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Carabinieri-Comando provinciale di Firenze
Operazione "Keu": smantellato sistema criminale per la gestione illecita dei rifiuti del comparto conciario
Partecipazione all'illecito smaltimento di imprenditori contigui a cosche di 'Ndrangheta. Arrestate 6 persone, notificati 7 provvedimenti interdittivi, perquisizioni e sequestri per oltre 20 milioni di euro. Indagati esponenti politici e dirigenti di enti pubblici. Ingenti quantitativi di rifiuti contaminati smaltiti abusivamente nel lotto V della SRT 429
Un gtratto della SRT 429
Dalle prime ore della mattina i militari dell’Arma, diretti e delegati dalla Procura Distrettuale Antimafia di Firenze e sotto il coordinamento della Procura Nazionale Antimafia e Antiterrorismo, stanno eseguendo in Toscana, Calabria e Umbria una massiccia operazione per l’esecuzione di un’ordinanza di applicazione di misure cautelari emessa dal G.I.P. del Tribunale del capoluogo toscano. I reati contestati vanno dall’associazione a delinquere aggravata all’agevolazione mafiosa, alle attività organizzate per il traffico illecito di rifiuti all’inquinamento ambientale ed all’impedimento del controllo da parte degli organi amministrativi e giudiziari. Nell’ambito dell’operazione, denominata “KEU” (dal nome dell’inerte finale derivante dal trattamento dei fanghi prodotti dagli scarti della concia delle pelli), sono state eseguite 6 misure di custodia cautelare (una in carcere e cinque agli arresti domiciliari), 7 misure cautelari di interdizione dall’attività imprenditoriale, 2 sequestri preventivi di impianti di gestione di rifiuti ed oltre 60 perquisizioni. Eseguito anche un provvedimento di sequestro per equivalente per oltre 20 milioni di euro e numerose perquisizioni ed ispezioni personali e domiciliari presso oltre 50 obiettivi nelle provincie di Firenze, Pisa, Arezzo, Crotone, Terni e Perugia.

Nell’operazione sono impegnati 130 Carabinieri Forestali, 40 Carabinieri del Comando per la Tutela Ambientale e la Transizione Ecologica, militari della Sezione di Polizia Giudiziaria di Firenze e dei Comandi Provinciali territorialmente competenti, supportati dal 4° Nucleo Elicotteri di Pisa.

L’indagine, protrattasi per quasi 3 anni e ad esito della quale sono finora 19 le persone indagate (fra cui esponenti politici e dirigenti di enti pubblici), è stata condotta, su delega della Procura Distrettuale Antimafia di Firenze, dai Carabinieri del NIPAAF del Gruppo CC Forestale di Firenze, del Nucleo Operativo Ecologico di Firenze e della Sezione di Polizia Giudiziaria della Procura di Firenze Aliquota Carabinieri .

Iniziata a maggio 2018, l’attività, condotta con metodi tradizionali e con il supporto di sofisticate attività tecniche e telematiche, ha riguardato la gestione dei rifiuti, specificamente dei reflui e dei fanghi industriali, prodotti nel distretto conciario ubicato tra le provincie di Pisa e di Firenze.

Alcuni soggetti al vertice dell’Associazione Conciatori di Santa Croce sull’Arno rappresentano il fulcro decisionale di tutto l’apparato oggetto dell’indagine, che agisce con le modalità e la consapevolezza di un sodalizio organizzato per la commissione di reati, utilizzando a tale scopo i vari consorzi che compongono, ciascuno nel proprio ruolo, il circuito stesso del comparto. Quello che si è venuto a creare negli anni è un vero e proprio sistema che vede coinvolti l’Associazione Conciatori di Santa Croce ed alcuni singoli consorzi.

Il comparto industriale della concia delle pelli rappresenta un settore di particolare rischio ambientale per la produzione di rifiuti, la cui gestione illecita provoca conseguenze in termini di contaminazione dei corpi recettori nei quali vengono recapitati gli scarichi, ma anche contaminazione dei suoli nei quali vengono riutilizzati i rifiuti, fittiziamente recuperati o sottoposti a procedure di gestione insufficienti.

Le indagini hanno messo in luce come il meccanismo costruito negli anni, che avrebbe dovuto assicurare un riciclo praticamente totale dei rifiuti prodotti dal comparto, con un conferimento in discarica sostanzialmente residuale, di fatto non raggiunge il risultato di ottenere un ciclo che recupera i rifiuti efficacemente e lecitamente.

In particolare è emerso che i rifiuti derivanti dal trattamento dei fanghi della depurazione degli scarichi delle concerie trattati dal complesso industriale Aquarno, e denominati “KEU”, consistevano in ceneri che presentano concentrazioni di inquinanti tali da non poter essere riutilizzati per recupero in attività edilizie di riempimento di rilevati o ripristini ambientali, ed invece erano inviati ad un impianto di produzione di materiali riciclati che provvedeva a miscelare questo rifiuto con altri inerti e a classificarlo materia prima per l’edilizia, così da essere impiegato in vari siti del territorio con concreto pericolo di contaminazione del suolo e delle falde. Inoltre sono emerse altre criticità per quanto le attività di scarico delle acque depurate operate dallo stesso depuratore “Aquarno” che riversa nel corpo recettore, il canale Usciana, acque non adeguatamente depurate. Anche la fase di lavorazione del cromo esausto ha presentato notevoli profili di criticità, essendo commercializzato dopo un trattamento, come materia prima pur non avendone i requisiti, e rimanendo un vero e proprio rifiuto.

Di particolare rilievo la circostanza che il titolare dell’impianto di trattamento abusivo dei materiali riciclati F.L. fosse in stretto contatto con ambienti di spessore criminale della cosca Gallace, i quali avevano preso il controllo del subappalto del movimento terra per la realizzazione del V lotto della SRT 429 empolese. Grazie a questi contatti e infiltrazioni risulterebbero stati smaltiti abusivamente nei rilevati della superstrada circa 8000 tonnellate di rifiuti contaminati.

Questo episodio costituisce il collegamento investigativo tra l’indagine denominata “KEU” e l’indagine svolta dai carabinieri del ROS denominata “CALATRURIA”, poiché attraverso la ditta mugellana Cantini Marino, infiltrata da esponenti della cosca Gallace, è stato possibile ricostruire da parte del ROS il controllo del movimento terra nell’appalto del lotto V della SRT 429 con condotte estorsive, e contemporaneamente è stato possibile ricostruire da parte dei CC Forestali e dei CC del Nucleo Ecologico la collaborazione fornita da Lerose Francesco alla ditta Cantini con la fornitura di ingenti quantitativi di rifiuti contaminati smaltiti abusivamente quale sottofondo o rilevato per le opere realizzate nell’appalto pubblico.

E’ stato inoltre verificato che il peso economico del comparto, consente ai suoi referenti di avere contatti diretti che vanno anche oltre i normali rapporti istituzionali con i vertici politici e amministrativi di più Enti Pubblici territoriali, che a vario titolo avrebbero agevolato in modo sostanziale il sistema, alcuni dei quali figurano fra gli indagati.

I dettagli dell'operazione nel comunicato stampa del ROS

Dall’alba di giovedì 15 aprile 2021, il Raggruppamento Operativo Speciale Carabinieri, unitamente al Comando Provinciale CC di Livorno, con il supporto dei Comandi Carabinieri di Toscana, Liguria, Lombardia, Lazio, Sardegna, del 4° Nucleo Elicotteri CC di Pisa, del Nucleo Cinofili CC di Firenze CASTELLO, del 6° Btg CC “Toscana”, ha eseguito due ordinanze di custodia cautelare in carcere/domiciliari emesse dal G.I.P. del Tribunale di Firenze, su richiesta della locale D.D.A. (Sost. Proc. dott. Eligio Paolini), nei confronti di n. 17 soggetti, gravemente indiziati, a vario titolo, di associazione per delinquere finalizzata all’estorsione, illecita concorrenza con violenza e minaccia, sub-appalto irregolare ed altro, nonché associazione per delinquere finalizzata al traffico internazionale di stupefacenti, detenzione ai fini di spaccio di sostanze stupefacenti, favoreggiamento personale, il tutto aggravato sia dal metodo mafioso che dall’avere agevolato la Cosca GALLACE di Guardavalle (CZ).
I provvedimenti, che colpiscono su due distinti piani (imprenditoriale/narcotraffico) soggetti e imprenditori contigui alla Cosca GALLACE di Guardavalle (CZ), derivano da una complessa indagine condotta dal ROS (articolazione di Firenze) e dal Comando Provinciale CC di Livorno strutturata su due filoni reciprocamente convergenti:
1) il primo relativo all’ingente approvvigionamento di cocaina da parte della Cosca calabrese e la successiva distribuzione in Toscana, nel cui ambito è stato arrestato – inchiesta durante - un importante latitante di ‘Ndrangheta (segmento “GEPPO”);
2) il secondo riguarda l’infiltrazione in Toscana della Cosca GALLACE nel settore del conferimento inerti attraverso il controllo diretto su una storica azienda mugellana, la quale ha condizionato la concorrenza locale (imponendo la forza criminale della consorteria mafiosa) aggiudicandosi importanti commesse pubbliche a discapito di altre aziende di settore (segmento “CALATRURIA”).
Globalmente l’indagine, i cui primi accertamenti risalgono alla fine del 2018, si è evoluta su 2 direttrici principali:
(1) controllo del mercato del movimento terra (estorsioni e illecita concorrenza) in diverse provincie toscane, mediante attività estorsive e illecita concorrenza con violenza/minaccia, posto in essere da soggetti di vertice della storica impresa di settore “CANTINI Marino srl” di Vicchio (FI) per il tramite dell’impresario G.C. e del suo principale collaboratore N.V., i quali – direttamente collegati a soggetti organici al Clan GALLACE – hanno scientemente sfruttato la forza della consorteria mafiosa per imporsi sul mercato del movimento terra/fornitura inerti a discapito di aziende concorrenti, “infiltrandosi” di fatto in importanti commesse pubbliche in Toscana. Dette condotte sono state poste in essere a carico di diversi imprenditori/tecnici di settore in relazione alla fornitura di materiale per i lavori da eseguire in un importante cantiere relativo ad un appalto milionario nella zona di Castelfiorentino/Empoli .
Parimenti sono stati riscontrati legami di comodo con la Pubblica Amministrazione aretina (Consorzio Bonifica Valdarno) per l’assegnazione diretta di lavori per importi contenuti (sotto soglia), su cui sono in corso approfondimenti investigativi.
Tra gli episodi contestati svetta l’estorsione posta in essere a carico di un impresario calabrese con il concorso dell’imprenditore crotonese F:C:, arrestato in data odierna anche nella parallela indagine antimafia della Procura Distrettuale di Firenze , per reati in materia di smaltimento illecito di rifiuti ed altro, aggravati dall’agevolazione mafiosa (Operazione “KEU”).
Al riguardo le parole usate dal GIP nell’ordinanza: “il rilevante compendio probatorio raccolto nel procedimento evidenzia, al di là degli episodi clamorosi di intimidazione, un sodalizio tra gli indagati … finalizzato ad acquisire il monopolio di attività economiche del settore cui opera la CANTINI Marino srl, strettamente collegata FIGLINESE Inerti srl, nonché (in maniera meno “scoperta”, dato lo spessore criminale dei suoi componenti) la IDROGEO srl (con la precisazione che rispetto a quest’ultima il quadro probatorio non può ritenersi esaustivo). L’acquisizione di questo monopolio di fatto è resa possibile dalla presenza di due grossi esponenti della criminalità calabrese, operanti in Toscana nel Valdarno da epoca risalente, che non si limitano a dare il proprio benestare ma altresì influiscono, con la forza intimidatrice della organizzazione criminale di appartenenza, in modo da determinare equilibri che fuoriescono da quelli normali del libero mercato, secondo una logica non concorrenziale bensì impositiva e di assoggettamento”;
(2) narcotraffico internazionale, ha portato al sequestro totale di circa kg. 191 circa di cocaina (maggio 2017 – agosto 2019) nel cui contesto è maturato – sempre a cura dei Carabinieri di Livorno e del ROS – la localizzazione e l’arresto del latitante F:R: (agosto 2019) individuato sotto falso nome a Giardini Naxos (ME), in quanto destinatario di un provvedimento cautelare del GIP di Milano (indagine “Area 51”) emesso a coronamento di un’indagine antidroga dei Carabinieri di Milano e ROS. Il citato latitante è stato individuato grazie al suo solido legame con l’indagato D:V:, il quale lo incontrava periodicamente in località segrete come emerso nell’inchiesta.
Il duo rappresenta il vertice del gruppo, diretta emanazione della Cosca GALLACE: in questo filone investigativo veniva individuata una base logistica in provincia di Pisa, presso il capannone di uno degli indagati, utilizzato sia per stoccare grosse quantità di stupefacente che per occultare armi, parte delle quali venivano sequestrate lo scorso 7 gennaio 2021 dai Carabinieri di Livorno in occasione di un’operazione – collegata alla presente inchiesta – condotta dalla DDA di Cagliari, che portava all’arresto di R:D: (tra gli odierni arrestati), in quanto organico ad un ulteriore gruppo criminale di matrice sarda specializzato in assalti a furgoni portavalori. La sinergia tra i Carabinieri di Livorno e Cagliari portava al sequestro, in data 31 luglio 2021 a Cagliari, di un imponente quantitativo di armi ed esplosivo destinato agli assalti.
Nel corso dell’odierna operazione, oltre agli arresti, sono in corso numerose perquisizioni anche a carico delle società del settore edile interessate a lucrare dalle condotte mafiose del gruppo smantellato in data odierna.
Contemporaneamente è in esecuzione un ulteriore ordinanza di custodia cautelare per traffico di internazionale di sostanze stupefacenti a cura della Guardia di Finanza su mandato della D.D.A. di Catanzaro all’indirizzo di esponenti della Cosca GALLACE di Guardavalle (CZ) [Operazione “MOLO 13”].

15/04/2021 16.14
Carabinieri-Comando provinciale di Firenze


 
 


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