirite al cui interno sono visibili quantità consistenti di materiale refrattario e materie prime depositate a terra, invase dall'acqua, tra cui anche pezzi di lastre in fibro cemento che, data l'epoca di costruzione dell'insediamento, si presume possano contenere amianto. Per motivi di sicurezza non è stato possibile ispezionare l'interno degli altri locali;

5) nelle trincee esplorative realizzate dalla proprietà sulla parte posteriore degli edifici è evidente la presenza di residui dell'attività svolta in precedenza nel sito, in particolare resti carbonizzati di materia prima sottoposta a cottura, frammisti a laterizi e refrattari del crollo delle strutture.

L'esito degli accertamenti è stato riferito alle autorià competenti, tra cui l'Azienda USL 11 per gli aspetti sanitari, ed in particolare al Comune, al quale è stato proposto di intimare alla proprietà:

a) l'immediata messa in sicurezza ambientale dell'area e in particolare:

- l'adozione di accorgimenti per il contenimento all'interno del sito delle acque meteoriche dilavanti, che attualmente si riversano all'esterno verso il fosso campestre;

- il confinamento dei rifiuti, compatibilmente con le condizioni di sicurezza e staticità degli edifici, anche presso depositi provvisori opportunamente attrezzati con isolamento dal suolo e copertura impermeabile;

- la raccolta e lo smaltimento dei materiali potenzialmente contenenti amianto secondo le procedure previste dalla legge, avvalendosi di ditta specializzata;

b) la riattivazione tempestiva del procedimento di bonifica con il completamento degli interventi previsti dal Piano di caratterizzazione approvato dal Comune nel 2003.

Dismessa da molti anni, l'area ex Moontevivo era stata inserita nell'anagrafe dei siti contaminati da bonificare (Piano Regionale del 1989) con priorità a breve termine; il relativo procedimento, iniziato nel 2002, ha visto l'approvazione del piano di caratterizzazione da parte del Comune avvenuta nel 2003.

Nel maggio 2006 il Comune di Empoli aveva ordinato alla proprietà la messa in sicurezza dell'area e l'attivazione della procedura di bonifica ma solo in tempi recenti sono state avviate le operazioni di demolizione previste dal piano di caratterizzazione con l'abbattimento, per motivi di sicurezza, degli edifici lungo il fronte di Via Pratignone.

Nell'agosto 2006 ARPAT aveva informato le autorità che non era stata intrapresa nessuna attività di indagine prevista nel piano di caratterizzazione.

17/03/2016 10.22
Arpat Firenze


 
 


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