MET

Esiste, nella società dell’informazione immersiva in cui viviamo, il pericolo di incorrere in un pregiudizio cognitivo per il quale meno sappiamo, e più pensiamo di sapere. Si chiama effetto Dunning-Kruger, e la sua conseguenza più visibile è la diffusione di improvvisazione e dilettantismo in tutti i campi, letteratura e poesia compresa.
In questi ambiti, al prevalere dell’approssimazione si aggiunge l’indifferenza dei media, poco propensi a valorizzare quel lavoro assiduo e silenzioso che sta alla base di ogni attività intellettiva, per comprendere perché tanti studiosi scelgano di ritirarsi in un dignitoso silenzio, abbandonando di fatto ogni possibilità di confronto.
La rivista “Atelier” intende incoraggiare proprio l’impegno di quegli operatori che lavorano al di fuori della luce dei riflettori, portando avanti da oltre 25 anni un discorso basato su concetti estetici condivisi, e che testimonia che né la poesia né la critica letteraria sono scomparse.
Il numero di dicembre 2022, fin dal sottotitolo “L’oscurità del lavoro produttivo”, si concentra sul rapporto sbilanciato tra l’attività del critico letterario e i media, proponendosi come il luogo di dibattito che manca nell’attuale realtà degli addetti ai lavori. Un luogo di dibattito che accoglie voci diverse, anche divergenti dalla linea critica da tempo portata avanti, in segno di apertura e arricchimento attraverso la pluralità e la distanza di tematiche e autori.
Nelle sue varie sezioni, la rivista è ricca di contributi critici sulla poesia contemporanea, vivace nelle proposte di soluzione alle incapacità dell’attuale critica, appassionata nel dedicare un saggio monografico ad uno scrittore, in questo caso la poetessa fiorentina Mariella Bettarini, di cui pubblica anche una rassegna di inediti. (Chiara Frigenti)