Comune di Empoli
Empoli. Partenza del Volontari della Libertà, il sindaco Mantellassi: “Il nostro omaggio è doveroso. Queste persone avrebbero potuto dire basta, invece hanno scelto il bene dell’Italia”
Questa mattina, domenica 16 febbraio 2025, in una sala piena al Palazzo delle Esposizioni sono stati ricordati i 530 Volontari della Libertà che partirono per la Guerra di Liberazione: l’incancellabile contributo alla Storia del Paese
Rolando Fontanelli, Dario Del Sordo, William Lucchesi, Vieri Tani: questi sono alcuni dei nomi dei partigiani che fecero la Storia con il loro impegno contro l'invasione nazifascista. Giovani coraggiosi, ben 530 concittadini Volontari della Libertà che partirono nella consapevolezza della scelta, il 13 febbraio 1945 da piazza del Popolo per entrare nei gruppi di combattimento operativi Cremona- Friuli - Folgore- Legnano - Mantova - Piceno del ricostituito esercito. Quei giovani scrissero una nuova pagina della Storia del nostro Paese, il loro contributo fu immenso, encomiabile. Incancellabile.
Una ricorrenza storica che viene celebrata a Empoli, ogni cinque anni a livello regionale come stamattina, domenica 16 febbraio 2025, nella sala del palazzo delle Esposizioni, in piazza Guido Guerra, ma che viene ricordata ogni dodici mesi. Empoli non dimentica. Empoli ricorderà per sempre.
Alla cerimonia erano presenti le massime Autorità civili, militari e religiose, i rappresentanti di Regione, Province e Comuni, rappresentanti della Giunta e del Consiglio comunale di Empoli, componenti della Commissione Pari Opportunità di Empoli, oltre alle associazioni dei combattenti (le brigate Legnano, Cremona, Friuli, Piceno, Folgore e Mantova dove confluirono i volontari), quelle di volontariato e tante cittadine e cittadini.
Sipario, che la cerimonia abbia inizio. Sulle note della canzone “Migliore” dei Pinguini Tattici Nucleari (canzone che riporta al tema del femminicidio di Giulia Tramontano) è cominciata la celebrazione regionale in onore dei Volontari della Libertà, rappresentata da alcune alunne e alunni della scuola secondaria di primo grado Vanghetti. Le emozioni continuano con una canzone scritta da loro, intitolata “Yasmine”, la drammatica storia di una bambina di 11 anni della Sierra Leone salvata in mare a Lampedusa dopo il naufragio della barca in cui si trovava. “Una di noi”, gridano dal palco.
Poi le alunne e gli alunni della scuola primaria di Ponzano hanno cantato e recitato la filastrocca “Diritti e doveri” di Anna Sarfatti. Ancora musica con l’esibizione un gruppo di alunne e alunni della scuola secondaria di primo grado Busoni: da ‘Blowing in the wind’ di Bob Dylan, a ‘La guerra di Piero’ di Fabrizio De Andrè, terminando con ‘La libertà’ di Giorgio Gaber. Una performance molto coinvolgente e commovente, applaudita dalla platea per questa partecipazione così numerosa di studentesse e studenti degli Istituti Comprensivi di Empoli Est e Ovest, capaci di cantare e recitare temi come il femminicidio, l’immigrazione e la Resistenza.
Dopo la musica, sullo schermo installato a fianco del palco, è stato proiettato un video che ricostruisce quella ‘partenza’ sulle parole narranti di Paolo Santini, archivista e scrittore e Rolando Fontanelli. Impossibile non commuoversi.
Seguono i saluti istituzionali del primo cittadino del Comune di Empoli, Alessio Mantellassi: "Ringrazio tutti i presenti per questo grande appuntamento che ho l'onore di introdurre. Una grande emozione. Una sala davvero piena e un grande grazie agli studenti, ai dirigenti, ai genitori che li hanno accompagnati questa mattina. Per me è un onore, una grande responsabilità indossare questa fascia qui oggi per questa occasione. Quella che fu la fascia di sindaci quali Gino Ragionieri, Mario Assirelli, e di molti altri come Mario Fabiani, una fascia che ricorda il sacrificio di tanti toscani che decisero di mobilitarsi contro il fascismo. Sul nostro gonfalone brilla la Medaglia al valore civile che il Presidente della Repubblica ci conferì. Una medaglia intrisa di orgoglio, forza, tenacia e sangue. Tanto sangue. Il sangue di chi subì le angherie fasciste che decisero di non perdere la dignità della libertà. Realizzare la cultura della memoria – ha continuato il sindaco - è fare quello che stiamo facendo oggi, rendere omaggio a chi ha scritto la storia e ha contribuito a costruire la democrazia in Italia. La responsabilità del fascismo non può essere lavata dalla Storia. A quel sangue si uniscono dolore e lacrime di quelle donne che dopo la deportazione protestarono per padri e mariti che non tornarono più. Di testimoni diretti a Empoli non ne abbiamo più, di quei 530 che oggi omaggiamo, ma hanno un posto speciale nella mia coscienza e nella vita di questa città. Nella mia testa sento ancora le parole di coloro che ho conosciuto come quelle di Rolando Fontanelli che cinque anni fa disse, proprio quì: “Si doveva fare e si è fatto”. E aggiungo. Serve più fiducia in questa generazione che stamattina ci ha commosso, continuiamo a credere nel lavoro di coscienza, investiamo per stare insieme e meno giudizi. Più attivismo e interesse e generosità che ci caratterizzano e che affonda nel ricordo di questa Storia. Non permetteremo che questo ricordo venga calpestato, sosteniamo le famiglie che chiedono i risarcimenti, doverosi, non sottoponiamole a ulteriore umiliazione. Queste storie vanno trattate con rispetto e vanno riconosciute. Queste persone hanno scelto il sacrificio per un bene che non era il loro, visto che Empoli era stata già liberata. Hanno scelto il bene dell'Italia ancora sotto la morsa degli invasori e dei repubblichini. Dopo 20 anni di regime fascista avrebbero potuto dire basta e invece hanno scelto di concludere l'impresa assieme a molti altri. Il nostro omaggio è doveroso, sperando di non dover ripetere gesti del genere nonostante i venti di guerra e di intolleranza che soffiano sempre più vicini all'Europa. Coltiviamo questi raggi di sole. Viva la Toscana antifascista. Viva Empoli”.
Prima che i relatori prendessero parola con i loro interventi, c’è stato il saluto commosso del delegato dal presidente dell’Associazione Nazionale Combattenti della Guerra di Liberazione inquadrati nei Reparti Regolari delle Forze Armate, Ugo Barlozzetti, come rappresentanza di ciò che legò i volontari alle forze armate regolari.
Dopo la cerimonia è proseguita con i vari interventi dei relatori.
“La storia di questo Paese e dell'Europa tutta non è fatta solo di date ed eventi, ma è una guida necessaria per comprendere il significato delle nostre azioni e responsabilità - ha spiegato nel suo intervento Vania Bagni, presidente provinciale Anpi Firenze -. I volontari che oggi ricordiamo dopo 80 anni, fanno parte della generazione impegnata a non soccombere di fronte alla violenza; sono coloro che fecero dell'esperienza resistenziale la lotta universale contro l’oppressione, sono un esempio di solidarietà e di impegno per i diritti umani per tutte le comunità. L'esperienza della Resistenza, inclusa la partecipazione dei volontari di Empoli e di altre città italiane, ha lasciato un'eredità profonda e multiforme che continua a influenzare l'Italia contemporanea; ce lo raccontano le tante esperienze nei contesti moderni dove il concetto di Resistenza viene utilizzato per indicare la necessità di opporsi a derive autoritarie e violazioni dei diritti umani. Coltivare una memoria attiva è indispensabile perchè rafforza il senso di appartenenza e responsabilità verso la comunità, rende più resilienti di fronte a sfide che minacciano diritti e libertà. La loro storia è un esempio di solidarietà e impegno per i diritti umani che ci chiama a non voltarsi dall'altra parte, ma ad un impegno quotidiano e coerente con i principi costituzionali e con la Carta dei diritti fondamentali dell'Unione Europea per contrastare il nazionalismo che pone al centro l'interesse e la sovranità della nazione, promuovendo un forte senso di identità nazionale, portando con sé marginalizzazione di minoranze etniche, religiose o culturali. Viva la Resistenza. Viva l’antifascismo”.
Lo storico Carmelo Albanese ha ripercorso il ruolo dell’arruolamento volontario con riferimenti anche alla sua ricerca storica che ha svolto sul tema. “Il contributo dell’Empolese Valdelsa all’arruolamento volontario nel Regio esercito per affiancare gli alleati nella fase finale della “campagna d’Italia” è estremamente significativo – ha affermato lo storico -. Dei circa 2.000 partenti della provincia di Firenze, oltre 600 provengono da quest’area, da cui muovono due scaglioni nel febbraio 1945: il primo, il 3, da Castelfiorentino, composto da 118 volontari; il secondo, dieci giorni più tardi, il 13, da Empoli, formato da oltre 500 volontari di cui 264 empolesi (gli altri provengono da Certaldo, Vinci, San Miniato, Cerreto Guidi, Fucecchio, Limite, Montelupo e Santa Croce sull’Arno). Dalla lunga ricerca storica che ho svolto su questa vicenda (Volontari della libertà. L’arruolamento nei Gruppi di combattimento a Empoli e in Valdelsa (1944-1945), in corso di stampa per la casa editrice Mondadori-Le Monnier), emerge chiaramente come in questi volontari vi sia piena consapevolezza degli obiettivi della scelta: non si può restare fermi a crogiolarsi del fatto che la propria città sia stata liberata poiché tale “conquista” si rivelerà vana se dall’intero Paese non sarà cacciato l’invasore tedesco. Non a caso diversi di loro sono minorenni, e riescono a partire per la “complicità” dei comandanti che conoscono o percepiscono la loro voglia di riscatto”.
“Sono molto emozionato e lo sentirete. Nel mio percorso c’è tanto ancora da fare e da difendere. Questa non è la mia storia ma dei nostri fratelli - ha raccontato con pathos Adelmo Cervi, figlio di Verina Castagnetti e Aldo, terzogenito dei sette fratelli Cervi fucilati dai fascisti al poligono di tiro di Reggio Emilia il 28 dicembre del 1943 -. Sono figlio di colui che mangiarono in un sol boccone, come tutto il resto della famiglia. Un mito, dicono, ma io di questo mito sarei anche stanco. Mio padre andò in lotta contro chi aveva creato il fascismo e lo aveva portato al potere. Lottarono contro il capitalismo. La storia va ricordata con chi ha perso la vita per noi, per una società più giusta, per una Costituzione che di fatto non è stata applicata integralmente. Dobbiamo unire le nostre idee per rispettare coloro e sono tanti che non ci sono più. I Cervi non erano eroi ma furono combattenti”.
Le conclusioni sono state affidate al consigliere regionale Enrico Sostegni: “Una cerimonia davvero importante che ci ha ricordato un fatto avvenuto ottant’anni fa. Riportare oltre 500 giovani alla nostra Memoria perché protagonisti di una scelta straordinaria. Quando conobbi Rolando Fontanelli la sua risposta alla mia domanda ‘perché’, era sempre quella: per noi, Enrico era normale partire. Il loro segno è un monito che ha permesso a questo paese di essere un paese che riconquistava quella dignità, quel futuro, quella libertà. Dobbiamo investire a partire dalla Regione Toscana sulla Memoria, sul ricordo. Tutti insieme dobbiamo fare un grande sforzo proprio per i nostri giovani. Noi dobbiamo trasmettere quei valori perché i fatti non si devono allontanare, non devono sfumare. La Resistenza era fatta da persone completamente diverse ma c’era un filo rosso che le univa per un bene collettivo di tutti. Nella Costituzione si parla di diritti, quei diritti che devono essere riconosciuti da tutti ed è importante non perdere il senso di comunità e di umanità e i giovani questa mattina ce lo hanno cantato, forte”.
Anche il presidente della Regione Toscana, Eugenio Giani, non presente fisicamente alla cerimonia per impegni assunti in precedenza, ha inviato un suo messaggio: “Oggi ricordiamo la generosità di molti abitanti dell’empolese che sono voluti partire per partecipare alla guerra di liberazione. Il loro è stato un gesto di grande generosità, visto che quando sono partiti questi territori erano già stati liberati e non si trovavano più sotto il gioco nazifascista. La loro azione è stata quindi doppiamente meritoria, per la generosità e l'altruismo verso altri italiani e per aver contribuito, con la guerra di liberazione e la Resistenza, a gettare le basi per la rinascita democratica dell’Italia e per l’affermarsi della Repubblica prima e poi l’approvazione della sua Carta costituzionale. Con questa quinquennale cerimonia a carattere regionale intendiamo quindi rendere omaggio e ringraziare ciascuno dei 530 empolesi che partirono per contribuire a sconfiggere le dittature e a liberare l’Italia, ma anche, e uno per uno, tutti i partigiani che parteciparono alla guerra di liberazione e, tra loro, i quasi 42.500 toscani. Il nostro grazie, a ottanta anni di distanza, risuona ancora oggi alto e forte, segno della nostra eterna riconoscenza, ammirazione e gratitudine”.
Nella pienezza di quel ricordo inciso nelle pagine di Storia di questa città e di quanto debba essere un’azione da compiere ogni giorno, la cerimonia è proseguita con la formazione del corteo commemorativo che lasciando il palazzo delle Esposizioni, ha toccato luoghi della Memoria disseminati in città: largo Gino Ragionieri (lì il sindaco ha deposto una rosa rossa), piazza della Vittoria, piazza XXIV Luglio e piazza del Popolo, dove invece, ha deposto le corone di alloro e dove sono stati resi tutti gli onori ai Volontari della Libertà.
Nell’ultima ‘stazione’, Piazza del Popolo, sono intervenuti il consigliere comunale Raffaele Donati con delega alla Cultura della Memoria e Roberto Franchini, presidente dell’ANPI Empoli.
“Questo anniversario così importante ci riporta indietro al febbraio del 1945 - ha sottolineato Donati -, quando, dopo anni di guerra, di distruzione di sofferenza e di perdite nelle proprie famiglie, più di 500 giovani decisero di partire da questa piazza per liberare le parti dell'Italia che ancora erano sotto l'occupazione nazifascista. Empoli era già stata liberata nel settembre del 1944, così come molte altre città vicine, ma i volontari che partirono lo fecero proprio per permettere che in tutto il paese si affermassero ivalori di libertà e di pace che avevano finalmente ottenuto. È l'insegnamento più importante che a distanza di così tanto tempo abbiamo il dovere di coltivare ogni giorno. Noi che viviamo in pace dobbiamo adoperarci affinché tutto il mondo lo possa finalmente essere”.
“Attraversiamo un periodo della nostra storia molto particolare e confuso – ha concluso Franchini -. Proprio per questo, partecipare ad una giornata come quella di oggi per noi è ancora più importante. Molti di quegli empolesi che in una mattina di 80 anni fa sono partiti da Piazza del Popolo per dare una mano a liberare il Nord Italia ancora occupato dai nazifascisti, sono coloro che negli anni hanno poi continuato a raccontare la Resistenza ai più giovani e proprio a noi hanno lasciato le chiavi dell'associazione. È per questi motivi che siamo qui a ricordare chi si è messo dalla parte giusta della storia senza compromessi”.
La mattinata si è conclusa con il pranzo riservato alla Casa del Popolo di Pozzale.
17/02/2025 10.54
Comune di Empoli