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Legautonomie Toscana
LA LEGA DELLE AUTONOMIE LOCALI E LA SCUOLA
Documento dell'associazione degli enti locali in difesa della scuola pubblica
Il logo di Legautonomie
1. Perché la Lega delle Autonomie difende la scuola pubblica.

La scuola pubblica nel nostro Paese presenta, da tempo, arretratezze molto gravi e talvolta dispersioni di risorse che devono essere superate con una decisa e accorta politica riformatrice e con un governo del sistema coordinato e integrato così come previsto dal Titolo V della Costituzione seguendo un percorso che, peraltro, era stato già ipotizzato nel Quaderno Bianco del 2007e nella legge Finanziaria del 2008.
Tra le molte emergenze vere, ingigantite o presunte, s'inserisce, dunque, anche quella che descrive la scuola quale istituzione in stato comatoso, ormai allo stato fallimentare, che dilapida risorse pubbliche, e che deve essere, di conseguenza, fortemente ridimensionata nel più breve tempo possibile.
Si tratta di un’operazione strategica già tentata nel passato, e rilanciata oggi con rinnovato vigore, a cui le autonomie locali si sono opposte e si oppongono fermamente. Si sta tentando, infatti, un affondo decisivo contro la scuola della Repubblica. Si tenta di abbattere uno dei principi fondamentali della Costituzione, peraltro riconfermato nella legge di parità, quello che assegna alla Repubblica il compito di istituire scuole statali di ogni ordine e grado.

2. La manovra economica estiva.

L’articolo 64 del decreto legge n. 112 del 25 Giugno 2008 (legge 133/08) che, nell’ambito della cosiddetta finanziaria estiva di Tremonti, si è posto, pur proponendolo surrettiziamente quale avvio di riforma, l’ unico obiettivo di incrementare il rapporto tra il numero degli studenti e quello degli insegnanti dall’ 8,94, del 2008-2009, al 9,94 da conseguirsi nel 2011-2012. A conti fatti si tratta di una riduzione di 87.341 posti di docenza e di 44.500 per il personale ATA.

3. Il vasto movimento di protesta.

L’annuncio di quello che avrebbero dovuto stabilire i futuri Regolamenti di attuazione delle norme finanziarie ha suscitato per molti mesi, nel nostro Paese, un vasto movimento di protesta che ha unito insegnanti, dirigenti e personale amministrativo delle scuole di ogni ordine e grado agli studenti, alle famiglie e a numerosissimi enti locali. Mai una protesta sulla scuola è stata , ed è tuttora, così vasta e corale. Ciò nonostante i provvedimenti sono giunti alla loro formulazione definitiva ed alla loro proterva esecutività, aggravando se è possibile le stesse previsioni contenute nella legge, pur nell’assenza di alcuni presupposti essenziali per la loro effettività.






4. Gli effetti dei Regolamenti

I Regolamenti approvati il 27 febbraio 2009 dal Consiglio dei ministri contengono, infatti, soluzioni che qualora dovessero divenire operative, produrrebbero effetti devastanti in primo luogo sulla scuola dell’infanzia e su quella primaria.
Alterano profondamente il funzionamento della scuola dell’infanzia, introducendo un anticipo generalizzato delle iscrizioni a due anni e mezzo, modificandone la natura e le modalità di funzionamento a partire dall’orario a tempo pieno. Introducono in maniera generalizzata nella scuola primaria l’orario di 24 ore settimanali eliminando l’attuale organizzazione didattica fondata su un orario di 30 ore affidata ad una pluralità di insegnanti.
Cambieranno i docenti in quasi tutte le classi della scuola primaria!
Mai nella scuola italiana si era operato in maniera tanto devastante senza un’opportuna gradualità e convinta concertazione per affrontare al meglio le conseguenze di una così gravemente alterata organizzazione scolastica con comprensibili conseguenze anche su quella delle innumerevoli famiglie interessate e coinvolte.

5. Il contenzioso e la discutibile delegificazione.

Tuttavia anche le procedure adottate dal Governo per giungere a queste preoccupanti conclusioni appaiono caratterizzate da anomalie che ne pongono in serio dubbio la correttezza e la legittimità. I Regolamenti di delegificazione avrebbero dovuto operare esclusivamente secondo i criteri e entro gli ambiti indicati nelle leggi che li hanno previsti, nel caso in questione la legge 133/08 , art. 64 e la legge 169/08, art. 4. Analoga coerenza avrebbe dovuto essere garantita tra le indicazioni di un apposito, preventivo “Piano di razionalizzazione”, da sottoporsi all’esame ed al parere parlamentare, e i successivi regolamenti. Non a caso, infatti, l’articolo 64, comma 4, della legge 133/08 prescrive che i regolamenti siano “adottati in modo da assicurare comunque la puntuale attuazione del Piano”. Così non è stato e la puntuale e ricca documentazione posta a disposizione di tutti gli interessati sul sito della Lega delle autonomie lo dimostra con estrema chiarezza, ponendo in luce anche tutti i motivi che giustificano i dubbi di legittimità di cui si è detto prima.

6. Il ruolo della Lega delle autonomie locali

In questo contesto e per questa ragione, la Lega delle autonomie locali ritiene di non poter essere soltanto spettatrice di un’azione di governo centrale che coinvolge direttamente le responsabilità e le prerogative regionali, provinciali e comunali, intervenendo, peraltro in maniera e in misura irrazionale, sulle loro capacità di proposta e di governo in un settore determinante e delicato per il loro sviluppo economico e sociale, per quello dei loro più giovani cittadini e, in definitiva, dell’intera nazione. Proprio questa evidente considerazione avrebbe dovuto consigliare, anche prescindendo dal dato normativo che lo presuppone e richiede necessario, il rispetto, se non l’esaltazione, di quei principi della sussidiarietà e dell’armonica collaborazione tra tutti gli attori istituzionali, di cui invece finora non si è avvertita alcuna concreta sensibilità. Lacuna tanto più sorprendente e censurabile in una fase storica, istituzionale e politica che tanto fa leva sul federalismo anche e soprattutto come risposta razionale, anche sotto il profilo economico e organizzativo, alle endemiche incapacità riformatrici del nostro Paese. Per questo La Lega, confermando il proprio ruolo e la propria missione, si considera e si propone attivamente al fianco di tutti gli enti locali, che intendano condividere queste rivendicazioni per riaffermare i valori di una scuola pubblica che si vuole riorganizzare per difenderne il ruolo e la capacità educativa e di promozione sociale e per svilupparne le potenzialità, rifiutando con decisione e ogni ipotesi alternativa di privatizzazione più o meno surrettizia.

La collaborazione e il servizio che la Lega delle autonomie si propone di offrire ai propri associati e, più in generale a tutta la platea dei soggetti interessati a questa vicenda, si articolerà assicurando:

• una puntuale, completa e continua opera di informazione che, a partire dai documenti e dalle notizie pubblicate nel suo sito Web consentirà una cognizione esauriente e immediata delle evenienze che si preannunciano per la scuola per il prossimo triennio e per tutti gli anni futuri;
• consulenza giuridica e eventuale patrocinio giurisdizionale per sostenere e accompagnare l’iniziativa di quanti, comuni, province o utenti della scuola, riterranno opportuno contestare la legittimità degli atti amministrativi posti in essere dal Ministero;
• promozione, coordinamento e sintesi delle proposte operative che scaturiranno da un prossimo convegno, programmato prima della pausa estiva, per definire soluzioni che, ferme restando le esigenze di razionalizzazione del sistema scolastico nazionale, siano in grado di offrire risposte alternative credibili e più efficaci in virtù della capacità di governo locale;
• iniziative parlamentari che diano risalto e concreta prospettiva politica alle proposte delle autonomie locali.

19/06/2009 18.55
Legautonomie Toscana


 
 


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