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Redazione di Met
Cresce il Pil, ma non quello agricolo
Coldiretti: calano i prezzi in campagna, ma non sullo scaffale
Il Pil italiano ha registrato nel 2016 un aumento dello 0,9%. Lo comunica l'Istat, segnalando una leggera accelerazione rispetto al 2015, anno in cui l'economia è cresciuta ad un ritmo dello 0,8%. Lo 0,9% è superiore alle stime del governo che nel Documento programmatico di bilancio indicava una crescita dello 0,8%.

Quindi un segnale positivo ma non per l’agricoltura che è l’unico settore a fare registrare un calo del valore aggiunto a causa della deflazione che ha avuto effetti devastanti nelle campagne dove i prezzi riconosciuti agli agricoltori sono crollati mediamente del 5,2% nel 2016 e in alcuni casi, come per il grano, non coprono neanche i costi di produzione.

“Lo scorso anno – sottolinea Tulio Marcelli, Presidente di Coldiretti Toscana - è stato caratterizzato da un andamento dei prezzi pagati agli agricoltori disastroso – sottolinea Tulio Marcelli, Presidente di Coldiretti Toscana – infatti si sono ridotti del 3,1% negli allevamenti e del 6,7% per le produzioni vegetali con punte del -11,6% dei prezzi dei cereali su base annua”.

“Abbiamo più volte denunciato che gli agricoltori nel 2016 - continua Marcelli – hanno dovuto vendere piu’ di tre litri di latte per bersi un caffè o quindici chili di grano per comprarsene uno di pane ma la situazione non è migliore per le uova, la carne o per alcuni prodotti orticoli”.

La cosa surreale è che nonostante il crollo dei prezzi dei prodotti agricoli in campagna sugli scaffali i prezzi dei beni alimentari sono rimasti praticamente stabili nel 2016 anche per effetto delle speculazioni e delle distorsioni di filiera nel passaggio dal campo alla tavola.

“A incidere – sottolinea Antonio De Concilio, Direttore di Coldiretti Toscana - è anche il flusso delle importazioni selvagge (allarmante da questo punto di vista il +43% di passata di pomodoro importata dalla Cina nel 2016) che fanno concorrenza sleale alla produzione locale perché vengono spacciati come Made in Italy per la mancanza di indicazione chiara sull’origine in etichetta per tutti i prodotti, anche se per il 2017 sono attese importanti novità per il latte, i formaggi e la pasta Made in Italy. Ribadiamo le nostre perplessità – continua De Concilio – anche per il recente accordo siglato dall’Unione europea con il Canada, che va sotto il nome di CETA, in cui manca un livello di trasparenza adeguato che comporta l’aumento del rischio di disinformazione e di confusione per i consumatori, oltre a minori precauzioni anche di natura sanitaria, su cui invece l’Europa ha raggiunto standard elevati”.

01/03/2017 16.15
Redazione di Met


 
 


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