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Istituto Storico della Resistenza
Istituto Storico Toscano della Resistenza: "25 aprile 2021 tra storia e memoria"
Matulli: “La libertà perseguita allora spinge verso l’Europa integrata per affrontare le battaglie di oggi”
Di seguito la riflessione di Giuseppe Matulli, presidente dell’Istituto Storico Toscano della Resistenza e dell’Età contemporanea, in occasione del 76° anniversario della Liberazione dal nazifascismo.

Cosa significa 76 anni dopo celebrare la liberazione dall’occupazione nazifascista? Quali indicazioni ricavarne oggi, in un contesto tanto diverso? Anzitutto è necessario osservare che nel nuovo panorama la risposta deve oltrepassare la dimensione nazionale, e la libertà perseguita allora dalla guerra di liberazione del paese, spinge verso l’Europa integrata come il territorio su cui affrontare le battaglie di oggi.

Il progredire del tempo richiama, infatti, il rapporto fra storia e memoria, a cui l’Istituto Storico Toscano della Resistenza e dell’Età contemporanea dedicherà tre seminari su altrettante pubblicazioni sul tema. La memoria legata a testimonianze, e ai ricordi, suscita emozioni su fatti vissuti o narrati, che nel tempo contribuiranno alla conoscenza storica, più capace di sollecitare riflessioni piuttosto che emozioni.

La vicenda storica, che ha al suo centro il 25 Aprile del 1945, nasce dall’impegno unitario di persone con orientamenti e obbiettivi diversi, che videro nella liberazione del paese il presupposto indispensabile, per gli obbiettivi di ciascuno.

E fu perciò un risultato per niente scontato che, a liberazione ottenuta, permanesse la confluenza di opinioni e obbiettivi politici tanto diversi, nella redazione della Costituzione Repubblicana, che costituisce un riferimento fondamentale. Piero Calamandrei riteneva la Costituzione una “rivoluzione promessa” in cambio di una “rivoluzione mancata”, ma fu Togliatti a rispondergli citando Dante (che a sua volta citava Virgilio) “facesti come quei che va di notte/ che porta il lume dietro e sé non giova/ ma dopo sé fa le persone dotte”. Il modo più elegante per dire che la Costituzione avrebbe dovuto significare il percorso futuro della Repubblica.

E la Costituzione fu in effetti il risultato più significativo, e importante, della guerra di liberazione. A questo fece riferimento, nel suo ultimo discorso, anche De Gasperi nel giugno del 1954, quando - con riferimento al “dovere politico” di perseguire e garantire l’Unità nazionale - rifletteva sul passaggio dalla Monarchia, la cui dinastia aveva realizzato e rappresentato, sin dal risorgimento, l’unità nazionale, alla Repubblica, che quella unità, capace di comprendere e legittimare le posizioni politiche più lontane e contrastanti, si trovava nella accettazione della Costituzione come riferimento comune.

L’unità di orientamenti diversi fu strumentale alla liberazione, ma andò oltre fino a conquistare la Costituzione. Il sostegno oggi alla integrazione Europea è strumentale alla dimensione necessaria per affrontare i problemi urgenti che ci sfidano oggi e che reclamano di essere affrontati e risolti.

24/04/2021 13.18
Istituto Storico della Resistenza


 
 


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