Login

MET



Controlli voce Chiudi controlli
: Volume:  1 Velocità  1 Tono:  1
Comune di Empoli
Per i deportati empolesi, la cerimonia 81 anni dopo. Mantellassi: "Diamo ancora dignità a quei nomi per un futuro di pace"
Era presente il sindaco di Sankt Georgen an der Gusen, cittadina austriaca gemellata dove era presente un sottocampo di Mauthausen


La trama della memoria continua a essere tessuta, filo dopo filo, 81 anni dopo quel tragico 8 marzo 1944, il giorno in cui 55 cittadini e lavoratori empolesi furono deportati nei campi di sterminio. Un'azione arbitraria voluta dalle forze nazifasciste, che portò a 117 deportazioni tra Empoli e i comuni limitrofi. Mauthausen e i sottocampi di Gusen, Ebensee e il castello di Hartheim furono luogo di prigionia e in molti casi di morte.

Quest'oggi la commemorazione di quei fatti si è tenuta a Empoli. La messa officiata alla chiesa della Madonna del Pozzo di piazza della Vittoria è stata la prima tappa. Il corteo, formato dalle istituzioni civili e militari, dalle associazioni con i loro gonfaloni e le loro bandiere, e da singoli cittadini, si è poi fermato al Monumento alla ex ciminiera della Vetreria Taddei, fra via Fratelli Rosselli e largo 8 marzo 1944. Tra i tanti era presente anche Franco Castellani, presidente onorario dell'Aned del circondario, figlio di Carlo, calciatore dell'Empoli che trovò la morte a Mauthausen, a cui è intitolato lo stadio cittadino.

GLI INTERVENTI - A cominciare è stato il consigliere delegato alla Cultura della Memoria del Comune di Empoli, Raffaele Donati: "Quest'anno l'anniversario dell'8 Marzo cade in un momento di grande preoccupazione per l'Europa e per il mondo intero. E con la mente ritorniamo a quell'8 marzo del 1944, più di ottanta anni fa, quando 55 empolesi furono deportati nei campi di concentramento nazifascisti dopo gli scioperi di inizio marzo, in cui si chiedeva la fine della guerra e migliori condizioni di vita. 55 persone strappate da un giorno all'altro dalle proprie case e dalle proprie famiglie, per la sola colpa di essere considerati oppositori al regime. Oggi abbiamo tutti gli strumenti per non commettere gli errori del passato, promuovendo una cultura attiva della Memoria che diventa costruzione continua della Pace tra popoli, con la speranza che la nostra Europa si configuri come protagonista di questo processo".

Ha proseguito Roberto Bagnoli, presidente Aned Empolese Valdelsa: "Come ogni anno celebriamo questo momento importante. Quest'anno ricorre l'81° anniversario dei grandi scioperi del '44 e quindi l'anniversario delle grandi deportazioni. Si ricordano cittadini deportati e uccisi. L'8 marzo può essere considerata la nostra Giornata della Memoria. Un momento fondamentale di trasmissione della memoria storica, in questo che è luogo simbolo. Siamo qui per ricordare, in maniera tangibile e solenne, una delle pagine più buie della nostra storia, nelle quali sono accadute atrocità inaudite. Vicende che ci hanno lasciato un patrimonio etico di enorme valore, che appartiene alle società civili, democratiche e antifasciste del nostro tempo e che abbiamo il dovere di conservare e trasmettere, soprattutto ai giovani. Oggi viviamo in una società diversa, migliore sicuramente, ed è difficile oggi capire tutto l’orrore, la fame, le violenze subite in passato. Per questo dobbiamo mantenere la memoria".

Come ospite della città è intervenuto anche Andreas Derntl, sindaco di Sankt Georgen an der Gusen, cittadina austriaca gemellata con Empoli dal 1997. A Gusen erano presenti alcuni dei campi in cui gli empolesi trovarono purtroppo la morte. "Porgo un saluto alle autorità e all'associazione Aned - ha affermato Derntl - e porgo il cordoglio per la comunità empolese. La nostra città esprime profondo dolore e tristezza per le vittime del regime nazionalsocialista. Sta a noi mantenere la memoria contro i pericolosi sviluppi del nostro tempo. Anche in Europa i partiti populisti soffiano venti di intolleranza. Sta a noi alzare la voce per un'Europa democratica e pacifica, sta alle giovani generazioni la responsabilità dell'eredità del passato su cui plasmare il futuro".

A concludere è stato il sindaco di Empoli Alessio Mantellassi: "Ringrazio tutti i presenti, in modo particolare l'Aned per il percorso dei viaggi della memoria e il lavoro nelle scuole. Siamo quasi a trent'anni dal gemellaggio con Sankt Georgen an der Gusen, nato nel 1997 e che rinnoveremo. Un gemellaggio voluto dalla città e dall'Aned, che al tempo per alcune persone fu un ricordo dolorosissimo. Per alcuni, testimoni delle deportazioni e familiari, sembrava impossibile costruire un cammino insieme. Il messaggio del gemellaggio si basava sul superamento delle divisioni. Abbiamo entrambi compiuto errori, anche l'Italia fu vittima e carnefice, ma superiamo gli errori del passato senza dimenticarli. Ricordiamo che l'Italia fu corresponsabile con i fascisti italiani ed empolesi a stilare le liste degli operai deportati, non ci laviamo la coscienza dietro la formula 'è colpa degli altri'".

"Il 16 maggio 1945, 10 giorni dopo la liberazione del campo di concentramento, si tenne una grande manifestazione da cui nacque il Giuramento di Mauthausen, dove si disse che il più grande monumento ai caduti per la libertà era la solidarietà nazionale. Avevano ragione, non sempre siamo all'altezza di quel giuramento. Per stare insieme non bisogna essere tutti uguali, la deportazione fu aggressione delle minoranze. Quella di Empoli dell'8 marzo 1944 fu deportazione politica, e sappiamo che odiare le diversità ci ha portato a questo. Oggi l'Unione Europea è formata da tante cose diverse, unite da valori di libertà e democrazia. Dovremo avere la forza di difendere la nostra casa europea da chi dentro e fuori la vuole distruggere. La consapevolezza di sentirsi europei parte dai giovani che vivono l'Europa con gli Erasmus e viaggi della memoria, quando la mescolanza è occasione di fare davvero comunità europea. Sulle macerie del passato si può costruire una cosa nuova. Se siamo ancora qui diamo ancora dignità a quei nomi per un futuro di pace. Viva la solidarietà internazionale".

Le commemorazioni non finiscono qui. Nel pomeriggio, alle 16, sarà inaugurata la mostra intitolata “Forced to work- Willing to survive”, alla Casa della Memoria (via Livornese, 42), visitabile dall’11 al 31 marzo 2025, nei giorni lunedì e mercoledì, dalle 16 alle 19. Il tema della mostra riguarda il lavoro forzato nel passato e nel presente, con esempi dall’Austria, dall’Italia e dalla Polonia.

09/03/2025 9.35
Comune di Empoli


 
 


Met -Vai al contenuto