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Università di Firenze
Convegno sullo zafferano toscano: importanti gli utilizzi anche a livello biomedico per malattie ad alto impatto sociale
Il progetto ha visto la stretta collaborazione tra aziende agricole ed enti di ricerca con importanti risultati in campo agricolo e nella realizzazione di prodotti biomedici innovativi
Si è svolto stamani nell’aula magna del PIN il convegno conclusivo del progetto SaffronNutraMed “Piano strategico di valorizzazione dello Zafferano: nuove formulazioni standardizzate, tracciate toscane, come contributo allo sviluppo di nuovi prodotti e nuove terapie per malattie ad alto impatto sociale” - Il progetto è stato realizzato con il cofinanziamento FEASR del Programma di Sviluppo Rurale 2014-2020 della Regione Toscana - Bando relativo al Sostegno per l’attuazione dei Piani Strategici e la costituzione e gestione dei Gruppi Operativi (GO) del Partenariato Europeo per l’Innovazione in materia di produttività e sostenibilità dell’agricoltura (PEI-AGRI) mira alla valorizzazione dello zafferano toscano.

Il progetto ha visto la stretta collaborazione tra aziende agricole ed enti di ricerca con importanti risultati in campo agricolo e nella realizzazione di prodotti biomedici innovativi. In questo progetto PIN ha partecipato con il laboratorio QuMAP (Qualità delle Merci ed Affidabilità di Prodotto) e con il LEAAR (Laboratorio di Economia Agricola e Agroalimentare). QuMAP in particolare è il laboratorio fondato e diretto dalla Prof.ssa Annalisa Romani, venuta a mancare circa un anno fa, che ha una importante storia di ricerche sull’applicazione a fini industriali e biomedici di principi attivi naturali, lavorando sempre in ottica di economia circolare, sostenibilità dei processi produttivi e delle filiere agroalimentari.

Il progetto ha visto la partecipazione delle aziende agricole Pura Crocus, Sodi Giacomo e San Cresci in partnership con il laboratorio Qumap e LEAAR del PIN, il laboratorio PhytoLab dell’Università di Firenze ed il Dipartimento di Medicina Molecolare e dello Sviluppo dell’Università di Siena. Toscana Formazione ha curato la diffusione del progetto.

I relatori hanno messo in evidenza gli importanti risultati raggiunti dal progetto sia dal punto di vista della tecnologia agricola di produzione, sia dal punto di vista biomedico. La tecnologia di coltivazione dello zafferano è stata implementata con la progettazione di una nuova macchina di deposito dei bulbi che permette di diminuire il tempo di lavorazione dell’operatore agricolo. Inoltre l’innovazione in campo agronomico ha previsto l’utilizzo di fertilizzanti a base di estratti naturali. Da un punto di vista biomedico, sono stati realizzati integratori a base di zafferano e ne è stata valutata la potenzialità per contrastare stati depressivi e la cura della maculopatia oculare. Hanno assistito con interesse al seminario gli studenti dell’Istituto Datini, interessati agli sviluppi della tecnologia agricola, e gli studenti del corso di laurea in Infermieristica, a loro volta interessati agli sviluppi farmacologici.

Dichiarazioni

Daniela Toccafondi, Presidente del PIN:

“Progetti come questo dimostrano come estratti naturali possono essere utilizzati, nel rispetto della natura, a scopo industriale, oltre che biomedico. Sono stati tantissimi i progetti sviluppati dal laboratorio QUMAP in passato ad esempio ad uso food, feed, nutraceutico, tintorio nel tessile-arredo e le possibilità di utilizzo sono tante ed in attesa di essere ancora scoperte”.

Silvia Scaramuzzi, Professore Associato dell’Università di Firenze, esperta di marketing in ambito agricolo che ha curato lo studio di marketing e di valorizzazione del prodotto per il Laboratorio LEAAR:

“È un importante mercato in crescita. Lo zafferano fa parte della tradizione toscana, anche se non molto conosciuto a livello regionale, e le potenzialità economiche del settore sono molto alte, sia per la materia prima che per i prodotti correlati, in campo cosmetico e farmacologico. A tutt’oggi non esistono sul mercato integratori con estratti dello zafferano toscano e contiamo presto di svilupparne”.

Fausta Fabbri, Direttore del Settore Agricoltura e Sviluppo Rurale della Regione Toscana:

“Oggi stiamo chiudendo uno dei cinquantadue Gruppi Operativi che la Regione Toscana ha finanziato nel Programma di Sviluppo Rurale 2014-2020. È stata un’esperienza molto positiva perché ci sono punte avanzate di innovazione di prodotto, di processo e anche grandi risposte umane. La Regione Toscana permette, attraverso questi bandi, che enti di ricerca e formazione affianchino aziende virtuose che vogliono innovare e questo permette di sostenere il connubio tra tradizione e innovazione che sono il lievito del territorio. Come amministrazione ci poniamo l’obiettivo di restare all’ascolto delle realtà produttive, sviluppando processi sempre più agili di accesso e supportando la connessione permanente tra enti e realtà produttiva.

13/01/2023 12.25
Università di Firenze


 
 


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