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Ordine dei Giornalisti della Toscana
Giornalisti il 1° giugno in piazza a Firenze per informazione e lavoro
Le richieste al governo nel documento che sarà consegnato al Prefetto
Giornalisti in piazza, domani 1 giugno 2021, alle 11, in via Cavour, a Firenze, con l'obiettivo di sensibilizzare l'opinione pubblica e le istituzioni sul profondo stato di difficoltà in cui si trova, in Italia, il sistema dell'informazione, vittima di leggi superate e di una crisi economica senza precedenti nell'editoria. La manifestazione – organizzata a livello nazionale dalla Fnsi e in Toscana dall'Associazione Stampa e dal Consiglio regionale dell'Ordine – si terrà contemporaneamente nei capoluoghi di regione italiani. Il Piano nazionale di ripresa e resilienza è un’occasione unica per rilanciare il settore e progettare il futuro. L’informazione, pilastro della democrazia di ogni paese, non può venire esclusa dalle risorse del Piano. I giornalisti in piazza (e in diretta social sui canali della Fnsi, la piazza di Firenze sarà raccontata e commentata da Chiara Brilli, consigliere nazionale Fnsi e componente del direttivo Ast) chiedono quindi al Governo un impegno serio per risolvere problemi che si trascinano da decenni. Le priorità figurano nel documento che anticipiamo e che sarà consegnato al prefetto di Firenze, Alessandra Guidi, dal presidente dell'Ast, Sandro Bennucci e dal presidente del Consiglio dell'Ordine della Toscana, Carlo Bartoli.

Giornalisti toscani in piazza a Firenze

Per la dignità del lavoro, per il diritto a informare e dei cittadini ad essere informati


Martedì 1 giugno 2021, nell'ambito della Giornata di informazione e di lotta sul diritto ad informare ed essere informati, i giornalisti toscani scendono in piazza a Firenze, così come in altre città italiane, chiamati dall’Associazione Stampa Toscana e dall’Ordine dei giornalisti della Toscana per dare continuità alla manifestazione di protesta, organizzata dalla Federazione Nazionale della Stampa la scorsa settimana a Roma, davanti a Montecitorio.

I motivi principali della protesta sono la salvaguardia della previdenza e del welfare della categoria attraverso la difesa dell'Inpgi, l’Istituto nazionale di previdenza dei giornalisti, per ridare dignità al lavoro, per l'equo compenso, contro il precariato che affligge da anni la professione giornalistica, per la difesa dei colleghi “esodati” in seguito alla chiusura di testate anche importanti che li hanno lasciati senza stipendio e senza pensione, per la difesa delle storiche testate che in Toscana stanno attraversando un delicatissimo momento di crisi e per un giusto contratto dei giornalisti nella Pubblica amministrazione.

Quello che serve a livello generale è un patto con le Istituzioni per il futuro dell’informazione. Il dovere di informare, il diritto di essere informati in maniera corretta e pluralistica devono restare i pilastri del nostro sistema democratico . A cominciare dalle opportunità offerte dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) nel quale ci deve essere posto per l’informazione intesa come attuazione dell’articolo 21 della Costituzione.

Il settore da oltre un decennio sta soffrendo difficoltà strutturali solo in parte dovute alla trasformazione del modello produttivo: tra il 2013 e il 2020 sono andati perduti oltre 3 mila posti di lavoro, pari a quasi il 17% del totale. Un’emorragia occupazionale che non ha eguali.
E se non bastassero il ricatto occupazionale e lo sfruttamento lavorativo, i cronisti sono limitati nel loro mestiere anche dalla minaccia delle querele bavaglio e del carcere per il reato di diffamazione.

Una situazione di fronte alla quale il Parlamento può adottare provvedimenti che non hanno alcun impatto sul bilancio dello Stato, ma che ne hanno uno fortissimo sulla democrazia e sulla libertà di stampa:

- rilancio dell’occupazione con incentivi a carico del sistema generale per favorire le assunzioni
- modifica dell’attuale normativa sui prepensionamenti: bisogna prevedere l’obbligo di un’assunzione di un giovane giornalista o la stabilizzazione di un collaboratore di lungo corso per ogni uscita anticipata;
- riforma della legge di sistema dell’editoria;
- legge sull’equo compenso 233/ 2012, che non è mai stata attuata, per una soglia minima dignitosa di pagamento in un mercato del lavoro che oggi, invece, vede articoli pagati addirittura un euro;
- abolizione del co.co.co, il collaboratore coordinato e continuativo, che è una figura impiegata in maniera massiccia nel settore editoriale e maschera lo sfruttamento selvaggio di quelli che sono ormai i “braccianti” o “rider” dell’informazione, giornalisti che svolgono lo stesso lavoro dei dipendenti ma senza tutele;
- riforma della Rai per sottrarre la governance ai governi in carica, restituendo all’azienda il ruolo di servizio pubblico che sta alla base della sua attività;
- riforma del sistema delle provvidenze pubbliche: non servono più i contributi a pioggia, vanno premiate solo le aziende che fanno buona informazione e danno occupazione regolare;
- querele bavaglio, diventate ormai una vera emergenza democratica: se si vuole impedire a un giornalista di fare il proprio mestiere basta fargli pervenire una richiesta di risarcimento milionario;
- norma per l’abolizione del carcere per i cronisti: nel giugno del 2020 l’allora presidente della Corte Costituzionale, Marta Cartabia firmò un’ordinanza che dava un anno di tempo al Parlamento per intervenire sulla pena detentiva: manca un mese e nulla ancora è stato fatto.

Ma oltre a questi temi di carattere generale ci sono delle specificità che riguardano la Toscana:

Due testate storiche, La Nazione e Il Tirreno, sono sotto pressione di uno stato di crisi basato su prepensionamenti, ridimensionamenti e tagli alle buste paga e alle stesse collaborazioni. Nel caso de La Nazione, come denuncia il Comitato di redazione, si profila il ricorso a giornalisti pensionati e a giornalisti in cassa integrazione. Due vertenze durissime che vedono l’Associazione Stampa Toscana e la Fnsi a fianco dei colleghi dei due quotidiani.
Radio e Tv locali che subiscono il peso della crisi economica dovuta alla pandemia ed il cui risultato è la difficoltà ad assicurare la vita a strutture editoriali che sono tra le colonne portanti dell’informazione regionale.
Un ricorso al precariato come mai si era visto in questa regione, dove a portare il peso dell’informazione quotidiana sono sempre più colleghi pagati pochi euro ad articolo senza tutele e senza garanzie.
La situazione drammatica dei colleghi licenziati da testate che hanno chiuso i battenti e che da anni sono senza stipendio e senza pensione: i cosiddetti “esodati” del giornalismo considerati troppo “vecchi” per trovare un nuovo lavoro e troppo “giovani” per il pensionamento.
Un quadro preoccupante negli uffici stampa dove troppo pochi sono i colleghi contrattualizzati, pure nei Comuni e negli enti territoriali – come ha dimostrato lo studio condotto dall’Ast – e che devono trovare un inquadramento che tenga conto della specificità del lavoro giornalistico anche nella Pubblica amministrazione.


Su questi temi i giornalisti sono mobilitati in tutta Italia e lo sono anche in Toscana, dove nei prossimi giorni ci attendono passaggi cruciali nelle vertenze dei quotidiani La Nazione e Il Tirreno e dove le organizzazioni professionali e di categoria sono impegnate a non lasciare solo nessun collega e soprattutto a non lasciare soli i cittadini che rischiano di essere privati di quel bene prezioso che è l’informazione, base necessaria di una sana vita democratica.


Presidente Associazione Stampa Toscana Presidente Ordine dei Giornalisti della Toscana
Sandro Bennucci Carlo Bartoli

31/05/2021 12.33
Ordine dei Giornalisti della Toscana


 
 


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