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AMBIENTE E SALUTE
Aspetti scientifici, etici e di comunicazione. Le politiche di promozione della partecipazione della Regione Toscana.
Comunicazione e partecipazione come aspetti essenziali per una efficace gestione dei problemi ambientali
In occasione della presentazione del libro “Ambiente e salute: una relazione a rischio” di Fiorella Battaglia, Fabrizio Bianchi, Liliana Cori (Ed. Il Pensiero Scientifico, 2009), l’8 luglio si è svolto a Firenze l’incontro Ambiente e salute: aspetti scientifici, etici e di comunicazione, organizzato da SIASS – Scuola internazionale ambiente salute e sviluppo sostenibile -, ARPAT e Regione Toscana.

Alla presenza di F. Bianchi, L. Cori, R. Lewanski (autorità per la partecipazione della Regione Toscana), S. Cantoni (direttore generale ARPA Toscana), F. Carnevale (Dip. di Prevenzione, Azienda sanitaria di Firenze), M. Pierattelli (Ass. Medici per l’ambiente, ISDE di Firenze), R. Romizi (Coordinatore SIASS), A. Seniori Costantini (Dir. UO epidemiologia occupazionale e ambientale, ISPO Toscana), la giornata è iniziata con il ricordo dell’epidemiologa Eva Buiatti, recentemente scomparsa, che ha dato un grande contributo all’argomento discusso. Il Prof. Marcello Buiatti ha ricordato la sorella con tanta commozione, ma anche con il conforto di parlare a persone che da tempo lavoravano con lei e che si sono impegnate a portare avanti la sua ricerca e il suo messaggio.

Il libro, che descrive come concetto base il principio di precauzione, affronta il ruolo delle amministrazioni nella prevenzione e afferma che, insieme alla responsabilità dei singoli, la politica deve procedere insieme alla scienza per ottenere una visione globale dei problemi e per poter dare risposte ai cittadini (usando strumenti come la VIS, valutazione di impatto sulla salute).

Per poter trattare l’emergenza ambientale (sempre più sinonimo di emergenza sociale), gli autori fanno loro le teorie che propongono la ricerca di altri indicatori, oltre il PIL, basati sui concetti di salute, ambiente, socialità.

Alla base di questo si colloca certamente la partecipazione intesa come governance (scelte di governo) e accountability (dovere di rendicontare).

L’epidemiologia, disciplina che studia gli effetti dell’esposizione sui rischi per la salute, ha un legame con la partecipazione poiché mette al centro non solo chi viene osservato ma anche l’osservatore che compie una scelta sul tipo di ricerca da svolgere.

Ecco che l’etica ha qui un ruolo importante che poi dovrà seguire nella comunicazione dei risultati, nella scelta del linguaggio da utilizzare e nelle modalità di veicolare le informazioni.



La legge regionale 69/07 sulla partecipazione: la sfida della democrazia deliberativa

Il Prof. Lewanski, invitato per presentare la legge regionale sulla partecipazione, la n. 69 del 2007, ha iniziato il suo intervento parlando della teoria di democrazia deliberativa, già esposta negli anni ’20 dagli americani J. Dewey e M. Follet e ripresa poi, negli anni ’60, da J. Habermas, M. Buber, J. Elster e altri.

La democrazia deliberativa, che pone la partecipazione come base per l’efficienza e l’efficacia della democrazia, promuove:

· virtù civiche (i cittadini sono informati e attivi);

· virtù di governo (le decisioni prese risultano più stabili);

· virtù cognitive (le soluzioni sono più innovative e ragionate).

Le decisioni, se imposte o prese cercando il consenso solo apparentemente (cioè informando di ciò che è già stato messo in atto), non risultano stabili e forti.

La partecipazione, invece, può avere un consistente impatto sulle decisioni pubbliche ma serve un processo a gradini (rappresentato in figura 1).

La legge 69/07, che rappresenta un importante strumento innovativo della Regione Toscana e che la pone in una posizione di eccellenza rispetto alla scena internazionale, è sperimentale (infatti il 31/12/2012 scadrà e il Consiglio avvierà una riflessione sulla base dei risultati ottenuti e deciderà se rinnovarla o meno).

Contiene due processi:

· il dibattito pubblico su grandi temi;

· la partecipazione locale promossa da amministrazioni, cittadini, scuole, imprese.

Sonia Cantoni, Direttore generale ARPAT, a conclusione, sottolinea l’importanza di far arrivare l’informazione ai cittadini; non basta avere le conoscenze scientifiche (che oggi sono anche molte per garantire l’adeguata precauzione, ma l’osservazione dei fenomeni, studi e ricerche devono continuare), ma si deve attivare una comunicazione capillare e coordinata, di cui si devono fare carico le istituzioni, i soggetti tecnico-scientifici, ma anche i medici di famiglia. Occorre quindi una strategia da condividere, per la gestione e la comunicazione del rischio per la salute da fattori ambientali, dove la formazione e l’aggiornamento continuo degli operatori (ambientali e sanitari) devono trovare spazio e risorse adeguate.

30/07/2009 12.59
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